Prendetevi un’oretta di tempo, mettetevi comodi, come se di colpo il Tardis di Doctor Who vi riportasse nel periodo della vostra adolescenza, quando si stava in cameretta, la luce spenta e le persiane abbassate, lì tutto il pomeriggio a ascoltare musica come fosse un rito religioso e noi dei fedeli devoti. Ecco, fate finta che sia appena uscito l’ultimo lavoro dei Pink Floyd o dei Genesis, e dedicate un po’ del vostro tempo all’ascolto dell’album di cui stiamo per parlare, perché, fidatevi, ne vale davvero la pena.

È da poco uscito Nuova Gianturco, primo album solista dell’ex leader storico dei 24 Grana, Francesco Di Bella. Un album importante, che si iscrive sia nella scia della storia della band da cui Di Bella proviene, sia in quella più ampia della musica popolare partenopea, a fianco di opere importanti come quelle della Nuova Compagnia di Canto Popolare, di Eugenio Bennato, di certo Pino Daniele. Andiamo con ordine.

I 24 Grana sono stati un band nata nella metà degli anni Novanta e che ha preso parte a quella nouvelle vague di musica napoletana che ha avuto in nomi come quelli degli Almamegretta e dei 99 Posse i propri rappresentati più noti. In realtà, sia messo agli atti, i 24 Grana sono stati una band immensa, probabilmente superiore ai nomi citati. Uno strano connubio di musica pop, post-punk, rock, dub, cantautorale, sorretta dall’incredibile voce e penna proprio di Francesco Di Bella, in grado di creare un’empatia rara con l’ascoltatore, di farsi portatore sano di quel sentire malinconico e solare tipico dell’immaginario napoletano, o quantomeno tipico dell’immaginario napoletano per chi di Napoli non è. Una band immensa passata, purtroppo, un po’ sottotraccia, finita troppo presto nel dimenticatoio.

Ora, sia lodato nostro Signore, Francesco Di Bella torna da solista, e lo fa con un album importante, di quelli che meritano un ascolto attento, di entrare con cura nei nostri stereo, dove con ogni probabilità rimarrà a lungo. Prodotto da Daniele Sinigallia, un nome una garanzia, Nuova Gianturco presenta una manciata di canzoni che giocano con gli stilemi della canzone che Di Bella ha già avuto modo di sperimentare con i 24 Grana, anche se è l’anima cantautorale che stavolta ha la meglio. Non fosse, appunto, per una capacità di scrittura matura e poliedrica, in grado di spostarsi dal folk a pop più squisitamente internazionale, con venature dub, etno-world e per certi versi anche rock, verrebbe da pensare a un lavoro tradizionale, di quelli ripescati nei cassetti di un Carlo D’Angiò o di un Beppe Barra.

Invece si tratta di un racconto in musica fatto da un cantautore contemporaneo, uomo dei nostri giorni che racconta storie dei nostri giorni con una lingua dei nostri giorni. Storie dei margini, come il quartiere di Napoli che regala il titolo al tutto, come quella cantata in Aziz, dove il primo ospite importante di questo lavoro arriva a far visita a Di Bella, O’ Zulu e i suoi 99 Posse. Ecco, gli ospiti, come da tradizione hip-hop, filosofia mai entrata direttamente nel dna dei 24 Grana ma sicuramente respirata da Di Bella nel corso della sua ultraventennale carriera, gli ospiti hanno un ruolo importante proprio per determinare il codice genetico di questo lavoro, per indicare a tutti una mappatura dentro la quale ascrivere questo lavoro e al tempo stesso indicare parentele artistiche strette.

Quindi i 99 Posse, in una canzone che è quanto di più vicino allo spirito degli anni 90 presente in questo lavoro. E poi Neffa e la sua voce antica, qui più antica che mai, al suo fianco di Progetto. E poi Dario Sansone dei Foja e Gnut in Brigante se more, cover del classico firmato da D’Angiò e Eugenio Bennato, vero e proprio manifesto e dichiarazione d’intenti posto quasi in chiusura di lavoro, subito prima della conclusiva Guardate fora, acustica, minimale, definitiva.

Anticipato dalla malinconica Tre numerielle, piccolo gioiello, Nuova Gianturco è un lavoro che ci regala nuovamente un protagonista della musica alternative italiana, una figura che aveva già anticipato il suo ritorno in scena con Francesco Di Bella & Ballads Cafè, dove riproponeva il materiale della band. La speranza è che si tratti, appunto, di un vero ritorno, primo capitolo di una nuova storia. Anche gli anni dieci hanno bisogno della sua voce malinconica, della sua penna affilata e della sua capacità di emozionare attraverso canzoni moderne e antiche al tempo stesso.

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