L'indagato al giudice: "I contanti trovati nel controsoffitto e quelli in Austria sono frutto del mio lavoro e di quello della società Atena e avevo intenzione di pagare le tasse"
Dopo l’interrogatorio di ieri Fabrizio Corona, attraverso i suoi legali, gli avvocati Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra, ha chiesto la scarcerazione al gip di Milano Paolo Guidi che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare che lunedì scorso ha fatto tornare l’ex re dei paparazzi a San Vittore con l’accusa di intestazione fittizia di beni. Secondo la difesa, infatti, nell’interrogatorio di ieri l’indagato ha ammesso i “compensi in nero” per le serate nei locali e ha parlato di due conti in Austria e, dunque, non sussistono più le esigenze cautelari. “I contanti trovati nel controsoffitto (oltre 1,7 milioni di euro, ndr) e quelli in Austria (900mila euro secondo Corona, ndr) sono frutto del mio lavoro e di quello della società Atena e avevo intenzione di pagare le tasse”, ha spiegato, in sostanza, l’ex agente fotografico al gip. Per la difesa sarebbe ancora in tempo per versare le imposte e non rischiare l’accusa di evasione. L’istanza di scarcerazione è stata depositata al gip anche da Francesca Persi, la collaboratrice arrestata.
I difensori di Corona, tra l’altro, all’inizio della prossima settimana dovrebbero depositare anche una richiesta di revoca della misura cautelare al Tribunale del Riesame di Milano. Per l’accusa tutto quel denaro (quasi tre milioni di euro, tra i contanti nascosti nel controsoffitto e quelli in Austria) Corona non poteva averlo, perché era in regime di affidamento e risultava formalmente solo un semplice collaboratore di Atena pagato con un fisso mensile. E proprio per eludere le “disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale”, secondo l’accusa, avrebbe usato Francesca Persi, anche lei arrestata, ‘come testa di legno’. Un’imputazione questa che la difesa contesta, segnalando poi che, anche se lo si volesse accusare di evasione fiscale (“i termini per versare l’Iva sono ancora aperti”, ha spiegato Chiesa), solitamente “non è un reato da custodia cautelare”.
Sull’altro versante quello del ricorso in Cassazione da parte gli inquirenti contro il riconoscimento della continuazione dei reati “la Procura di Milano sconfessa se stessa e si contraddice, perché ricorre contro un provvedimento del gip che aveva concesso esattamente quello che aveva chiesto la stessa Procura” dice il legale. Il gip Moccia, infatti, lo scorso 27 settembre, accogliendo la richiesta del pm Paola Biondolillo, aveva dato l’ok alla continuazione tra i reati e la decisione aveva avuto come effetto pratico il fatto che Corona potesse continuare a scontare il cumulo di pene residuo, poco più di 5 anni, in affidamento in prova ai servizi sociali. Poi, però, lunedì scorso è stato arrestato per intestazione fittizia di beni e nello stesso giorno il giudice di Sorveglianza Giovanna Di Rosa ha sospeso l’affidamento (l’udienza sulla revoca o meno è fissata per l’8 novembre). Ora la Procura chiede alla Cassazione di cancellare la continuazione tra i reati e l’avvocato Chiesa annuncia che solleverà la questione della “inammissibilità” dell’istanza, “perché ci vuole un interesse ad impugnare, mentre in questo caso lo stesso ufficio della Procura aveva già chiesto e ottenuto il riconoscimento della continuazione”. Ciò, ha aggiunto il legale, “è veramente incredibile e paradossale”.