“Non capisco perché non chiedono scusa, chiudendo questa storia che è comunque legata ad un peccato veniale. Dovrebbero semplicemente chiedere scusa invece di querelare”. Vincenzo Pintagro è il professore che ha raccontato ai microfoni delle Iene di essere stato testimone oculare della copiatura delle firme utilizzate per presentare le liste del Movimento 5 Stelle alle elezioni amministrative di Palermo nel 2012. Un’intervista quella di Pintagro che si somma ai moduli con le firme originali inviati da un anonimo alla Iena Filippo Roma, al vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e alla procura di Palermo.

Risultato? Di Maio dice di aver girato quel carteggio ai carabinieri, la procura del capoluogo siciliano ha riaperto le indagini per verificare eventuali irregolarità nella presentazione delle liste, mentre Beppe Grillo ha ringraziato la trasmissione di Mediaset con un post sul blog, invitando gli attivisti a fornire ogni informazione utile per capire di chi siano le responsabilità. Nel frattempo, però, i deputati Riccardo Nuti, Loredana Lupo, Claudia Mannino e Giampiero Trizzino hanno denunciato Pintagro per le sue affermazioni. “È probabile – dice il professore – che già in passato lo storico attivista Luigi Scarpello abbia parlato di questa storia delle firme false a Beppe Grillo, durante la cena con i cento migliori attivisti del Movimento. È probabile perché gli raccontò di tutti i problemi del meetup palermitano. Ma ovviamente Grillo non avrà considerato la questione, di difficile comprensione. E poi all’epoca si fidava ciecamente di Riccardo Nuti”.

E’ proprio contro l’ex capogruppo alla Camera che il professore palermitano continua a concentrare le sue accuse: “Sapeva senza dubbio della storia delle firme, c’è lui al vertice del meetup a Palermo”. Fino ad oggi Nuti, candidato sindaco nel 2012 – quando aveva utilizzato lo pseudonimo “detto Grillo” per provare a superare senza successo la soglia di sbarramento – non ha mai replicato a Pintagro, annunciando l’intenzione di querelare il professore palermitano. Intanto sulla vicenda interviene Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione e luogotenente siciliano di Matteo Renzi. “La vicenda delle firme false del M5s alle amministrative del 2012 di Palermo si commenta da se. Questi puritani, ipotetici puritani, si stanno dimostrando invece non all’altezza, da un punto di vista amministrativo, e neppure per dare patenti morali a nessuno”, è l’affondo dell’esponente dem che poi esprime “massimo rispetto per la magistratura che deciderà come e se andare avanti”.

E in attesa di capire che piega prenderà l’inchiesta, Grillo ha assicurato “adeguati provvedimenti disciplinari” per eventuali colpevoli iscritti al Movimento. Rimangono intanto bloccate le comunarie, e cioè le elezioni online per scegliere il candidato sindaco di Palermo del Movimento 5 Stelle. Erano previste per la fine di settembre, in modo da lanciare il nome del concorrente di Leoluca Orlando dal palco del Foro Italico, che ha ospitato la festa nazionale dei grillini. Alla fine però sono state rinviate a data da destinarsi senza alcuna giustificazione ufficiale. Ed è per questo motivo che negli scorsi giorni parecchi attivisti palermitani – compresi molti dei 122 aspiranti candidati sindaco – si sono riuniti in città con l’intenzione di inviare una lettera direttamente a Beppe Grillo: due i punti fondamentali della missiva: chiedere al leader di fare chiarezza interna sulla vicenda delle firme false, ma soprattutto “non abbandonare Palermo”. Negli ultimi giorni, infatti, ha iniziato a circolare la voce che dipingeva il rinvio delle comunarie come il primo passo per ritirare definitivamente qualsiasi candidatura dei 5 Stelle alle amministrative di primavera. Ipotesi più volta smentita dai vertici del Movimento. Ieri a tornare sull’argomento è stato il deputato siciliano Trizzino assicurando che “la selezione dei candidati ci sarà e la nostra città avrà un candidato sindaco di M5s”. I 122 aspiranti che hanno inviato il curriculum nel frattempo aspettano.

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