Cultura

Nobel, due parole a Baricco sul premio a Dylan

Sono in treno. Ho messo adesso Visions Of Johanna, tratto da quella smisurata epifania artistica chiamata Blonde on Blonde. E ho avuto ulteriore conferma che Alessandro Baricco, e con lui gli esegeti dell’accademismo fighetto-polveroso-stizzito, sul Nobel a Bob Dylan ha detto una cazzata che bastava la metà.

Alessandro, ho letto ogni tuo libro e non apparterrò mai ai tuoi detrattori per professione. Sai scrivere e hai firmato bei libri. Soprattutto quando, oltre a specchiarti, avevi anche una passione reale. Chi ti odia non ti ha mai letto e si è comprensibilmente fermato alla tua antipatia, che coltivi da sempre con misteriosa civetteria. Quando parli di politica hai la lucidità di un Gennaro Migliore alla moda, ma chi se ne frega. Ognuno è libero di prendere le cantonate che vuole, o quelle che più gli convengono.

Ciò detto, e vale per quasi tutti (quindi prendila con filosofia), c’è più letteratura in quel pezzo – o in altri 117 brani di Dylan – che in tutte le tue pagine. Per una volta, e lasciatelo dire da un narciso come te, guarda oltre il tuo ombelico ferito e impara dalla reazione di Don DeLillo: “Dylan lo merita. È un grande artista e ha raccontato il suo tempo come pochi altri”. Game, set and match. E lo ha detto De Lillo, mica il primo Scanzi che passa. Con affetto.