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Quando il selfie cede il passo all’autoscatto: brutte notizie per l’evoluzione

Che differenza c'è tra le due attività principali dell'uomo negli anni Dieci del nuovo millennio? Uno lo si fa in presa diretta, l'altro dopo un breve countdown. Prima era Retrica, ma oggi è proprio una comune dotazione. . Quindi l'uomo ora si trova a piazzare lo smartphone da qualche parte, magari appoggiata su una mensola, per dare quell'inquadratura dall'alto, o su un lavandino, ha qualche secondo di tempo per fare le facce con la bocca a culo di gallina, e poi Ciak, arriva la foto. Se pensate a questa scena dall'alto, come se fossimo topi dentro una scatola da laboratorio, o i famosi cani di Pavlov, la faccenda assumerebbe contorni piuttosto imbarazzanti, forse addirittura agghiaccianti

Divertissement di Michele Monina

Torniamo dopo mesi a parlare di darwinismo e di evoluzione umana. In genere sono situazioni che si studiano ex post, perché si sviluppano in un lasso di tempo troppo lungo per poter essere osservate da scienziati in corso d’opera. Pensate a quando l’uomo ha assunto posizione eretta, modificando per sempre la sua postura e conseguentemente la sua struttura ossea, a partire dalla colonna vertebrale. Ecco, oggi questa evoluzione brucia le tappe. Non passa quasi anno che non avvenga un cambiamento definitivo, come se si perdessero le branchie, o ci sparisse la coda. L’ultimo cambiamento suggerisce come difficilmente si potrà tornare indietro. Il fatto è che se negli ultimi mesi eravamo diventati tutti sempre più indifferenti al selfie, che anzi è stato quasi relegato a cosa cheap, nemmeno più buona per i bimbiminkia, oggi sembra evidente che il futuro prossimo è dell’Homo Autoscattorum. Basta farsi un giro sui social per capirlo.

Cioè uno se ne sta lì, a casa sua. Controlla ossessivamente il proprio smartphone, per vedere se è arrivato un messaggio su Whatsapp, se qualcuno ha letto quel messaggio su Whatsapp, e soprattutto se è arrivato qualche Mi Piace sui propri canali social. In genere nulla di tutto questo è successo. Tabula rasa. Allora, scatta il momento autoscatto, laddove fino a ieri scattava il momento selfie. Piccole differenze, ma epocali. Come quando l’uomo ha iniziato a guidare la macchina, sviluppando quindi quella capacità di usare contemporaneamente i quattro arti in movimenti differenti che oggi ci sembra del tutto naturale. Quindi, se fino a ieri ci si metteva di fronte al nostro smartphone, assumendo pose innaturali al solo scopo di nascondere i difetti e evidenziare quelli che riteniamo i nostri punti di forza, che si tratti di muscoli, pettorali, tette o culi, consci che poi coi filtri avremmo potuto serenamente rimediare a quanto la natura e la fisica non rende possibile, oggi la faccenda si è fatta un filo più complicata, perché ci si fa gli autoscatti. Che non è il corrispettivo dei selfie, ma la sua evoluzione, appunto. Probabilmente influenzati da Gianni Morandi, che degli influencer è il Gran Mogol, gli uomini che lavorano agli smartphone hanno deciso che costringere l’umanità a quelle contorsioni, quelle pose innaturali, tutto al solo scopo di inquadrare tutto quel che c’è da inquadrare nella sghemba traiettoria possibile da una mano, era cosa iniqua, crudele. Per questo hanno optato per l’autoscatto, come in effetti Gianni Morandi ha sempre chiamato i selfie.

Che differenza c’è tra le due attività principali dell’uomo negli anni Dieci del nuovo millennio? Uno lo si fa in presa diretta, l’altro dopo un breve countdown. Prima era Retrica, ma oggi è proprio una comune dotazione. Quindi l’uomo ora si trova a piazzare lo smartphone da qualche parte, magari appoggiata su una mensola, per dare quell’inquadratura dall’alto, o su un lavandino, ha qualche secondo di tempo per ritirare la pancia, sporgere il petto in fuori, fare le facce con la bocca a culo di gallina, e poi Ciak, arriva la foto. Se pensate a questa scena dall’alto, come se fossimo topi dentro una scatola da laboratorio, o i famosi cani di Pavlov, la faccenda assumerebbe contorni piuttosto imbarazzanti, forse addirittura agghiaccianti. Anche perché fingere di essere in compagnia quando si è soli come un cane è una cosa che mette addosso una tristezza infinita. Ma credete forse che i primi Homo Erectus non abbiano fatto ridere quelli che ancora camminavano su quattro zampe? Si chiama evoluzione, non è faccenda da prendere alla leggera. Come abbiamo imparato a stare dieci ore al giorno seduti davanti a una scrivania impareremo a contare mentalmente fino a cinque e poi metterci nella posa definitiva per poter andare sui social e raccogliere consensi, un autoscatto dopo l’altro.

Chiaramente, mentre noi siam qui a dire Cinque, Quattro, Tre, Due, Uno Cheese loro, gli uomini che lavorano per costruire il prossimo smartphone, stanno già pensando al passo successivo, sempre studiando Gianni Morandi (sono le sue mani giganti ad aver convinto Apple e Samsung a fare i loro apparecchi più grossi, sappiatelo). Non rimane altro da fare che stare sul flusso e prepararci al prossimo passo, un piccolo passo per noi, un grande passo per l’umanità.

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