Perfetta nell’imitazione della Boschi, perfino con l’imbottitura lì ad incorniciare l’ormai leggendario (quanto la sua riforma) Lato B. Completa la mise ministeriale il decolletè rosso con tacco 12, tubino aderente, cosce accavallate in bella vista e sorriso svampito/angelico. Visto che Marco Travaglio da mesi chiede (invano) un confronto con la ministra non gli resta che portare in scena al teatro Augusteo di Napoli la sua sosia, Giorgia Salari, attrice strepitosa nello spettacolo/comizio/show “NO, tutte le bugie del Referenzum”. Oltre due ore di perfomance senza interruzioni, battute affilate come lame di coltello che il direttore de Il Fatto Quotidiano affonda nella riforma che lui definisce una supercazzola.
Ma lei la riforma che porta il suo nome l’ha scritta, letta e soprattutto capita?, chiede al clone Boschi. Poi prende un articolo a caso, l’articolo 70, redatto dai padri costituenti nel 1947: “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere“. E’ un articolo, semplice e chiaro, in tutto nove parole. Volete sapere come cambierà? Lo allego sotto per non sfinire i lettori.
Invece Travaglio lo snocciola sul palcoscenico: 438 parole lette tutto d’un fiato. “Meno male che alla 167esima parola c’è un punto e a capo, altrimenti rischio l’asfissia”, ironizza il comiziante Travaglio. Mentre il pubblico in una sala gremitissima con il sindaco De Magistris in prima fila (anche loro con il fiato sospeso davanti alla galoppata ininterrotta di commi e codicilli) si scioglie alla fine in un applauso liberatorio
Ecco il “No” di Travaglio parte anche da qui: dall’ostrogoto chiederebbe la traduzione della riforma, almeno, in un italiano comprensibile. Minacce da parte del triumvirato Renzi/Boschi/Verdini: se vince il “No”, non si avranno più riforme per altri 30 anni. E panzane: se vince il “Si” si crea un argine all’Isis ( pureeeee? si chiede Travaglio). “E difatti a Baghdad si stanno raccogliendo firme per il No. Grazie Baghdad”, scherza Travaglio.
Ultimi scenari apocalittici: se vince il “No”, oltre a “uccidere la democrazia” ( a dirlo sempre la Boschi), ci ciucciamo instabilità e in Europa nessuno ci filerebbe più. Mentre adesso l’Europa ha smesso di essere germanocentrica per farsi renzocentrica. Lo sapevate? Se vince il “No” Renzi e la Boschi perderanno la madre di tutte le battaglie (espressione cara al premier) si imboscheranno una volta per tutte? Se ne ritornano a casa? E’ una speranza, conclude Travaglio.
E Luce fu. Una propaggine della maratona modaiola milanese è arrivata fino a Bologna. Convocati bei nomi, fashonisti e artisti stilosi da Gaia Giorgietti, comunicatrice dal fiuto ineccepibile, alla Galleria Cavour per un Light Show. In scena un’installazione curata dal light designer Mario Nanni che ha “acceso” centinaia e centinaia di lampadine, sullo sfondo note di pianoforte e bollicine. Una cornice glam che più glamour non si può. Mentre il padrone di casa Filippo Sassoli de’ Bianchi tagliava il nastro sorretto, idealmente s’intende, dal ministro dell’ambiente Gianluca Galletti. I Sassoli stanno a Bologna come gli Agnelli stanno a Torino, dunque si comincia in stile Vestivamo alla marinara (libro memoir vergato da Susanna Agnelli). Il conte Sassoli ha ripercorso la storia della Galleria, nata proprio lì dove una volta sorgeva l’antico cortile del palazzo di famiglia “Dove – ha ricordato – insieme ai cugini giocavamo a pallone. Oggi si compete con Via Montenapoleone”. Poi la Guerra e il bombardamento del ‘44 che distrusse il palazzo. Ma la voglia di ripartire, il desiderio di ricostruzione li spinse a progettare con il celebre architetto milanese Guglielmo Ulrich quello che sarebbe poi diventato uno dei primi poli dei brand di lusso in Italia. Con un modello da seguire: le parigine Galeries Lafayette. Mais, oui.
P.S. Per chi avesse la pazienza (io non c’è l’ho avuta), ecco il testo rivisitato della nuova costituzione. Art. 70. – “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all’articolo 71, per le leggi che determinano l’ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea, per quella che determina i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l’ufficio di senatore di cui all’articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma.
Le stesse leggi, ciascuna con oggetto proprio, possono essere abrogate, modificate o derogate solo in forma espressa e da leggi approvate a norma del presente comma. Le altre leggi sono approvate dalla Camera dei deputati. Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all’esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata. L’esame del Senato della Repubblica per le leggi che danno attuazione all’articolo 117, quarto comma, è disposto nel termine di dieci giorni dalla data di trasmissione. Per i medesimi disegni di legge, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modificazioni proposte dal Senato della Repubblica a maggioranza assoluta dei suoi componenti, solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei propri componenti. I disegni di legge di cui all’articolo 81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica, che può deliberare proposte di modificazione entro quindici giorni dalla data della trasmissione. I Presidenti delle Camere decidono, d’intesa tra loro, le eventuali questioni di competenza, sollevate secondo le norme dei rispettivi regolamenti. Il Senato della Repubblica può, secondo quanto previsto dal proprio regolamento, svolgere attività conoscitive, nonché formulare osservazioni su atti o documenti all’esame della Camera dei deputati“.