La denuncia della dalla Slc Cgil: "La cosa più inquietante è che i titolari vantavano una commessa con Telecom Italia". Per il segretario Andrea Lumino "la lotta allo sfruttamento sarà rilanciata con maggiore rigore, per debellare questi fenomeni che nulla hanno a che fare con un paese civile"
Lavoravano in nero per 2,50 euro l’ora in un call center che “sembrava un garage”. La denuncia arriva dalla Slc Cgil di Taranto: “Si tratta dell’ennesima storia di nuova schiavitù”. Per il segretario generale, Andrea Lumino, “ancora più inquietante è che i titolari del call center, pur vantando una commessa con Telecom Italia, retribuivano i lavoratori con 2,50 euro per ogni ora. Ma non è tutto perché basterebbe osservare l’ingresso del luogo di lavoro per comprendere la realtà nella quale queste persone erano costrette a operare fino a sei ore al giorno: una saracinesca sulla pubblica strada”. E ancora: “Hanno il diritto di vedere riconosciuto quanto previsto dalla legge. La lotta allo sfruttamento sarà rilanciata con maggiore rigore, per debellare questi fenomeni che nulla hanno a che fare con un paese civile”, ha aggiunto Lumino. A partire da ottobre, scrive Repubblica, la Slc Cgil ha monitorato 134 call center e in 100 casi sono partiti gli esposti per condizioni di lavoro inique, dipendenti tenuti per mesi in prova o a nero, maltrattamenti e casi di mobbing. A marzo poi i sindacati dei call center avevano lanciato l’allarme sulle delocalizzazioni, le gare al massimo ribasso e la violazione della nuova legge sugli appalti oltre al rischio di 8mila licenziamenti.