di Enzo Marzo
Lo so che è come raccogliere il mare con un cucchiaino, ma noi di “Critica liberale” siamo tosti. Per questo aggiungo una seconda puntata contro la stragrande maggioranza della stampa italiana oramai divorata dal conformismo e dal servilismo. E ci gioco su. Vi ricorderete, spero, i titoloni a intera pagina delle maestrine accanirsi con la penna rossa e blu sui congiuntivi di Luigi Di Maio e sulle lacerazioni insanabili del M5S. Circa i dissidi (deprecabili, certo) dei grillini spererei davvero di leggere altrettanto indignate articolesse sui leggeri screzi che stanno polverizzando il Pd, ma lasciamo stare… torniamo ai congiuntivi.
Ed è un discorso serio perché davvero la civiltà di un paese si misura anche e soprattutto su quel tessuto connettivo che è la sua lingua. Peccato che nessuno abbia notato che alla caduta di stile di Di Maio (che come abbiamo detto nell’ultima puntata ha almeno la scusante di aver studiato ai tempi di Luigi Berlinguer e della Gelmini) ha corrisposto pochi giorni dopo il cardinale Camillo Ruini. Il Principe della Chiesa che, data la sua tarda età, ha studiato riforma Gentile imperante, non ha scuse, in un’intervista al Corriere della sera ha detto: «Negare a Piergiorgio Welby il funerale è stata una decisione sofferta, che ho preso perché ritenevo contraddittoria una scelta diversa. Su questo non ho cambiato parere. Ho comunque pregato parecchio perché il Signore lo accolga nella pienezza della vita», 23 settembre 2016.
Non infierisco sulla bimillenaria ipocrisia della Chiesa cattolica, di cui Ruini non è che un illustre epigono, e dispiace vederlo “sofferente” per dover negare i funerali religiosi a Welby e ci consola che la Chiesa si sia risparmiata in quegli stessi giorni una così intollerabile “sofferenza” assicurando una cerimonia funebre – officiata in pompa magna addirittura da un Vescovo – a Pinochet, famigerato assassino di massa. Infierisco invece sul quel mancato e doveroso “accogliesse”. I giornalisti, sempre così attenti alla lingua italiana, hanno graziato il Cardinale. Ma, si sa, in Italia la Chiesa cattolica non si sfiora.
Ugualmente non si tocca il trasformismo. E non senza qualche ragione. Se si dovessero fare le bucce alle girouettes italiche si dovrebbero consumare pagine e pagine e non si salverebbe quasi nessuno. Però c’è trasformismo e trasformismo. Cambiare idea è una virtù, ma solo se non si accompagna a prebende e poltrone. Perché i veri voltagabbana non sono coloro che mutano parere bensì coloro che per tutta la loro vita sono coerentissimi servi del potere. Certo, se il potere passa in altre mani sono costretti a seguirlo e ossequiare il nuovo Padrone. Un piccolo correttivo a questa indecente costumanza sarebbe la sottolineatura di quanto un personaggio sa rendersi ridicolo. Io sono appassionato agli esempi più minuti e di scarsa rilevanza, perché illustrano meglio di altri le ragioni profonde del vero trasformista.
Il caso del redivivo Ponte di Messina ha messo in mostra una copiosa massa di trasformisti. Approfittando dell’archivio di Travaglio, ne prendo uno a caso: David Sassoli. Aveva detto ai tempi di Mario Monti: «A Monti ho fatto complimenti per no alle Olimpiadi. Saper rinunciare in certi casi è aumentare tasso di serietà e responsabilità». Ai tempi di Renzi: «Il no della Raggi alle Olimpiadi è una decisione infantile che priva i romani di importanti risorse per riqualificare e ristrutturare, senza colate di cemento, una città al declino». David Sassoli è figlio di quel “partito Rai” che periodicamente piazza uno dei suoi piccisti in un posto di potere (vedi i Badaloni, i Marrazzo, i Sassoli, che così bene hanno operato per il bene pubblico).
Ci si domanda: ma perché un “politico” che sa d’avere nell’armadio uno scheletro, invece di tacere, senza a motivazione e senza che alcuno lo solleciti, apre l’armadio e ostenta la sua contraddizione, in una sorta di voluttà masochistica? E perché i giornali (salvo alcune mosche bianche) non lo mettono in berlina additandolo al pubblico disdoro? Le due risposte sono collegate alla medesima figura del Potere. L’autentico trasformista si compiace del suo “scheletro, della sua contraddizione”, egli non si rivolge ai cittadini bensì direttamente al Padrone, come per dire: «Vedi, io mi sto sputtanando e lo faccio solo per amor tuo, sono disposto a questo e ad altro, pago un prezzo in anticipo». I giornali sono usi a obbedir tacendo.
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Critica liberale
Quindicinale di sinistra liberale
Politica - 15 Ottobre 2016
Dalle Olimpiadi al Ponte sullo Stretto, ode al trasformismo dei potenti
di Enzo Marzo
Lo so che è come raccogliere il mare con un cucchiaino, ma noi di “Critica liberale” siamo tosti. Per questo aggiungo una seconda puntata contro la stragrande maggioranza della stampa italiana oramai divorata dal conformismo e dal servilismo. E ci gioco su. Vi ricorderete, spero, i titoloni a intera pagina delle maestrine accanirsi con la penna rossa e blu sui congiuntivi di Luigi Di Maio e sulle lacerazioni insanabili del M5S. Circa i dissidi (deprecabili, certo) dei grillini spererei davvero di leggere altrettanto indignate articolesse sui leggeri screzi che stanno polverizzando il Pd, ma lasciamo stare… torniamo ai congiuntivi.
Ed è un discorso serio perché davvero la civiltà di un paese si misura anche e soprattutto su quel tessuto connettivo che è la sua lingua. Peccato che nessuno abbia notato che alla caduta di stile di Di Maio (che come abbiamo detto nell’ultima puntata ha almeno la scusante di aver studiato ai tempi di Luigi Berlinguer e della Gelmini) ha corrisposto pochi giorni dopo il cardinale Camillo Ruini. Il Principe della Chiesa che, data la sua tarda età, ha studiato riforma Gentile imperante, non ha scuse, in un’intervista al Corriere della sera ha detto: «Negare a Piergiorgio Welby il funerale è stata una decisione sofferta, che ho preso perché ritenevo contraddittoria una scelta diversa. Su questo non ho cambiato parere. Ho comunque pregato parecchio perché il Signore lo accolga nella pienezza della vita», 23 settembre 2016.
Non infierisco sulla bimillenaria ipocrisia della Chiesa cattolica, di cui Ruini non è che un illustre epigono, e dispiace vederlo “sofferente” per dover negare i funerali religiosi a Welby e ci consola che la Chiesa si sia risparmiata in quegli stessi giorni una così intollerabile “sofferenza” assicurando una cerimonia funebre – officiata in pompa magna addirittura da un Vescovo – a Pinochet, famigerato assassino di massa. Infierisco invece sul quel mancato e doveroso “accogliesse”. I giornalisti, sempre così attenti alla lingua italiana, hanno graziato il Cardinale. Ma, si sa, in Italia la Chiesa cattolica non si sfiora.
Ugualmente non si tocca il trasformismo. E non senza qualche ragione. Se si dovessero fare le bucce alle girouettes italiche si dovrebbero consumare pagine e pagine e non si salverebbe quasi nessuno. Però c’è trasformismo e trasformismo. Cambiare idea è una virtù, ma solo se non si accompagna a prebende e poltrone. Perché i veri voltagabbana non sono coloro che mutano parere bensì coloro che per tutta la loro vita sono coerentissimi servi del potere. Certo, se il potere passa in altre mani sono costretti a seguirlo e ossequiare il nuovo Padrone. Un piccolo correttivo a questa indecente costumanza sarebbe la sottolineatura di quanto un personaggio sa rendersi ridicolo. Io sono appassionato agli esempi più minuti e di scarsa rilevanza, perché illustrano meglio di altri le ragioni profonde del vero trasformista.
Il caso del redivivo Ponte di Messina ha messo in mostra una copiosa massa di trasformisti. Approfittando dell’archivio di Travaglio, ne prendo uno a caso: David Sassoli. Aveva detto ai tempi di Mario Monti: «A Monti ho fatto complimenti per no alle Olimpiadi. Saper rinunciare in certi casi è aumentare tasso di serietà e responsabilità». Ai tempi di Renzi: «Il no della Raggi alle Olimpiadi è una decisione infantile che priva i romani di importanti risorse per riqualificare e ristrutturare, senza colate di cemento, una città al declino». David Sassoli è figlio di quel “partito Rai” che periodicamente piazza uno dei suoi piccisti in un posto di potere (vedi i Badaloni, i Marrazzo, i Sassoli, che così bene hanno operato per il bene pubblico).
Ci si domanda: ma perché un “politico” che sa d’avere nell’armadio uno scheletro, invece di tacere, senza a motivazione e senza che alcuno lo solleciti, apre l’armadio e ostenta la sua contraddizione, in una sorta di voluttà masochistica? E perché i giornali (salvo alcune mosche bianche) non lo mettono in berlina additandolo al pubblico disdoro? Le due risposte sono collegate alla medesima figura del Potere. L’autentico trasformista si compiace del suo “scheletro, della sua contraddizione”, egli non si rivolge ai cittadini bensì direttamente al Padrone, come per dire: «Vedi, io mi sto sputtanando e lo faccio solo per amor tuo, sono disposto a questo e ad altro, pago un prezzo in anticipo». I giornali sono usi a obbedir tacendo.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti. Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine". Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini, morto a 9 anni mentre si trovava in vacanza a Marsa Alam.
"Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse", spiega.
"Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e - sottolinea - non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso".
"Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona, anche una 'semplice' embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica. In alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l’utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc, fatto che ha di certo avuto un peso psicologico importante sui genitori. Non è chiaro se il tempo perso, dai primi sintomi interpretati in modo superficiale dai medici, all’incapacità di intervenire in modo attivo presso l’ospedale di Marsa Alam, potessero cambiare l’esito della vicenda. È però evidente come, qualsiasi necessità sanitaria improvvisa, che possa essere clinicamente complessa ma che nel nostro contesto sociale risulti gestibile, le possibilità di sopravvivenza in una zona così turistica e famosa siano sorprendentemente scarse. I genitori di Mattia, Marco e Alessandra, si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort", conclude.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.