“Dal 5 dicembre cambierà tutto, se vince il Sì noi di Ala entreremo nell’esecutivo”. Mentre la campagna elettorale per il referendum procede tra slogan e attacchi, chi ha le idee chiare è Denis Verdini. Il senatore plurimputato, così come riporta Repubblica, in un incontro riservato con il sottosegretario Enrico Zanetti e l’ex ministro Maurizio Lupi ha infatti ribadito il suo impegno a fianco del governo in favore della riforma della Costituzione (che lui e i suoi hanno votato in Parlamento). “Primum vincere”, avrebbe anche aggiunto secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. Che significa: innanzitutto le forze devono essere concentrate sul riuscire a portare a casa la vittoria il 4 dicembre prossimo, poi serve riunire in un’unico “contenitore” i centristi: da Ala a Ncd fino a Scelta civica. Infine, è necessario presentare una proposta di riforma della legge elettorale e nel piano deve essere centrale il ruolo dei verdiniani e dei loro nuovo alleati. Solo mercoledì Zanetti e gli ex Scelta civica sono riusciti a strappare l’autorizzazione della Camera a tenere nome e simbolo del partito di Mario Monti (nonostante la contrarietà di quest’ultimo): nella nuovo formazione ci sono anche i senatori di Ala che da luglio possono vantare ufficialmente un uomo al governo e sognare ancora più in grande.
video di David Marceddu
Secondo Verdini, che oggi era a Bologna per la presentazione dei comitati per il Sì di Marcello Pera, la vittoria è tutt’altro che impensabile. “I sondaggi danno un testa a testa”, ha detto sempre secondo il Corriere. “Ma se valutiamo tutte le forze che si oppongono alla riforma, il no dovrebbe essere accreditato almeno del 65 per cento. Se non è così, è perché nel merito la stragrande maggioranza dei cittadini è favorevole al cambiamento. E quanti lo avversano, compresi insigni costituzionalisti, sono costretti ad arrampicarsi sugli specchi. Tranne essere poi battuti in tv da un giovanotto che ha studiato sui loro testi”. Il “giovanotto” per Verdini è naturalmente il presidente del Consiglio. “Mai come stavolta il risultato sarà frutto del personale convincimento degli elettori”, ha aggiunto Verdini, “su cui i partiti non sembrano incidere. Secondo me il fronte del No ha raggiunto il suo picco massimo. Anche sotto il profilo mediatico ha detto tutto quello che poteva dire, cioè ‘mandiamo Renzi a casa’. Mentre il fronte del Sì non può che crescere, perciò date una mano a Pera e Urbani con i comitati'”.
C’è poi il capitolo Berlusconi. In molti tra ex alleati e non solo chiedono che l’ex Cavaliere ci ripensi perché “in fondo la riforma, almeno in un primo momento, l’ha votata anche lui”: “Lasciate stare Silvio”, ha detto Verdini sempre secondo il Corriere, “sbagliereste a dare una rappresentazione meschina del suo atteggiamento, che potrebbe apparire opportunistico. Lui è una rockstar che si porta appresso il suo elettorato. Lui fiuta l’aria e decide. E’ un’altra cosa”. Insomma per ora sta con il No, ma per il toscano niente è per sempre. Soprattutto in un’ottica di riforma della legge elettorale quando il contributo di Forza Italia sarà fondamentale: “Renzi si è dichiarato disponibile a cambiarlo” ma “è inutile affannarsi a proporre un testo adesso. Semplicemente perché in una trattativa che ci sarà la prima cosa che si fa è bocciare il testo altrui”. Berlusconi da qualche giorno è tornato annunciando un impegno in prima persona nella campagna per il No. Proprio oggi ha inviato un messaggio alla “festa azzurra” in corso a Corato in provincia di Bari: “Quella del No è una battaglia che ci vede impegnati con convinzione e con determinazione”, ha detto. “Nelle prossime settimane in tutt’Italia daremo vita ad una serie di manifestazioni per spiegare sempre più a fondo le ragioni del nostro impegno, che è per una riforma vera, profonda, radicale delle nostre istituzioni”. Secondo Berlusconi, solo con il fallimento del referendum “che elimini questa finta riforma, ci sarà spazio per lavorare ad una riforma vera. E naturalmente il presidente del Consiglio, per sua stessa ammissione, dovrà trarre le conseguenze del fallimento di un progetto al quale ha legato la sua intera azione politica. Però è innegabile che il voto del 4 dicembre sarà anche un voto sul governo e sul presidente del Consiglio”.
Nella testa di Verdini c’è la nascita di una forza “centrista” in maggioranza che possa avere un peso sempre più notevole il giorno dopo il referendum costituzionale. Qualsiasi sia il risultato. “Io non credo”, ha detto, “che Renzi sarebbe bruciato se vincesse il No, così come non credo che si andrebbe al voto nel 2017 se vincesse il Sì. Sono cose che accreditano quelli che nella campagna per il referendum non hanno argomenti per opporsi alla riforma”. Secondo il leader e fondatore di Ala inoltre, il presidente del Consiglio non ha commesso errori nella campagna elettorale, nonostante lui stesso abbia riconosciuto di aver personalizzato eccessivamente lo scontro: “Ma che doveva fare? Visto come è andata con il referendum sulle trivelle? Non è passato perché non ha raggiunto il quorum. Stavolta il quorum non c’è e lui doveva chiamare alla mobilitazione. Ha fatto bene. Lo vedrete”. Verdini è andato anche oltre: “Io penso che la vittoria del Sì risolverebbe i problemi anche di chi vota No. Questa storia che si legge, che il referendum sarebbe appoggiato dai poteri forti, è una boiata pazzesca. Certo, le riforme le vuole l’Europa, le appoggia Confindustria. Ma il vero potere forte, la finanza internazionale, è pronto a fare il suo mestiere. E se l’Italia finisse in una tempesta speculativa, ditemi: chi ci rimetterebbe?”.
Per Verdini non è questione di destra e sinistra o di “larghe intese”, ma di “alleanza tra pragmatici”: “Siamo immersi”, ha concluso, “in una lunghissima fase di difficoltà economica, abbiamo un sistema di welfare che entro venti anni così com’è sarà insostenibile, c’è l’emergenza terrorismo e un fenomeno migratorio senza precedenti. In questo contesto spuntano i Grillo, i Farage, gli Orban, quelli di Podemos… E allora, non dico che destra e sinistra non esistano più, figurarsi. Ma di fronte a questi problemi bisogna trovare una forma di unità delle forze di sistema. Non chiamiamole larghe intese, è una definizione politica che appartiene al Novecento. Parliamo di un’alleanza tra pragmatici“.
Referendum Costituzionale
Referendum, il mantra di Verdini: “Dal 5 dicembre cambia tutto, se vince il Sì Ala entra nell’esecutivo”
Il senatore plurimputato in un colloquio riservato riportato da Repubblica e Corriere della Sera ha parlato del suo impegno al fianco del governo nella campagna referendaria e di cosa succederà dal giorno dopo l'annuncio dei risultati. Berlusconi: "Determinati in battaglia per il No. Se fallisce Renzi ne tragga le conseguenze"
“Dal 5 dicembre cambierà tutto, se vince il Sì noi di Ala entreremo nell’esecutivo”. Mentre la campagna elettorale per il referendum procede tra slogan e attacchi, chi ha le idee chiare è Denis Verdini. Il senatore plurimputato, così come riporta Repubblica, in un incontro riservato con il sottosegretario Enrico Zanetti e l’ex ministro Maurizio Lupi ha infatti ribadito il suo impegno a fianco del governo in favore della riforma della Costituzione (che lui e i suoi hanno votato in Parlamento). “Primum vincere”, avrebbe anche aggiunto secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. Che significa: innanzitutto le forze devono essere concentrate sul riuscire a portare a casa la vittoria il 4 dicembre prossimo, poi serve riunire in un’unico “contenitore” i centristi: da Ala a Ncd fino a Scelta civica. Infine, è necessario presentare una proposta di riforma della legge elettorale e nel piano deve essere centrale il ruolo dei verdiniani e dei loro nuovo alleati. Solo mercoledì Zanetti e gli ex Scelta civica sono riusciti a strappare l’autorizzazione della Camera a tenere nome e simbolo del partito di Mario Monti (nonostante la contrarietà di quest’ultimo): nella nuovo formazione ci sono anche i senatori di Ala che da luglio possono vantare ufficialmente un uomo al governo e sognare ancora più in grande.
Secondo Verdini, che oggi era a Bologna per la presentazione dei comitati per il Sì di Marcello Pera, la vittoria è tutt’altro che impensabile. “I sondaggi danno un testa a testa”, ha detto sempre secondo il Corriere. “Ma se valutiamo tutte le forze che si oppongono alla riforma, il no dovrebbe essere accreditato almeno del 65 per cento. Se non è così, è perché nel merito la stragrande maggioranza dei cittadini è favorevole al cambiamento. E quanti lo avversano, compresi insigni costituzionalisti, sono costretti ad arrampicarsi sugli specchi. Tranne essere poi battuti in tv da un giovanotto che ha studiato sui loro testi”. Il “giovanotto” per Verdini è naturalmente il presidente del Consiglio. “Mai come stavolta il risultato sarà frutto del personale convincimento degli elettori”, ha aggiunto Verdini, “su cui i partiti non sembrano incidere. Secondo me il fronte del No ha raggiunto il suo picco massimo. Anche sotto il profilo mediatico ha detto tutto quello che poteva dire, cioè ‘mandiamo Renzi a casa’. Mentre il fronte del Sì non può che crescere, perciò date una mano a Pera e Urbani con i comitati'”.
C’è poi il capitolo Berlusconi. In molti tra ex alleati e non solo chiedono che l’ex Cavaliere ci ripensi perché “in fondo la riforma, almeno in un primo momento, l’ha votata anche lui”: “Lasciate stare Silvio”, ha detto Verdini sempre secondo il Corriere, “sbagliereste a dare una rappresentazione meschina del suo atteggiamento, che potrebbe apparire opportunistico. Lui è una rockstar che si porta appresso il suo elettorato. Lui fiuta l’aria e decide. E’ un’altra cosa”. Insomma per ora sta con il No, ma per il toscano niente è per sempre. Soprattutto in un’ottica di riforma della legge elettorale quando il contributo di Forza Italia sarà fondamentale: “Renzi si è dichiarato disponibile a cambiarlo” ma “è inutile affannarsi a proporre un testo adesso. Semplicemente perché in una trattativa che ci sarà la prima cosa che si fa è bocciare il testo altrui”. Berlusconi da qualche giorno è tornato annunciando un impegno in prima persona nella campagna per il No. Proprio oggi ha inviato un messaggio alla “festa azzurra” in corso a Corato in provincia di Bari: “Quella del No è una battaglia che ci vede impegnati con convinzione e con determinazione”, ha detto. “Nelle prossime settimane in tutt’Italia daremo vita ad una serie di manifestazioni per spiegare sempre più a fondo le ragioni del nostro impegno, che è per una riforma vera, profonda, radicale delle nostre istituzioni”. Secondo Berlusconi, solo con il fallimento del referendum “che elimini questa finta riforma, ci sarà spazio per lavorare ad una riforma vera. E naturalmente il presidente del Consiglio, per sua stessa ammissione, dovrà trarre le conseguenze del fallimento di un progetto al quale ha legato la sua intera azione politica. Però è innegabile che il voto del 4 dicembre sarà anche un voto sul governo e sul presidente del Consiglio”.
Nella testa di Verdini c’è la nascita di una forza “centrista” in maggioranza che possa avere un peso sempre più notevole il giorno dopo il referendum costituzionale. Qualsiasi sia il risultato. “Io non credo”, ha detto, “che Renzi sarebbe bruciato se vincesse il No, così come non credo che si andrebbe al voto nel 2017 se vincesse il Sì. Sono cose che accreditano quelli che nella campagna per il referendum non hanno argomenti per opporsi alla riforma”. Secondo il leader e fondatore di Ala inoltre, il presidente del Consiglio non ha commesso errori nella campagna elettorale, nonostante lui stesso abbia riconosciuto di aver personalizzato eccessivamente lo scontro: “Ma che doveva fare? Visto come è andata con il referendum sulle trivelle? Non è passato perché non ha raggiunto il quorum. Stavolta il quorum non c’è e lui doveva chiamare alla mobilitazione. Ha fatto bene. Lo vedrete”. Verdini è andato anche oltre: “Io penso che la vittoria del Sì risolverebbe i problemi anche di chi vota No. Questa storia che si legge, che il referendum sarebbe appoggiato dai poteri forti, è una boiata pazzesca. Certo, le riforme le vuole l’Europa, le appoggia Confindustria. Ma il vero potere forte, la finanza internazionale, è pronto a fare il suo mestiere. E se l’Italia finisse in una tempesta speculativa, ditemi: chi ci rimetterebbe?”.
Per Verdini non è questione di destra e sinistra o di “larghe intese”, ma di “alleanza tra pragmatici”: “Siamo immersi”, ha concluso, “in una lunghissima fase di difficoltà economica, abbiamo un sistema di welfare che entro venti anni così com’è sarà insostenibile, c’è l’emergenza terrorismo e un fenomeno migratorio senza precedenti. In questo contesto spuntano i Grillo, i Farage, gli Orban, quelli di Podemos… E allora, non dico che destra e sinistra non esistano più, figurarsi. Ma di fronte a questi problemi bisogna trovare una forma di unità delle forze di sistema. Non chiamiamole larghe intese, è una definizione politica che appartiene al Novecento. Parliamo di un’alleanza tra pragmatici“.
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Referendum, comitato per il Sì a Bologna: c’è anche Verdini. Pera a Berlusconi: “Ripensaci, è la tua riforma”
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.