Scienza

Sperimentazione animale, “Italia troppo restrittiva. Rischio di un’ondata di cervelli in fuga”

Giuliano Grignaschi, segretario generale di Research 4 Life - piattaforma che unisce istituti scientifici, enti benefici come Telethon e associazioni di pazienti - lancia l'allarme sul recepimento della direttiva europea 2010/63/Eu, in moratoria fino al 31 dicembre. "Ecco perché la ricerca si sposterà in Svizzera, Francia, o Spagna"

“Dal 2017 l’Italia rischia una nuova ondata di cervelli in fuga”. E non perché i finanziamenti sono scarsi, ma a causa della legge. A lanciare l’allarme è Giuliano Grignaschi, segretario generale di Research 4 Life, la piattaforma che unisce istituti scientifici, enti benefici come Telethon e associazioni di pazienti. L’occasione è un incontro che si è svolto al ministero della Salute, dal titolo “Sostanze d’abuso e ricerca preclinica: quali prospettive?”. A preoccupare lo scienziato, che è responsabile dell’Animal care unit dell’Istituto Mario Negri di Milano, il modo in cui l’Italia ha scelto di recepire la direttiva europea 2010/63/Eu “sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici” (qui).

Il nostro Paese è stato, infatti, molto più restrittivo rispetto al resto d’Europa sull’applicazione delle norme comunitarie. In un decreto legislativo del marzo 2014 ha infatti deciso di vietare gli esperimenti che utilizzano modelli animali per lo studio dei meccanismi d’azione delle sostanze d’abuso, e per le ricerche sugli xenotrapianti. “Attualmente – spiega Grignaschi all’Adnkronos Salute -, il decreto legislativo prevede che questi divieti siano in moratoria fino al 31 dicembre 2016”.

Il problema, secondo lo studioso, si pone all’indomani di questa scadenza. “Rischiamo davvero di perdere tutta la ricerca d’eccellenza. Che di certo non verrà interrotta, ma – continua – spostata in Svizzera, Francia, o Spagna. Non sappiamo che intenzioni abbia il governo, ma ci auguriamo che queste restrizioni siano rimosse, o che la moratoria sia protratta per almeno 3-5 anni. Altrimenti – sottolinea Grignaschi -, i ricercatori rischiano di non avere il tempo necessario per partecipare ai bandi europei. E gli investitori stranieri di non assicurare fondi in Italia”.

Le ricadute economiche per il nostro Paese non riguardano, però, solo il mondo della ricerca. Ma sono più generali. La Commissione europea la primavera scorsa ha, infatti, messo in mora l’Italia, il primo stadio di una procedura d’infrazione, proprio per le maggiori restrizioni approvate nel nostro Paese rispetto alla direttiva europea sulla sperimentazione animale.

L’opinione pubblica italiana tende a dividersi in opposte tifoserie, quando si parla di sperimentazione animale. L’Osservatorio scienza tecnologia e società Observa ha recentemente monitorato le opinioni degli italiani su questo controverso tema. In base all’indagine 2016, “per la maggior parte degli italiani è giusto che gli scienziati conducano esperimenti sugli animali, anche se due su cinque ritengono che la sperimentazione debba coinvolgere solo alcune specie e non altre. Una percentuale un po’ più alta rispetto al 2014. Anche nel 2016, però – sottolineano gli esperti di Observa -, non è affatto trascurabile la quota di quanti credono che la sperimentazione animale non sia necessaria: ben il 42% del campione”. Come per la precedente rilevazione, per gli esperti “la principale motivazione di chi propende verso la sperimentazione animale è di natura pragmatica e attiene alla possibilità di sviluppare terapie e farmaci utili all’uomo. Per il 55% di chi è contrario, invece – recita l’indagine -, gli animali hanno gli stessi diritti degli esseri umani”.

Il dibattito che si è svolto al ministero della Salute ha messo in luce l’importanza della ricerca sulle sostanze d’abuso. Secondo lo European monitoring centre for drugs and drug addiction, ogni settimana sono immesse nel mercato illegale degli stupefacenti almeno due nuove sostanze d’abuso.

“Studiare le sostanze d’abuso – ha spiegato all’incontro ministeriale Gaetano Di Chiara, neurofarmacologo dell’Università di Cagliari – è fondamentale per curare una serie di dipendenze: non solo da stupefacenti, ma anche dal gioco d’azzardo, dal cibo o dal sesso. Gli studi sulle sostanze d’abuso sono, inoltre, molto importanti per la ricerca di base. Hanno, ad esempio, dimostrato quali sono i meccanismi all’origine della gratificazione. Per questo – conclude lo scienziato -, il divieto di sperimentazione animale per gli studi sulle sostanze d’abuso, ma anche sugli xenotrapianti d’organo, introdotto nel nostro Paese è irrazionale e contraddittorio. Ed è un mistero il motivo per il quale solo da noi debba essere proibita la ricerca in questi settori”.