Con un altro amico di Sistema Torino sto realizzando un libro-inchiesta sulla povertà in Torino, che uscirà il prossimo anno. La situazione è drammatica, molto più di quanto la gente pensi. La povertà è in forte aumento, e soprattutto è in forte aumento la povertà degli italiani, la cosiddetta “nuova povertà”. Povertà questa molto più difficile da trattare perché l’italiano che prima era in una situazione di relativo benessere e oggi si trova a dover affrontare l’indigenza ha più scoramento e meno risorse dell’immigrato che parte da una situazione sociale ed economica più sfavorevole. Del resto l’Istat mi “conforta” in quanto dico: “Nel 2015 si stima che le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta siano pari a 1 milione e 582 mila e gli individui a 4 milioni e 598 mila (il numero più alto dal 2005 a oggi)”.

Dico questo perché domani si tiene la Giornata mondiale del rifiuto della miseria, celebrata per la prima volta il 17 ottobre 1987 a Parigi, quando centomila difensori dei diritti umani di ogni paese, condizione e origine, si riunirono sul Sagrato dei Diritti dell’Uomo, al Trocadéro su iniziativa di padre Joseph Wresinski. E poi riconosciuta ufficialmente dalle Nazioni Unite nel dicembre 1992.

A me che da tempo mi occupo di disagio, emarginazione e miseria nella nostra società fa francamente un po’ sorridere questa Giornata della povertà o Giornata internazionale del rifiuto della miseria (come la si voglia chiamare), quasi che la povertà/la miseria fosse un male che accidentalmente colpisce il nostro sistema di vita, in tutto il mondo, quasi che fosse una malattia da debellare. E non invece, molto più realisticamente, un danno collaterale, come lo chiama anche Zygmunt Bauman, del nostro maledetto sviluppo.

Quando ero bambino, come ricorda anche padre Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, i poveri erano i mendicanti, i barboni, forse gli zingari. Comunque erano pochi e riconoscibili. Erano gli anni Sessanta, l’epoca del boom economico e quella che sembrava l’alba di una nuova era di benessere generalizzato in realtà non costituiva nient’altro che l’accelerazione delle disuguaglianze e della rapina del mondo.

Oggi, nel nuovo millennio, si celebra la Giornata della povertà ma anche quella dell’ambiente “per incoraggiare a livello mondiale la consapevolezza e l’azione per tutelare il nostro ambiente”. Aumento della povertà e degrado dell’ambiente, due conseguenze inevitabili del cosiddetto “sviluppo sostenibile”, buono per i gonzi che ancora ci credono.

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