Sono rari gli studenti che hanno trascorso i pomeriggi a ripassare le canzoni di Bob Dylan, premio Nobel per la letteratura, ma in Italia non manca chi ha incontrato insegnanti che nell’ora di letteratura hanno proposto i testi di Fabrizio De André, Paolo Conte o Giorgio Gaber. Anzi: le canzoni di Faber e del cantautore astigiano fanno persino parte di un manuale di letteratura come quello scritto dal professor Giulio Ferroni, con il quale sono cresciuti migliaia di studenti del liceo classico e non solo.
Certo non è prassi studiare la canzone come forma poetica soprattutto in una scuola dove “non si arriva mai alla seconda metà del Novecento”, come racconta Fausto Lazzari, regista teatrale e insegnante di storia e letteratura nel triennio all’istituto d’istruzione superiore “Racchetti-da Vinci” di Crema. Tuttavia negli ultimi anni persino il ministero dell’Istruzione ha dato l’imprimatur allo studio dei cantautori: nel 2009 l’allora inquilina di viale Trastevere Maria Stella Gelmini aveva sdoganato il signor G nelle aule dicendo che il cantautore milanese “poteva essere una fonte di insegnamento per i giovani”. A dire il vero la Gelmini non aveva pensato alla letteratura ma aveva suggerito di studiare Gaber all’interno delle ore di educazione alla cittadinanza. Ad analizzare Fabrizio De André quest’anno sono invece gli studenti di sei licei genovesi: a vent’anni dall’uscita dell’album “Anime salve“, le sue canzoni e quelle di altri musicisti liguri verranno studiate dai ragazzi.
A non stupirsi di questa attenzione ai cantautori è proprio il critico letterario Giulio Ferroni che non condivide la decisione presa a Stoccolma: “E’ un modo per dire che la letteratura d’un tempo, la narrativa, non conta più nulla. Ammesso che anche un cantautore possa avere prima o poi un premio Nobel alla letteratura continuo a non capire come in un momento in cui sono ancora sulla scena scrittori come Philip Rhot e Don DeLillo si possa dare il Nobel a Dylan”. Ciò detto, continua il professore, “a volte le canzoni sono meglio di certa poesia. Nel mio manuale ho messo i testi di “La canzone di Marinella” di De Andrè e “Bartali” di Paolo Conte. Non è prassi studiare i cantautori e nemmeno trovarli nei libri adottati, ma la scuola può pure andare oltre. Le canzoni come quelle di Mogol possono essere utili: si possono usare in aula per avvicinare i giovani alla poesia, al contenuto linguistico”.
Favorevole al Nobel a Dylan è invece Mario Barenghi, docente di letteratura italiana contemporanea all’Università Bicocca di Milano: “Hanno riconosciuto l’importanza del genere canzone, attraverso la quale oggi c’è un uso poetico del linguaggio. In Italia dopo De André nelle scuole si potrebbero studiare Paolo Conte, Francesco De Gregori, ma anche Francesco Guccini. Quando insegnavo al liceo usavo le canzoni del cantautore bolognese per far comprendere la metrica”.
Più critico il professor Lazzari, che sta ogni giorno “in trincea” tra i ragazzi: “I libri di testo non prevedono i cantautori per quanto riguarda la storia della letteratura italiana. Traccia delle canzoni si può trovare nel biennio tra i libri di narrativa. Il percorso di studio della letteratura, purtroppo, non arriva alla seconda metà del Novecento; qualcuno studia addirittura Leopardi in quinta superiore. Eppure c’è qualche studente che all’esame presenta dei lavori su De André o Ivano Fossati. Forse è più facile inserire dei percorsi di letteratura legati alla canzone in un contesto di storia del Novecento”.
Dal ministero arriva un’apertura: “L’arte e la poesia dei cantautori può sicuramente essere uno stimolo per i nostri studenti, per la loro crescita e per le loro competenze”, afferma a ilfattoquotidiano.it il sottosegretario Gabriele Toccafondi (Ap). “Con la ‘Buona scuola’ stiamo aprendo le nostre istituzioni alla realtà circostante, quindi anche alla musica, a quella dei cantautori ed alle loro poesie”. Di recente il Miur, continua il sottosegretario, è intervenuto attraverso un bando di un milione di euro per la “promozione della cultura musicale a scuola” dando alle scuole “risorse per attuare progetti che possano promuovere il valore di tutta la musica, anche quella dei grandi cantautori italiani”.