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Sapete del Referendum costituzionale? Si vota il 4 dicembre e in giro per l’Italia ci sono vari comitati che fanno campagna in favore del Sì. Uno tra questi, ad Arezzo, ha organizzato un’iniziativa, legittima, pubblicizzata attraverso un volantino che ricorda tanto altre illustrazioni vintage in cui il brand “donna” era usato in favore della vecchia Dc. Perché dovrebbe essere importante per le donne “dire sì”? Perché non dovrebbe esserlo per gli uomini? Mi spiegano allora che la riforma prevede l’aggiunta di un passaggio all’art. 55 che dice “le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza“.

Alle donne dovrebbe far piacere, scrivevano ieri alcuni commentatori sulla pagina facebook di Abbatto i Muri, perché più donne nelle istituzioni significa anche più diritti per le donne stesse. Solita solfa paternalista, ma anche rispondente a un femminismo che ancora ragiona per dicotomia donna/uomo (e gli altri generi dove li mettiamo?), per cui dovremmo immaginare un mondo migliore solo se con potere in mano anche alle donne. Che le donne siano migliori è tutto da dimostrare. Ne ho ampiamente discusso in passato in relazione alle orribili quote panda/rosa che sono un modo pietoso e vittimista di rivendicare quel che appartiene a tutta l’umanità: un posto nella storia, una possibilità di autorappresentazione. Non fosse per il fatto che, però, non esiste una donna che possa rappresentare le altre e non esiste una somiglianza identitaria, economica, politica, tra donne in quanto aventi stesso organo genitale.

Di quante donne, ministre, deputate, rappresentanti istituzionali, si può dire che non rappresentano nessun@ a parte la loro categoria politica di riferimento? Molte. Potrei parlare di donne antiabortiste, razziste, omofobe, transofobe, e autoritarie che non rappresentano me e tante altre come me. Non serve essere “donna” per rappresentare un’altra donna. Mi rappresenta bene, qualora mi accontentassi di delegare qualcun@ a compiere questo dovere, una qualunque persona che abbia idee affini alle mie. Ci sono donne sulle quali non investirei un soldo bucato e tante che sul brand “donna” ci marciano per cavalcare lotte facendole diventare mode, per svuotare di contenuto battaglie antisessiste trasformando folle di precarie e speranzose militanti in megafoni sfruttati in un bieco marketing istituzionale. Ci sono donne che si autonominano rappresentanti delle “altre” salvo poi condannarle ad essere esclusivamente vittime e dunque non in grado di intendere e volere per quel che riguarda importanti e autodeterminate decisioni su quel che vogliamo fare dei nostri uteri, con la Gestazione per altri (Gpa), o con i nostri corpi, con il sex working.

Ci sono donne che impongono un codice morale e vorrebbero legiferare, proibire, impedire, quel che riguarda nostre personali scelte che non coincidono con la loro visione del mondo. Ci sono donne che ragionano come le antiabortiste per cui se non lo faccio io allora non lo fai neppure tu, l’utero è tuo ma lo gestisco io, il corpo è tuo ma l’unica libertà di scelta che puoi esercitare deve coincidere con quel che ordino io. Anche di queste donne, sovradeterminanti, prive di capacità di ascolto e di rispetto per la mia soggettività, è fatto il panorama politico italiano, perciò non si capisce come e perché io dovrei gioire per un manifestino rosa, che parla in rosa e offre sponsalizi, con un “Sì” di felice auspicio, che di fatto mi dice soltanto che siamo di fronte all’ennesima campagna elettorale in cui si usano le donne per rendere più bello il resto.

Pinkwashing a parte dunque, di cosa è fatta la proposta sulla quale siete chiamat* a votare? Gli argomenti sono gli stessi usati per promuovere la legge elettorale, centralizzando poteri, attribuendo a pochi il potere di gestione della cosa pubblica, con maggioranze risicate, sempre più risicate poiché senza il Senato tutto si svolgerà alla Camera dei deputati. Lo schema è quello della Camera dei Lord, forse, o comunque qualcosa che viene definito positivo per dare “maggiore stabilità al governo”. E di cambiamento in cambiamento il governo non sarà solo “stabile” ma attaccaticcio alle poltrone e al potere e non ci sarà verso di poter mettere in discussione un bel niente di quel che farà perché il voto, il tuo voto, comunque conterà molto meno.

Tolto il senato, che diventa l’insieme delle rappresentanze regionali, trovi ovunque un riferimento alla ratificazione di regole (trattati, leggi) Europee, alle Regioni saranno date altre funzioni [trovate tutto scritto qui], si renderà più difficile ai cittadini la possibilità di intervenire nelle cose dello Stato.

Le leggi di iniziativa popolare dovranno avere non meno di 150.000 elettori proponenti, invece che 50.000. La proposta di referendum a differenza di prima può essere avanzata da 800.000 elettori e viene approvata se ha partecipato alla votazione “la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei deputati, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi”.

Per l’elezione del Presidente della Repubblica si va oltre il previsto terzo scrutinio a maggioranza assoluta e si continua con il quarto, quinto, sesto, settimo e oltre, durante le quali la maggioranza votante prevista diminuisce fino a diventare, praticamente, io/mammeta/tu. Il Presidente, dunque, quel che dovrebbe essere organo di garanzia, diventa netta espressione della maggioranza di governo. Le regioni possono essere paragonate a nuove imprese autonome in diretto rapporto con governo, Europa e Dio, e possono fare qualunque cosa, in termini di economia, tasse, commercio, salvo poi poter essere dichiarate illecite, per fallimento, e dunque sostituite a forza dal governo. E però, tranquille, donne, perché anche le regioni dovranno adottare regole di equilibrio nelle rappresentanze. E non vorrei intristirvi troppo ma dire che ci deve essere equilibrio, rinviando a leggi xy che non è detto si facciano o come saranno fatte, non vi garantisce un bel niente. In realtà tutto è espresso in maniera fumosa e chissà quante volte la Corte Costituzionale sarà chiamata a scegliere al nostro posto su cose che i/le contribuenti non hanno neppure deciso e approvato.

Quello che io vedo è un gran pasticcio, decisamente comico in alcuni passaggi e pur non essendo una costituzionalista non penso di sbagliare se dico che il cambiamento porterà più caos che vantaggi. Si accentreranno i poteri limitatamente all’unica Camera la cui rappresentanza è eletta con un maggioritario che esclude tre quarti dei cittadini e delle cittadine. Si renderà impossibile l’opposizione, sempre più invisibilizzata per esigenza di “stabilità governativa”. Le differenze tra le gestioni regionali creeranno differenze nell’area dei diritti tra persone che pure pagano le tasse in eguali quantità se non addirittura in maggiore quantità nelle regioni più “svantaggiate”. Quel che leggo è un impasto di proposta che dovrebbe piacere alla Lega o a quei partiti che volevano il Primo Ministro che interloquisce solo con il Re.

Dimenticavo: manca soltanto il recupero di proprietà e titoli nobiliari per i Savoia. Si sa che averci un re e una regina, più relativi principini, fa sempre la sua figura. E dunque, dicevamo, quando ogni legge, ogni regola, che riguarderà la mia vita, il welfare, la, sanità, il lavoro, il reddito, la casa, la pensione, eccetera eccetera, verrà fuori soltanto dalle decisioni di pochi, siete poi così sicuri che la nostra possa definirsi democrazia?

Oh, comunque se ci saranno più femmine a governare mi sento proprio più tranquilla. Sì sì, come no.

Ps: non demonizzo le donne che fanno campagna per il Sì e interloquisco volentieri a partire da altri argomenti che non siano le quote rosa. Per chi ha voglia di ragionarne io sono qui.

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