La polemica innescata da un articolo di Repubblica, nel quale si sottolineava come gli organizzatori avessero fatto un passo indietro a causa dell'arrivo del sindaco M5s al posto di Piero Fassino. Il primo cittadino conferma la volontà di tenere l'esposizione e chiede la testa di Patrizia Asproni, presidente della Fondazione Torino Musei. In realtà ciò che manca è solo la conferma finale dell'evento
La mostra di Edouard Manet a Torino diventa un caso e approda al consiglio comunale. Dopo la polemica innescata dall’edizione locale de La Repubblica, secondo la quale gli organizzatori della Skira Grandi Mostre aveva deciso di annullare l’esposizione per l’arrivo della giunta comunale M5S, oggi la sindaca M5S Chiara Appendino è intervenuta duramente nell’assemblea cittadina: “Questa giunta vuole fare la mostra di Manet, ma devono esserci le condizioni per farla”, ha detto per poi chiedere le dimissioni Patrizia Asproni, presidente della Fondazione Torino Musei, ente che gestisce il patrimonio artistico della città, obiettivo di molte critiche della pentastellata già durante la scorsa legislatura.
Facciamo un passo indietro. Sabato, su La Repubblica, esce un articolo: “Addio a Manet – ‘Niente mostra con questa giunta’”, attribuendo il virgolettato agli organizzatori privati (la Skira Grandi Mostre) e dando per certo l’annullamento dell’evento per “il venire meno dei buoni rapporti intrattenuti tra l’allora sindaco Piero Fassino, il presidente del museo parigino (il D’Orsay, ndr) Guy Cogeval e l’amministratore delegato della società Massimo Vitta Zelman”. La Fondazione Torino Musei sosteneva tramite la presidente Patrizia Asproni che “la partita è ancora aperta”, mentre nell’articolo non compariva nessuna dichiarazione ufficiale dalla Skira. Ilfattoquotidiano.it, però, apprende dalla società che non c’è stato nessun annullamento, soprattutto legato all’insediamento della giunta del M5S. Mancherebbe, in realtà, la conferma dell’evento dovuta all’assenza di rapporti diretti tra Skira e l’amministrazione, come quelli esistenti tra Vitta Zelman e Fassino: i due si conoscono dagli anni Ottanta, da quando l’ex politico del Pci era stato incaricato da Enrico Berlinguer di trovare imprenditori in grado di salvare l’Einaudi, comprata poi da Vitta Zelman con Giorgio Fantoni.
Nel pomeriggio di sabato, però, dall’ufficio di Appendino parte una nota: “Mi aspetto che, per responsabilità, nei prossimi giorni la presidente rassegni le proprie dimissioni”, dichiarava la sindaca motivando la richiesta per l’incapacità “di mantenere i rapporti con un importante soggetto culturale” e la mancanza di comunicazioni con l’amministrazione. Poco dopo Asproni ribadisce: “Non sono state ancora assunte decisioni sul progetto di mostra di Manet da tenere in collaborazione con il museo d’Orsay e Skira o con altri – precisa per aggiungere – Tengo a precisare che ho personalmente richiesto di incontrare la sindaca immediatamente dopo la sua elezione e mi è stato concesso il primo appuntamento il prossimo 24 ottobre”. La versione di Appendino è diversa: “Il 5 ottobre scorso ho chiesto ad Asproni un incontro ricevendo come risposta che la prima data possibile era il 25 ottobre”, ha detto al consiglio comunale.
Domenica il caso monta con le dichiarazioni dell’ex sindaco Fassino a La Repubblica: “Pezzo dopo pezzo, questa giunta sta smontando gli eventi che hanno fatto di Torino una capitale di cultura”. La memoria va ai cartelli mostrati dalla candidata M5S in campagna elettorale, quelli in cui contrappone le code ai musei alle code davanti le mense dei poveri. In un colloquio con lo stesso quotidiano, l’ad di Skira elogia l’impegno passato di Fassino per reperire sponsor capaci di coprire gli scarsi profitti e sanare il deficit. “A queste condizioni, nel 2017 la mostra di Manet non si potrà fare. Non ho preclusioni per collaborazioni future, possiamo continuare se la città ha ancora in testa le mostre”, dice a La Repubblica, mentre a La Stampa dichiara: “Noi non abbiamo alcuna intenzione di divorziare da Torino: stiamo solo attendendo di confrontarci con la nuova amministrazione per capire se sosterrà con le dovute forze una mostra importante come quella di Manet che ha costi notevoli e ha bisogno, oltre che di sponsor, di essere pianificata meglio”. Interviene anche la Regione Piemonte tramite l’assessore alla Cultura Antonella Parigi: “Forse sarebbe stato più corretto dal punto di vista istituzionale, prima di procedere a richiedere le dimissioni della presidente Asproni, confrontarsi con gli altri soci della Fondazione Torino Musei”.
Dai quotidiani la questione è passata al consiglio comunale, dove il Pd è andato all’attacco e la Lega si è detta pronta a sostenere una mozione di sfiducia contro Asproni. L’assessore comunale alla Cultura Francesca Leon ha affermato che la giunta “ha inteso proseguire le attività programmate e tra queste la mostra su Manet” e la sindaca ha detto di non essere contraria ai grandi eventi, anche se prima “bisogna verificare quali siano le ricadute sul territorio dal punto di vista economico”. Poi ha affermato di essere contro “un modello dove le cose si basano su relazioni personali”, con i rischi di cui il Salone del libro è testimone. E infine ha chiuso la questione: “Questa giunta proverà a vedere se ci sono le condizioni per andare avanti con la mostra di Manet, questa giunta ritiene che non ci siano le condizioni per continuare a lavorare con la presidente della Fondazione Torino Musei”. Domani, però, è attesa una dichiarazione ufficiale da Skira. I giochi potrebbero essere ancora aperti.