Partiamo con un concetto subito chiaro. La nuova Fiat Tipo è una macchina ben riuscita. Ha un design moderno e pulito e prezzi di base accessibili. Sulla qualità costruttiva non possiamo esprimere un giudizio, non avendola ancora guidata.
Da appassionati di auto d’epoca, e di veicoli vecchi in genere, però, ci è saltata subito all’occhio una cosa.
La Tipo è entrata nella nostra memoria, soprattutto se parliamo del modello Dgt. Una macchina che nel 1990, diventata l’auto aziendale di papà per andare e tornare dagli aeroporti, con quella plancia digitale era diventata un’astronave per un bambino di sette anni.
Oggi, guardare le pubblicità in tivù della Tipo fanno tornare in mente gli spot girati dalla Fiat alla fine degli anni 80, ed emerge subito un contrasto con quelle odierne, dove si parla di un’auto che punta al sodo e al rapporto qualità/prezzo. Ecco, la vera Fiat Tipo non si presentava come una macchina che come qualità principale aveva quella di costare poco. I tempi erano sì diversi, ma l’obiettivo di questo modello, con questo nome era molto ambizioso.
In questo spot si parla sono in francese. Ed è abbastanza chiaro il riferimento a un diplomatico o manager transalpino, che appena vede la Tipo promette una sorpresa per la moglie al ritorno in Francia.
Ancora più evidente, però, è la seconda pubblicità. Girata su un ipotetico circuito di prova in Germania, con pilota e tecnici tedeschi che dicono: «E’ buona, ci darà del filo da torcere».
Il riferimento alla Volkswagen non sembra neanche troppo nascosto.
Negli anni 80 il posizionamento del prodotto era indicato con il payoff “Fiat Tipo, l’ultima tentazione”. E c’è stata anche un’intera campagna pubblicitaria di spot con Renzo Arbore.
Forse quella volta, a Torino, credevano un po’ di più nei propri mezzi.