Doveva essere uno sciopero diffuso in Argentina e invece si è trasformato in una mobilitazione in tanti paesi dell’America Latina e non solo. Tra loro Bolivia, Cile, Argentina e Messico, ma anche Stati Uniti, Francia e Spagna. Tutti sconvolti dalla morte di Lucia Perez, la 16enne di Mar del Plata che è stata drogata, torturata e impalata l’8 ottobre. Un omicidio brutale che ha riunito l’associazione Ni una menos (“Non una di meno”) insieme ad altre cinquanta organizzazioni per dire basta alla violenza sulle donne. Solo in Argentina, ogni trenta ore avviene un femminicidio.
“#NosotrasParamos (“noi ci fermiamo”) per la prima volta nella storia dell’America Latina. Se le nostre vite non valgono niente, che producano senza di noi” è lo slogan di chi ha deciso di prendere parte alla protesta di oggi. Uno sciopero “bianco”, sul posto di lavoro, dalle 13 alle 14, anche se all’Obelisco di Buenos Aires è previsto un corteo per le 17. E su Google Maps sono stati pubblicati tutti i luoghi in cui si svolgerà il “Paro nacional del Mujeres” (“Sciopero nazionale delle donne”).
Il fratello di Lucia, Matìas, ha pubblicato una lettera sul sito La Garganta Poderosa, in cui racconta come la sua famiglia sia venuta a sapere dell’omicidio della sorella. E invita le donne alla mobilitazione: “Dobbiamo essere consapevoli, perché stavolta è toccato a Lucia subire questa violenza di genere bestiale. Però la prossima volta può succedere a te, o alla persona che ami di più al mondo. Bisogna essere forti e scendere in strada per gridare tutti insieme adesso più che mai: “Nessuna di meno”. Solo così eviteremo che uccidano migliaia e migliaia di ragazze di Lucia. E solo così potremo chiudere i suoi occhi, per vederla riposare in pace”.