di Luigi Curini e Sergio Splendore
I giornalisti italiani si collocano politicamente più a sinistra dei cittadini. Ne consegue una scarsa fiducia dei lettori nella carta stampata. Perché i giornali non reagiscono? Perché a leggerli e comprarli sono coloro che hanno una posizione ideologica in media più vicina a chi li scrive.
Il difficile rapporto tra italiani e stampa
Stando ai sondaggi periodicamente effettuati da Eurobarometro, i cittadini italiani hanno poca fiducia nella carta stampata. Sostanzialmente più di un italiano su due esprime un giudizio negativo a riguardo: negli ultimi quindici anni la media del livello di fiducia verso la stampa è stata complessivamente del 43 per cento, quattro punti in meno del dato europeo nello stesso periodo. Le spiegazioni più ricorrenti riconducono la sfiducia al modello di giornalismo italiano contraddistinto da una propensione al commento, da un alto livello di parallelismo politico e da una stampa che storicamente si è indirizzata a una élite, producendo, come conseguenza, bassi livelli di lettura. In questo quadro, il rapporto tra giornalisti e cittadini rimane tuttavia in secondo piano. Un peccato, a dire il vero, dato che, in una importante ricerca che risale oramai a venti anni fa, si mettevano bene in luce le conseguenze relative alla possibile “discrasia” tra credenze politiche e ideologiche dei giornalisti rispetto ai loro lettori, senza peraltro controllare empiricamente la cosa. Abbiamo dunque voluto esplorare direttamente l’ipotesi mettendo in relazione tra loro i dati relativi al posizionamento politico dei giornalisti italiani raccolti durante la recente ricerca demoscopica The worlds of journalism study con quelli che si possono estrarre da Eurobarometro per quanto riguarda i cittadini italiani, sfruttando il fatto che in entrambi i sondaggi viene somministrata la medesima domanda relativa all’autocollocazione ideologica dei rispondenti lungo una scala che va da sinistra a destra. La figura qui riportata mostra il confronto tra le rispettive distribuzioni di preferenze ideologiche nello stesso periodo temporale (inizio 2015). Come si può facilmente osservare, la distribuzione ideologica dei giornalisti italiani appare marcatamente posizionata più a sinistra rispetto a quella degli italiani in generale.
Figura 1 – Distribuzione ideologica dei giornalisti italiani rispetto a quella complessiva degli italiani
Chi scrive e chi legge
Quello che tuttavia ci interessa è capire la conseguenza di tutto ciò. Prendiamo un italiano che, magari dopo aver letto una serie di tweet o interviste televisive a vari giornalisti, si auto-percepisce complessivamente come lontano ideologicamente da questi ultimi (perché più a sinistra oppure, più plausibilmente, a destra rispetto a tali posizioni). Il cittadino presenterà anche una minore fiducia nella stampa? E se sì, in che misura? I risultati di una semplice analisi logistica mostrano che il fattore ideologico conta, e molto: pur controllando per tutta una serie di fattori considerati rilevanti in letteratura (come il genere, l’età, il reddito, il luogo in cui si vive, l’interesse per la politica e la stessa propria posizione ideologica del singolo rispondente) l’impatto della prossimità ideologica tra italiani e giornalisti non solo si conferma significativo, ma risulta assai rilevante (qui di seguito il link per chi è interessato all’analisi econometrica): la probabilità attesa di avere fiducia nella stampa passa, ad esempio, da poco più del 30 per cento per un italiano che si auto-colloca in modo molto distante dalla posizione media dei giornalisti, a un più che soddisfacente 65 per cento per chi presenta la stessa posizione ideologica registrata, sempre in media, dai giornalisti.
I risultati della nostra analisi pongono però anche un ulteriore quesito: se è vero che la prossimità ideologica conta in termini di fiducia verso la stampa, perché la stampa in senso lato non reagisce in qualche modo a questa situazione? Qua le risposte possibili sono due, una ottimista e una meno. Per quanto riguarda la prima, ci si potrebbe (dovrebbe?) attendere che l’accentuata competizione sul mercato editoriale sia in grado presto o tardi di colmare l’apparente disequilibrio che emerge dalla figura sopra (e in parte è quello che sembra stia avvenendo nel panorama delle testate digitali). C’è un “ma”, tuttavia. Sempre i dati dell’Eurobarometro ci mostrano che i lettori più assidui dei giornali sono anche quelli che hanno una posizione ideologica in media più prossima ai giornalisti. Il che potrebbe condurre a un circolo che si auto-riproduce e si auto-rinforza: ovvero lo iato ideologico con gli italiani in senso lato (e la conseguente crisi di fiducia) non risulta alla fin fine davvero rilevante per il mondo editoriale, perché dopotutto chi legge (e compra) i giornali ha la stessa visione del mondo che ha chi ci scrive, e così via. Un apparente paradosso, con esiti complessivi.
Figura 2 – Confronto tra la distribuzione ideologica dei giornalisti italiani e quella degli italiani che leggono molto e quella di chi legge poco