Cinema

Meryl Streep alla Festa del cinema di Roma: “Sosterrò Fuocoammare in vista degli Oscar”

Da sempre attivista su diversi fronti e in particolare su quello femminile, l'attrice, attesissima alla kermesse romana, si è espressa su molti temi di attualità e si è detta orgogliosa di aver “aperto la strada alle colleghe dopo i 40 anni. Prima che io mi imponessi da non più giovanissima, era difficile per le donne continuare ad avere ruoli significativi dopo i 40, ora mi sembra ci siano molte più opportunità, anche grazie alla televisione”

di Anna Maria Pasetti

Sosterrò Fuocoammare in vista degli Oscar, e sono certa che tutta l’Academy si accorgerà del valore incredibile di questo film, sono fiduciosa avrà delle chance di entrare in cinquina”. Così parlò Meryl Streep, tra le star più attese alla Festa del Cinema di Roma che finalmente oggi l’ha celebrata. L’attrice tre volte premio Oscar (e 19 candidature) partecipa alla kermesse come protagonista di Florence, il film di Stephen Frears in cui interpreta “la peggior cantante di tutti i tempi”, all’anagrafe Florence Foster Jenkins. Ma per il festival capitolino la Streep è alla sua seconda volta, avendo presenziato già nel 2009 quando le fu attribuito il Marc’Aurelio d’oro alla carriera. Per la 67enne star americana l’Italia rappresenta una certezza di qualità, al punto non solo di aver sostenuto l’Orso d’oro a Gianfranco Rosi all’ultima Berlinale in cui era presidente della giuria che l’ha votato all’unanimità, ma di annoverare la nostra Alba Rohrwacher (conosciuta sempre a Berlino che con lei era in giuria) tra le più promettenti giovani interpreti in circolazione. “Alba ha qualcosa di speciale, veramente” ha aggiunto la Streep incoronando l’attrice fiorentina di un onore e un onere pregiatissimi e di non facile responsabilità. Da sempre attivista su diversi fronti e in particolare su quello femminile, Meryl si è presa l’unico vanto di aver “aperto la strada alle colleghe dopo i 40 anni. Prima che io mi imponessi da non più giovanissima, era difficile per le donne continuare ad avere ruoli significativi dopo i 40, ora mi sembra ci siano molte più opportunità, anche grazie alla televisione”. E ancora nel sostegno alla mai sufficiente emancipazione femminile, la Streep non ha dubbi che “Hillary Clinton sarà un’ottima presidente. Quanto a Trump ha fatto un eccellente lavoro da solo a rovinarsi reputazione e carriera, non è necessario che io aggiunga altro”.

Benché la fenomenale attrice sia consapevole del proprio status di “mito” assunto nell’arte cinematografica, è sempre straordinaria nel suo sentirsi una persona “ordinaria”, che sa “sbagliare benissimo sul set esattamente come i miei compagni di lavoro più giovani. Anzi, ormai soffro inevitabilmente di vuoti di memoria a breve termine…” scherza la diva dall’intelligenza che capisce l’inutilità di prendersi troppo sul serio. Il magnifico personaggio che Stephen Frears le ha affidato è una figura emblematica in termini di passione verso qualcosa, a prescindere dalla sua incapacità di fare questo qualcosa. Come a dire che c’è sempre qualcosa di struggente in chi ha tanto amore ma poco talento. Florence, infatti, è perdonabile perché canta col cuore. L’attrice conferma: “Il film è sulla passione ad ogni livello, su ciò che si fa nel nome dell’amore. Che poi è quanto ci sostiene nell’arte e nella vita. In altre parole considero la passione e l’ultimo dei grandi peccati”. E lei, che ormai conta 40 anni di carriera, non ha dubbi né pudori nell’asserire che “oggi per me interpretare un ruolo ha lo stesso valore e la stessa emozione di quando ho iniziato. Ognuna delle donne che ho avuto la fortuna di restituire sullo schermo merita il medesimo impegno, allora come ora. Non ricordo nessun personaggio che non abbia amato, perché ciascuno merita amore”. Di certo quello di Florence ha meritato una passione “speciale” vista la sua peculiarità, e la Streep ammette di averlo accolto a braccia aperte soprattutto perché desiderava da anni lavorare con Stephen Frears, colui che – per intenderci – ha trasformato Helen Mirren in The Queen. Insieme hanno dato corpo e anima a una donna magnifica, tanto stonata quanto amorevole e amorevolmente protetta dal marito (un sorprendente Hugh Grant) che la proteggeva dalle recensioni negative e dai malevoli derisi. “Anche io non leggo le recensioni e anche mio marito mi protegge sempre dicendomi ‘tutto è così bello anche quando è terribile’. Questo genere di amore aiuta a sopravvivere”. Sulla figura di Florence Foster Jenkins che Frears ritrae nel 1944, anno della sua morte successiva al leggendario concerto alla newyorkese Carnegie Hall, si è liberamente ispirato anche il film Marguerite del francese Xavier Giannoli, con una splendida Catherine Frot vincitrice del César per questo ruolo. “Sapevo del film ma ancora non l’ho visto, d’altra parte il nostro era precedente ma si è dilungato fino a diventare il secondo legato allo stesso personaggio”.

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