Channel 4 e Al Jazeera hanno deciso di mostrare attraverso il live streaming le operazioni in corso intorno alla roccaforte di Daesh nel nord dell'Iraq. Il web si divide: c'è chi considera la novità mediatica come una efficace trovata del giornalismo 2.0 e chi invece condanna la decisione delle due emittenti come una pessima strategia per attirare click e visualizzazioni
Guardare la guerra in diretta su Facebook. E, come d’abitudine per ciò che riguarda i filmati postati sul social network, reagire con commenti, like ed emoticon. Forse in un futuro non molto lontano diventerà la norma, ma il fatto che ciò accada per la prima volta fa inevitabilmente discutere. L’emittente pubblica britannica Channel 4 e quella araba Al Jazeera hanno deciso di trasmettere dei video live che mostrano vari momenti della battaglia in corso in questi giorni nei dintorni di Mosul.
Nessun filtro e nessuna mediazione da parte di esperti o commentatori, nessuna contestualizzazione dello scenario mostrato nel flusso ininterrotto di immagini. Da un lato l’esercito iracheno affiancato dai peshmerga kurdi e dalla coalizione internazionale anti-Isis, che vede in prima fila anche militari italiani; dall’altro le forze residue del Daesh, asserragliate a difesa della loro roccaforte. Il tutto con spettatori che, da varie parti del mondo, assistono in diretta alle operazioni belliche attraverso gli account Facebook delle due emittenti. Un pubblico potenzialmente sterminato ed eterogeneo, com’è quello degli utenti del social network. Persone di qualunque età e provenienza, che possono guardare le immagini sul proprio pc o su un tablet.
Le dirette fiume vanno avanti da giorni. Channel 4 ha totalizzato oltre 500mila spettatori; i contenuti trasmessi da Al Jazeera, invece, sono stati visti da poco meno di 920mila utenti. Il video della Tv araba, su Facebook, ha raccolto più 17mila reazioni e 13mila commenti, ed è stato condiviso quasi 5mila volte. E nel frattempo, anche l’agenzia kurda Rudaw fornisce in streaming immagini della battaglia in corso sul suo canale YouTube. Molte le reazioni sul web di fronte a questa assoluta novità mediatica. C’è chi l’ha considerata come una efficace trovata del giornalismo 2.0; e chi invece, indignato di fronte al profluvio di emoticon sulle immagini della campo di battaglia di Mosul, ha condannato la decisione delle due emittenti come una pessima strategia per attirare click e visualizzazioni.
The 21st century. A place where we live stream war while Facebook prompts us to ‘react’ with an emoticon. #Mosul https://t.co/1eUA4P7ojz pic.twitter.com/yVOLBOHUHs
— Harriet Salem (@HarrietSalem) 17 ottobre 2016
Sulla polemica è intervenuto in prima persona il direttore editoriale di Channel 4, Jon Laurence, che in una mail inviata al quotidiano britannico The Guardian ha motivato la scelta adottata dalla sua testata. “Attraverso il live streaming di Mosul, abbiamo voluto mostrare ai nostri spettatori uno degli eventi più rilevanti del nostro tempo. E abbiamo voluto mostrarlo esattamente come stava accadendo. Data la natura del conflitto – ha proseguito Laurence – siamo attenti e vigili che il materiale sia appropriato in ogni momento ed abbiamo gli strumenti adatti per fermare la diretta quando è necessario”.
Una portavoce della stessa Channel 4 ha inoltre precisato che un responsabile del settore digitale è stato specificamente assegnato alla supervisione del materiale trasmesso: tra i suoi compiti, rientra appunto quello di interrompere la diretta. Interrogata dal Guardian sull’uso degli emoticon, la portavoce ha risposto: “Questa è una componente standard del pacchetto fornito da Facebook per i video live. Il beneficio che a noi dà questo strumento è costituto dall’immediatezza”.