La claque era nutrita e piuttosto ben organizzata. Un profluvio di cartelli a senso unico, agitati nella sala del consiglio comunale di Padova: “Avanti sindaco Bitonci” “Continua così sindaco” “I padovani sono con te sindaco” “Grazie per quello che fai per i padovani” “Sindaco stai facendo un miracolo”. Si agitavano i vessilli di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e del serenissimo Leone di San Marco per solennizzare la prima seduta pubblica da quando la maggioranza finora apparentemente inossidabile del sindaco leghista è entrata in crisi per carenza di voti. Affetto (di parte) al commercialista di Cittadella che in questi due anni abbondanti di governo è finito sui giornali quasi quanto Renzi, anzi la notorietà è sembrato andarsela a cercare con politiche ad alzo zero in perfetta etichetta padana. Gli applausi, gli insulti e gli slogan (c’erano anche gli ultras del calcio) sono stati soltanto la parte più rumorosa di una specie di linciaggio pubblico evidentemente studiato a tavolino.
Bitonci attendeva di regolare i conti con il consigliere Riccardo Russo, 24 anni, una laurea in Scienze Politiche e studi in corso di Scienze del Governo, che ha avuto l’imperdonabile ardire, dopo essere stato eletto nel 2014 con la Lista Bitonci, di girare le spalle al primo cittadino a fine estate. A luglio il sindaco aveva messo alla porta l’assessore Stefano Grigoletto, di conseguenza Forza Italia si è divisa a metà nell’appoggio alla maggioranza. Il cambio di casacca di Russo, che ha aderito al Centro Democratico di Bruno Tabacci, è stato un colpo che ha lasciato il segno. Anche perché il giovane ex fan di Bitonci lo ha accusato di “autoritarismo”, la stessa critica arrivata da spezzoni di Forza Italia, oltre che dalla minoranza. E così la giunta Bitonci rimane appesa a un solo voto.
Non erano bastate le scritte apparse sui muri di Padova – “Russo infame” e “Russo p… l’hai fatto per la grana” – come non si vedeva dai tempi di Autonomia. Bitonci è andato personalmente allo scontro. Fischi e boati alla lettura del nome di Russo durante l’appello. Poi il primo cittadino è partito lancia in resta. “Io mi sento un po’ lontano dai giochini della politica messi in atto da chi, eletto in questa maggioranza grazie sì ai suoi voti, ma soprattutto al fatto di essere nella lista che portava il mio nome, ora è transitato dall’altra parte. Vede caro consigliere Russo, trovo offensivo che lei sia passato dal sottoscritto all’onorevole Tabacci che starebbe benissimo nella mostra dei dinosauri in corso al San Gaetano, visto che era già in parlamento da prima della Prima Repubblica”. E per non essere frainteso ha aggiunto: “In politica, purtroppo, esiste il tradimento. E lei, caro Russo, è un traditore. Vede, caro Russo, io non minaccio nessuno, ma ad ogni prossima seduta di consiglio, leggerò in pubblico uno dei tanti messaggi che mi mandava fino a poche settimane fa, dove mi considerava addirittura il suo padre putativo“.
Il povero consigliere è parso un po’ frastornato. Anche perché il suo ex collega di lista Alessandro Aggio lo ha quasi aggredito: “Vergognati, sei un pezzente, morto di fame, pezzo di m…”. Gli improperi si sono poi allargati al consigliere Antonio Foresta che ha cercato di difendere Russo. Intanto Bitonci proclamava sicurezza: “La maggioranza è in ottima salute, abbiamo 58 opere che andranno a gara entro fine anno. Abbiamo iniziato a inaugurare una serie di opere pubbliche. Continuiamo a lavorare, andiamo avanti senza Russo e siamo ancora più fieri di esserci liberati di lui”. La gazzarra in consiglio comunale è andata avanti per tre ore. Commento lapidario di Russo: “Se credono di intimidirmi si sbagliano di grosso. Queste minacce vogliono intimidire altri che con un piede sono giù fuori dalla maggioranza dove l”abc’ della democrazia è una cosa assolutamente sconosciuta. Siamo di fronte a un vero squadrismo”.