Gli effetti della legge Fornero si fanno sentire. I dati dell'Inps mostrano come l'aumento dell'età media per l'uscita dal mondo del lavoro si riscontri in tutte le categorie, sia per la pensione di vecchiaia sia per quella anticipata o di anzianità
Calano del 26,5% le nuove pensioni. Quelle liquidate dall’Inps nei primi nove mesi del 2016 sono state poco più di 311mila, a fronte delle oltre 423mila erogate nello stesso periodo del 2015. È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Inps sul monitoraggio dei flussi di pensionamento. Gli assegni sociali, tra gennaio e settembre, sono caduti del 34,9% a 23.715 unità. L’istituto ricorda che nell’anno in corso la soglia minima dell’età per l’uscita dal lavoro delle donne è salita da 63,9 a 65,7 anni, in virtù dei nuovi requisiti entrati in vigore. Nel frattempo la speranza di vita è aumentata di 4 mesi.
Entrando nei dettagli della rilevazione, effettuata coi dati aggiornati all’ultimo 2 ottobre, l’Inps spiega che la contrazione del numero dei trattamenti liquidati è stata particolarmente accentuata nel primo semestre 2016 rispetto agli analoghi valori dell’anno precedente. Si è attenuata, invece, a partire dal terzo trimestre. Per tutte le gestioni si registra un aumento dell’età media di pensionamento, sia per la pensione di vecchiaia sia per quella anticipata o di anzianità. Nel periodo gennaio-settembre 2016, l’età media totale di pensionamento (considerando cioè entrambi i generi) è, nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti (Fpld), di 65,3 anni per la pensione di vecchiaia e di 60,4 anni per la pensione di anzianità, mentre per l’anno 2015 i valori si sono attestati sui 65,1 anni per la vecchiaia e 59,9 anni per anzianità. In percentuale, la categoria in cui la riduzione dei trattamenti liquidati è stata maggiore è quella dei commercianti, per i quali il calo è stato del 31,1%; la percentuale più bassa, su questa voce, riguarda invece il settore dei parasubordinati (-22,1%).
Si tratta, in sostanza, degli effetti della legge Fornero. Per controbilanciare, almeno in parte, l’innalzamento generalizzato dell’età pensionabile, il governo ha previsto la cosiddetta Ape, ovvero l’anticipo pensionistico. Una riduzione della soglia per poter uscire dal mondo del lavoro di oltre 3 anni e mezzo a fronte di un prestito che i singoli lavoratori chiedono alle banche con il tramite dell’Inps. Nella legge di Bilancio che sta per essere presentata, l’esecutivo sta inoltre pensando di inserire una misura ad hoc che permetta di accedere all’Ape social – l’anticipo pensionistico riservato alle categorie più svantaggiate – e andare in pensione a 63 anni senza pagare la rata del prestito, a patto di aver maturato 36 anni di contributi.