Secondo la Coldiretti solo nel settore tessile, abbigliamento accessori e pelli la perdita è stata di circa 2 miliardi. Per quanto riguarda salumi e formaggi, lo stop dell'export è stato compensato con un aumento della produzione locale di prodotti italiani contraffatti, con conseguente danno di immagine
I costi delle sanzioni commerciali imposte alla Russia dall’Unione europea e Stati Uniti in risposta alla guerra civile in Ucraina e al referendum di annessione della Crimea stanno colpendo pesantemente l’economia italiana. A sostenerlo è la Coldiretti che ha calcolato in 7,5 miliardi di euro in due anni le perdite legate al calo dell’esportazione di prodotti italiani, dall’alimentare alla moda fino alle auto. “L’agroalimentare – sottolinea la Coldiretti – è l’unico settore ad essere colpito direttamente da un embargo totale sancito, come ritorsione alle sanzioni europee, dalla Russia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 che ha chiuso completamente le frontiere del paese di Vladimir Putin ad una lista di prodotti, frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con successiva proroga.
Le sanzioni hanno infatti alimentato una guerra commerciale che ha danneggiato tutti i comparti simbolo del made in Italy. Secondo la principale associazione italiana dei produttori agricoli solo nel settore del tessile, abbigliamento accessori e pelli la perdita dovuta al calo delle esportazioni è stata di circa 2 miliardi nel biennio mentre per i mezzi di trasporto il taglio è stato attorno ai 1,2 miliardi nello stesso arco di tempo e l’agroalimentare ha perso 600 milioni.
L’export italiano prima delle sanzioni contro la Russia andavano benissimo: nei cinque anni precedenti il blocco erano cresciute del 112%. Lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha provocato peraltro in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti italiani contraffatti, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla “Robiola Unagrande”, ma anche la mortadella “Milano” o il “Parmesan” tutti rigorosamente prodotti nel territorio russo. Alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni si sommano anche quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il made in Italy.
Il rischio – conclude la Coldiretti – riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menù mentre in altri sono stati sostituiti da prodotti locali contraffatti o provenienti dall’estero senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nell’elenco dei piatti offerti.