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Pen Pineapple Apple Pen, il tormentone di Piko-Taro che piace anche a Justin Bieber (VIDEO)

Il brano “lampo” scritto, cantato e lanciato come video su Youtube dal comico giapponese il 26 agosto ha totalizzato ad oggi 115 milioni di visualizzazioni, parodie e imitazioni. Numeri e primati mostruosi, nonché inversamente proporzionali alla qualità della canzone (se di canzone si può parlare)

di Davide Turrini

Un jingle da videogame in apertura, base ritmica modello techno a seguire, e un testo che usa tre semplici parole (Pen, Apple, Pineapple) per far ballare 115milioni e mezzo di utenti del web. Ecco i 50 secondi di canzone che stanno facendo le scarpe al successo planetario del Gangnam Style di Psy. Il brano “lampo” Pen Pineapple Apple Pen scritto, cantato e lanciato come video su Youtube dal comico giapponese Piko-Taro ha perfino scalato la storica Billboard Usa Top Chart entrando alla 77esima posizione tra i single, e bruciando il record del brano musicale più breve finito nella celebre classifica delle Top 100. “I have a pen, I have an apple. Uh! Apple Pen”, canta felice Piko-Taro, baffetti da “sparviero”, occhialetto dalla montatura leggera, camicia pitonata color oro e scialle leopardato. E via la seconda strofa: “I have a pen, I have pineapple. Uh! Pineapple Pen”. Infine l’elementare, bizzarro ritornello che svela il significato non-sense della genialata: “Apple pen… Pineapple pen… uh! Pen Pineapple Apple Pen!”. Il tutto accompagnato con quattro semplicissimi passi di danza a strisciare lateralmente coi piedi.

Il video caricato su Youtube il 25 agosto 2016 in nemmeno due mesi ha raccolto una quantità di visualizzazioni da record e si accoda sulla scia del Gangnam Style, oltre due miliardi e mezzo di visite registrate dopo quattro anni di esposizione sui social. A differenza del brano di Psy, popstar coreana già affermata prima dell’exploit del Gangnam, che produsse un lavoro musicalmente curato, complesso e ragionato anche dal punto di vista coreografico, il PPAP di Piko-Taro lascia esterrefatti per semplificazione di gesti e parole. Linguaggio “basic” per un pubblico internazionale che non ha nemmeno più tempo da perdere per andarsi a cercare significati gergali reconditi. Tra l’altro su diversi quotidiani web giapponesi viene segnalato che “This is a pen”, “This is a apple”, equivalgono un po’ al nostro “The cat is on the table”, cioè le prime frasette in inglese che vengono insegnate ai bambini per imparare la cruciale lingua d’Oltreoceano.

La sommatoria di suoni che diventa immediatamente tormentone di Piko-Taro si fa poi illimitato scioglilingua da ripetere all’infinito come un mantra. Tanto che online sono diventate migliaia le imitazioni di PPAP, dalla semplice esecuzione in playback del brano originale a veri e propri gruppi di ballerini che ballano al ritmo della Pen Pineapple Apple Pen, totalizzando a loro volta, con un altrettanto sorprendente effetto domino, milioni e milioni di visualizzazioni dal nulla. Tra queste anche i complimenti sinceri di Justin Bieber che ne ha parlato in termini entusiastici (“il video che più adoro sul web”) sul suo profilo Twitter. E per far capire quando la PPAP mania sia dilagata, il brano è finito perfino sulla tv italiana in prima serata. A Tale e Quale Show con Gabriele Cirilli che si è esibito in una loffia performance della canzoncina/tormentone modello Cugini di Campagna, quindi ben meno glamour del più ganzo e sciolto Piko-Taro.

Quest’ultimo è nato a Tokyo nel 1973 con il nome di Kazuhito Kosaka. Una decina di anni addietro ha fondato il gruppo comico-musicale dei No Bottom con i quali non ha avuto nemmeno una briciola di successo e popolarità ottenuti solo in questi ultimi due mesi con Pen Pineapple Apple Pen. I video che PikoTaro ha caricato negli ultimi 60 giorni sul suo canale Youtube, come ad esempio Neo Sunglasses, identico a PPAP nella totale assenza di scenografia e nei passi di danza appena accennati come Cab Calloway in Minnie the Moocher, non hanno però raggiunto che qualche “misero” milione di visualizzazioni. Nulla a confronto con le strofe fatte di penna, mela e ananas. Un’essicazione all’osso del testo che ricorda lontanamente quel ritornello ultrapop “Dammi tre parole, cuore, sole, amore”, tratto dal brano Tre parole di Valeria Rossi. Era ancora il 2001 e il web non portava con sé folle oceaniche di ascoltatori. Chissà se a riascoltarlo oggi trascinerebbe online anche utenti non italiani. In fondo, al di là delle strofe altrettanto non-sense del brano della Rossi (ad esempio: “slacciati la faccia/ha rabbia il gatto che/gioca con la buccia/e gira in tondo), pen-apple-pineapple potrebbero avere la stessa audience mondiale di cuore-sole-amore…o no?

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