Alcuni contenuti sull'immigrazione musulmana erano stati segnalati dagli utenti nel dicembre 2015. Ad impedire l'oscuramento di quegli status sarebbe intervenuto Mark Zuckerberg in persone, affermando che censurare un candidato alla Casa Bianca sarebbe stato inopportuno. E la scelta avrebbe creato tensioni all'interno dell'azienda
Rimuovere alcuni post pubblicati su Facebook da Donald Trump. Un’ipotesi che gli impiegati del social network avrebbero a lungo valutata, prima di essere convinti da Mark Zuckerberg in persona a evitare qualsiasi tipo di censura. Il motivo? Alcuni di quei contenuti apparsi sulla bacheca del profilo del tycoon newyorkese erano stati ritenuti una forma d’istigazione all’odio. A rivelarlo è il Wall Street Journal, che cita “fonti che hanno familiarità con la faccenda”.
Al centro delle discussioni interne ai dipendenti di Facebook, spiega il giornale americano, i post che vertevano intorno alla proposta d’impedire ai musulmani di fare ingresso negli Stati Uniti. In particolare, il problema sorse in seguito alla pubblicazione di uno status del 7 dicembre 2015 che rimandava ad una “Dichiarazione di Donald J Trump sul divieto dell’immigrazione musulmana“.
Il testo si apriva affermando che il candidato repubblicano intendeva perseguire “la totale e completa interruzione dell’ingresso dei musulmani negli Usa finché i rappresentanti del nostro Stato non avranno capito cosa stia succedendo”. Alcuni utenti, racconta il Wall Street Journal, segnalarono quel post come un contenuto che istigava all’odio, e questo costrinse il team di Facebook ad avviare un controllo. In una chat interna, i dipendenti si dissero convinti che quel post violasse le norme del social network.
Ma a quel punto intervenne, a sedare il dibattito, il fondatore stesso di Facebook. Censurare un candidato alla Casa Bianca, spiegò in quell’occasione Zuckerberg ai suoi dipendenti, sarebbe stato inappropriato. Decisione, questa, accolta non senza malumori dai dipendenti. Alcuni si lamentarono ufficialmente, anche di fronte all’amministratore delegato e ad altri manager, ritenendo che non intervenire sarebbe equivalso a piegare le norme del social network a favore del frontrunner repubblicano. Altri responsabili del settore incaricato della revisione dei contenuti minacciarono addirittura, secondo le fonti racconti dal Wall Street Journal, di abbandonare l’azienda. Particolare tensione si sarebbe raggiunta nel corso di una riunione svoltasi nel gennaio 2016, secondo quando riferito da due persone che vi presero parte. Un impiegato musulmano chiese ai vertici dell’azienda come potessero mai tollerare i commenti di Trump, e Zuckerberg replicò spiegando che, sebbene la dichiarazione del tycoon si qualificasse come un incitamento all’odio, rimuovere il post avrebbe avuto delle implicazioni troppo drastiche.
Silenzio assoluto, sulla questione, da parte dello staff di Trump. I responsabili della sua campagna elettorale non hanno risposto alle richieste di chiarimenti avanzate dal Wall Street Journal.