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Elezioni Usa 2016, la playlist dei musicisti contro Donald Trump: da Moby ai Franz Ferdinand

Il progetto prende il nome di “30 days, 30 songs”, ed è un calendario di tre decadi, dal 10 ottobre sino alla data campale del 10 novembre, a cui associare altrettante canzoni. La finalità ha un esplicito connotato politico: mobilitarsi per un’America senza il tycoon alla Casa Bianca

di Giuseppe Pagano

Quando si parla di corsa alla Casa Bianca non si può non parlare di musica. Scegliere una colonna sonora giusta per una convention o un semplice comizio infatti è quasi una scienza, e può diventare anche materia per dibattiti per politologi o analisti in merito ai target elettorali di riferimento o ai messaggi veicolati da un candidato. Toccare le “corde” giuste dell’elettorato con la musica, dunque, e sin qui niente di nuovo. Così come non è una novità che i candidati democratici possono vantare il sostegno diretto della gran parte della comunità musicale a stelle e strisce, con endorsement di artisti del calibro di Bruce Springsteen Beyoncé, Katy Perry, The National

La notizia è che in questa campagna elettorale un gruppo ben assortito di musicisti, da Moby ai R.E.M., si è coalizzato apertamente contro Donald Trump con un’iniziativa senza precedenti. Il progetto prende il nome di “30 days, 30 songs”, ed è un calendario di tre decadi, dal 10 ottobre sino alla data campale del 10 novembre, a cui associare altrettante canzoni. La finalità ha un esplicito connotato politico: mobilitarsi per un’America senza Trump. Il candidato repubblicano non è nuovo alle ruggini con lo show biz musicale. Già Neil Young, R.E.M., Rolling Stones e Adele avevano diffidato molti mesi fa l’istrionico miliardario dall’uso delle loro canzoni durante i suoi comizi, dopodiché sono arrivati anche Nicki Minaj, Kesha, Roger Waters e Madonna ad arringare i loro fan mettendoli in guardia dai pericoli di una presidenza Trump.

Ora la faccenda è diversa: i musicisti sono andati al contrattacco con una playlist creata ad hoc contro “Orange Face”. L’idea è nata dallo scrittore Dave Eggers e da Jordan Kurland, che cura la Zeitgeist Artist Management, entrambi originari di Chicago. Sembra che l’intuizione per questo progetto sia venuta proprio ad Eggers, che si trovò ad assistere ad un comizio di Trump a Sacramento con l’esperienza straniante di ascoltare soundtrack “rubate” a Springsteen, Elton John e The Who. Va ricordato pure come Eggers e Kurland non siano nuovi a questo tipo di iniziative: per esempio, durante le presidenziali del 2012, avviarono il progetto “90 days, 90 reasons” chiamando a raccolta novanta voci autorevoli in campo culturale per declinare novanta buone ragioni per votare Barack Obama.

Che canzoni possiamo trovare in questa opera collettiva? Alcuni titoli lasciano ben poco spazio all’immaginazione. Nel giorno 14 di “30 days, 30 songs” Lila Downs, una delle cantanti di punta della world music messicana, ha contribuito al progetto rilasciando “The Demagogue”, titolo non dissimile da “Demagogue” dei Franz Ferdinand. I R.E.M. hanno invece rispolverato una versione inedita live di “World Leader Pretend”, una “canzone perfetta per questi tempi strani” come ha dichiarato la band nata ad Athens. La carta dell’ironia è invece quella giocata da “From Russia with love” dove Bhi Bhiman gioca sulle simpatie del tycoon verso il Cremlino. A volte sono semplicemente i testi ad essere urticanti tra ritornelli catchy, come nel caso dei Death Cab For Cutie, che hanno puntato il dito sulle fortune di Trump nate da una telefonata al padre per farsi prestare qualche milione di dollari. Ma la chiamata alle armi non si esaurisce con il semplice rilascio di una canzone. Sulla pagina Facebook del progetto è possibile leggere le motivazioni che hanno spinto i musicisti a partecipare. Moby, che ha pubblicato la traccia “Trump is on your side”, ha dichiarato: “Nessuna persona sana di mente assumerebbe un pagliaccio inesperto e arrabbiato per sistemare le sue tubature, quindi perché qualsiasi persona sana di mente dovrebbe chiamare un pagliaccio inesperto e arrabbiato per governare il Paese?”.

C’è da scommetterci che questa playlist potrebbe dare qualche grattacapo a Trump, soprattutto perché può sollecitare indecisi e delusi nella fascia under 30. Ma il miliardario-caterpillar continuerà a non farsi scrupolo nel saccheggiare arie di Puccini per scaldare i cuori del suo elettorato, oppure facendo suo il discorso di Satana in “Sympathy for the Devil”: “Please allow me to introduce myself. I’m a man of wealth and taste”.

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