Perché se Maria De Filippi, Gerry Scotti e Rudy Zerbi hanno rappresentato la continuità, l'innesto di Mara Venier come rappresentante della giuria popolare ha inserito un elemento nazionalpopolare, genuino, un po' caciarone ma molto apprezzato dal grosso del pubblico del sabato sera di Canale5. Quest'anno, poi, tra i giudici è arrivato anche Teo Mammuccari, a rendere il tutto ancora più surreale e, spesso, divertente
La settimana scorsa era arrivata la mazzata dell’esordio, per il veltroniano (nel senso che Veltroni è uno degli autori) “Dieci Cose”, lo show del sabato sera di RaiUno che avrebbe dovuto ringiovanire il target e alzare l’asticella della qualità del varietà dell’ammiraglia di viale Mazzini. E dopo un prima puntata deludente assai sul fronte degli ascolti, cosa hanno deciso i coraggiosissimi dirigenti Rai? Ovviamente di rinnegare il pur confuso e poco efficace afflato innovatore e di tornare, con la coda tra le gambe, al più classico e noioso dei programmucci con un preciso target più in linea con quello della rete.
Risultato? 2.368.000 spettatori (10.9% di share) per la prima puntata, 2.502.000 telespettatori (11,2%) per la seconda: la pavida marcia indietro frutta solo 134.000 spettatori e lo 0,3% di share. Giusto così, verrebbe da aggiungere, perché, a quel punto, meglio morire in piedi e tenendo il principio dell’innovazione, invece di crollare anche con Antonella Clerici, Stefania Sandrelli e Gigi D’Alessio come ospiti. La responsabilità, in tutta onestà, è anche del competitor “Tu sì que vales”, che su Canale5 ha portato a casa 4.397.000 telespettatori (share 22,2%), doppiando gli avversari e dimostrando ancora una volta che un buon montaggio e tanto sano cazzeggio la spuntano quasi sempre, di questi tempi, sugli schermi televisivi.
Tu sì que vales è un programma che è cresciuto molto, da quando è sbarcato su Canale5 per prendere il posto di Italia’s Got Talent (nel frattempo passato a Sky). È cresciuto come qualità, montaggio, conduzione, giuria. Perché se Maria De Filippi, Gerry Scotti e Rudy Zerbi hanno rappresentato la continuità, l’innesto di Mara Venier come rappresentante della giuria popolare ha inserito un elemento nazionalpopolare, genuino, un po’ caciarone ma molto apprezzato dal grosso del pubblico del sabato sera di Canale5. Quest’anno, poi, tra i giudici è arrivato anche Teo Mammuccari, a rendere il tutto ancora più surreale e, spesso, divertente.
Tu sì que vales è un programma che funziona e che propone al telespettatore una onesta proposta di intrattenimento di prima serata: niente pretese né promesse di standard elevati che non interessano né a chi fa la trasmissione né a chi la guarda. Ma l’intrattenimento ultrapop (con qualche inserimento trash) non diventa mai di infimo livello, insultante per il pubblico, sgradevole. Neppure quando, come ogni talent che si rispetti, anche Tu sì que vales utilizza storie particolarmente intense, difficili o tristi dei concorrenti. Non c’è mai stata strumentalizzazione, e il merito in questo caso è soprattutto di Maria De Filippi e Gerry Scotti. La prima affronta le vicende complicate e difficili con un distacco solo apparente ma che aiuta ad allontanare ogni tentazione di strumentalizzazione. Bloody Mary chiede, stimola, fa aprire, senza mai entrare a gamba tesa. Molto diverso, ma altrettanto utile, l’atteggiamento di Gerry Scotti. Lui si commuove subito, scatta la lacrimuccia, ma il tutto è così spontaneo e genuino che serve a creare empatia con il concorrente e con il pubblico a casa.
Alla conduzione, con Belen Rodriguez confermatissima, è arrivato quest’anno Simone Rugiati. Chef ormai più in tv che dietro i fornelli, Rugiati ha ancora avuto modo di dimostrare poco, visto che solo nelle ultime puntate in diretta si potrà avere un effettivo riscontro sul suo modo di condurre, ma per adesso non ha nemmeno fatto disastri, e per uno che di mestiere fa (o dovrebbe fare) altro, è già un’ottima notizia. Tu sì que vales stravince, dunque, e onestamente convince pure. È onesto, leggero, a tratti molto spassoso. È intrattenimento puro. “Dieci cose” voleva essere quello e molto altro, visto che l’ambizione era di rinverdire i fasti del Fazio di Anima mia o L’Ultimo Valzer. L’esperimento della prima puntata era tutt’altro che riuscito, ma andava trovato il coraggio di continuare su quella strada o, se proprio non si voleva o non si poteva, chiudere il programma e tanti saluti. La nuova Rai, però, non riesce proprio ad andare fino in fondo, magari cercando di non farsi condizionare troppo dagli ascolti. È ancora in mezzo al guado, e il livello dell’acqua è arrivato pericolosamente alla gola. E allora è normale (e persino giusto) che a spuntarla sia Mediaset, ovviamente quando (e non capita spesso) gioca sul velluto con un programma non certo rivoluzionario ma assai godibile come Tu sì que vales.