Giovane e bello, adesso anche vincente. Grazie a due ragazzini che insieme hanno 35 anni, meno di Gigi Buffon. Il primo, Manuel Locatelli, lo ha infilato con un tiro da stropicciarsi gli occhi; il secondo, Gigi Donnarumma, è il suo erede designato come ha dimostrato ancora una volta con il volo all’incrocio dei pali che ha salvato il vantaggio rossonero. Due frammenti di una partita, Milan-Juventus, che tiene viva la Serie A e conferma i progressi della squadra di Vincenzo Montella, a due punti dai bianconeri ma soprattutto capace di amalgamare un gruppo che è cambiato davvero poco rispetto allo scorso eppure senza completamente diverso. Il Milan è tatticamente ordinato, sa far male senza scoprirsi e sta pian piano azzerando i passaggi a vuoto che nel primo mese di campionato l’avevano penalizzato.

Siamo di fronte a una squadra capace di lottare davvero per qualcosa in più dell’Europa, neanche sfiorata lo scorso anno con lo stesso telaio? Troppo presto per dirlo. Però i rossoneri si lasciano guardare. Hanno l’incoscienza di Locatelli e il talento di Donnarumma, più altri (tanti) under 23 interessanti e sono arrivati a schierarne addirittura 6 contro la Lazio, a fine settembre. In più, non hanno pressione, quella che la Juventus soffre per la seconda volta a San Siro in meno di un mese, complici le assenze pesanti di Marchisio, Chiellini (e ora si è fermato anche Dybala) oltre al gol (regolare) annullato a Pjanic, comunque l’unica cosa buona di una prestazione davvero povera di contenuti. Il Milan sta anche ritrovando l’entusiasmo di un ambiente che sembrava sempre più disamorato (appena 14mila abbonati) e che invece in quel gruppo di giovani preso per mano da Montella sta scoprendo una squadra, ovvero tutto ciò che i i tifosi non hanno mai visto nelle ultime stagioni.

Ci sono un’identità e un’anima. E non è un caso, perché Donnarumma, Locatelli – ma pure un rigenerato De Sciglio – indossano la maglia rossonera fin da piccoli. Sono anche italiani, come sognava Silvio Berlusconi negli scorsi mesi. L’autarchia invocata dall’ex cavaliere gli ha regalato un ultimo Milan-Juventus vissuto da presidente (se davvero si concretizzerà il closing con i cinesi) da ricordare. Per la vittoria e per come è arrivata: dai piedi di Locatelli e dalle mani di Donnarumma. Manuel, centrocampista centrale, è nato a Galbiate, in provincia di Lecco, nel 1998. Fino a 11 anni ha giocato nell’Atalanta, poi si è legato al Milan, la sua squadra del cuore da sempre, e non lo ha mai più lasciato. Con quella maglia, che tanti hanno sofferto nelle ultime stagioni, gli riescono magie con semplicità. Anche contro la Juventus, nonostante un avvio incerto e complicato, ha continuato a giocare con la calma dei forti e dei predestinati. Fino a quel bolide di destro valso 3 punti. È stato il suo secondo tiro nello specchio in Serie A. Il primo era andato a finire allo stesso modo contro il Sassuolo. Erano seguite lacrime di gioia. Davanti ai 76mila di San Siro, questa volta, Locatelli – che dicono essere il nuovo Pirlo, ma meglio andarci con calma – sfoggia la faccia tosta di chi è consapevole dei propri mezzi. Come Donnarumma nel finale, con quel tuffo che spegne il tiro di Khedira e porta i rossoneri a un passo dalla Juve. Allegri resta ancora primo, ma è apparso di nuovo in affanno e incapace di svestire i suoi da supponenza e lentezza. Tutto il contrario del Milan, fresco e affamato. È il bello della gioventù. Finalmente qualcuno ha deciso di crederci. Le soddisfazioni non stanno tardando ad arrivare.

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