Società

Disabilità, le peripezie di un ‘distro-fico’ tra water e francesini

L’esimia cacca con la M maiuscola è tornata tra noi, e quest’oggi la metafora della vita del francesino – lo sbandieratore della distrofia di Duchenne – si infittisce come la trama di un thriller.

Nella scorsa puntata vi ho illuminato con questo indovinello: qual è la differenza tra un water e un francesino? Semplice, il primo la cacca con la M maiuscola la ingurgita per professione, mentre il secondo – in virtù delle vicissitudini derivanti d’oltralpe – l’affronta suo malgrado e vi ha a che fare per tutta la vita…

Dalle riunioni degli stitici anonimi – cui il distro-fico è costretto a partecipare, e da cui il sottoscritto è uscito a sedere alto -, andremo ad analizzare il famoso “Trittico dell’Innominata”, che raggruppa in una sola opera le tre più grandi conseguenze della francesina, note al transalpino come le tre più imponenti indigestioni di cacca con la M maiuscola cui è sottoposto.

La prima parte dell’opera prende spunto da Toro Seduto (che dall’aldilà mi segue sempre e che saluto), il quale rispecchia la metafora del transalpino quando quest’ultimo “decide” di appendere le gambe al chiodo e “rinuncia” ai suoi diritti di camminatore. Essendo pigro, infatti, il distro-fico arriva al punto in cui accetta la carrozzina come manna (o mannaia per i meno pigri) piovuta dal cielo, poiché è vista quasi come una liberazione: finalmente mette la parola fine a inutili fatiche e a innumerevoli cadute. Avvertenze: da questo momento in poi sarebbe meglio non augurargli di stare in gamba, poiché abracadabra diventa un malaugurio.

Cacca di qua, cacca di là, più che felice sarai (ritornello, con tutto il rispetto per i Puffi e la loro sigla).

La seconda conseguenza, ovvero la parte due del “Trittico dell’Innominata”, consiste nel declassamento graduale della forza nelle braccia, laddove Popeye (“Braccio di ferro” per i meno colti) ne possedeva a iosa: quanto è ingiusto il mondo (c’è chi ha troppo e chi niente, vero Occidente?). Questo non fa altro che aumentare vertiginosamente il livello di giramento di pale eoliche del francesino, poiché gli sarà principalmente precluso toccare il sedere delle fanciulle e far ricadere la colpa sul bipede attivo più prossimo.

Cacca di qua, cacca di là, più che felice sarai (ritornello).

La parte conclusiva dell’ormai noto Trittico riguarda il sistema di aerazione. Sistema, questo, che porta il distro-fico a sentirsi a corto di fiato, proprio come un maratoneta sfinito. Tuttavia se il transalpino vuole tornare a correre, ma soprattutto a procedere in questa avventura che si chiama vita, deve fare affidamento incondizionato su apparecchi atti alla ventilazione meccanica. L’accettazione di codesti strumenti corrisponde di certo alla più grande indigestione di cacca con la M maiuscola per il transalpino in questione. Perché questo sarà il suo più grande dilemma: quale maschera utilizzare per il respiratore? Quella di Batman o Superman? Infatti, per il distro-fico è carnevale tutto l’anno.

Cacca di qua, cacca di là, più che felice sarai…

Dal Trittico passiamo alle conseguenze indirette di sua maestà la francesina, ovvero le varie indigestioni che tengono in perenne diarrea il mangiatore d’oltralpe, che si riscatta dalla stitichezza della scorsa puntata. Gambe, braccia e fiato, poi cos’altro? Il cuore, ma quello metaforico. Parliamo quindi delle rappresentanti del gentil sesso, così gentili da affezionarsi al francesino al punto da dichiarare: “Sono proprio felice di essere diventata tua amica”. “Proprio ‘na gioia”, viene da dire al transalpino, che puntava molto più in alto (perché è pur sempre un uomo). Francesino non pensare: la regola dell’amico – tanto decantata dal buon Pezzali (ciao Max) – diventa una costante della tua vita, ma non disperare perché esistono anche le variabili (altrimenti alcune gentili rappresentanti potrebbero querelarmi).

Cacca di qua, cacca di là, più che felice sarai…

L’esimia, infine, accompagna l’esemplare di disabile anche quando esce: barriere architettoniche e culturali, tanto per cominciare. Non contenta, lo marca a uomo nel difficile, tanto per usare un eufemismo, mondo del lavoro (N.B. fare il disabile non è un lavoro), a scuola (copiare per il francesino non è banale), in viaggio.

E poi basta? E invece no, poiché anche il Paradiso gli è precluso: per raggiungerlo c’è da fare una bella scalinata, barriere architettoniche del diavolo (beh salutiamolo, conviene tenerlo buono per il futuro).

Quindi: cacca di qua, cacca di là, più che felice sarai…