“Nessuno ha il diritto di rivendicare ciò che non gli appartiene. Non si possono evocare eventi storici che non si sono mai verificati rubando la storia altrui”. Così il presidente della Repubblica di Grecia Prokopis Pavlopoulos sulla necessità di difendere l’identità greca della Macedonia e di rispondere ai “falsificatori” della storia, in riferimento alle autorità dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom) che non solo vantano pretese storiche inesistenti, ma si sono anche impossessati dei loghi di Alessandro Magno, per farne vessilli personali.
In occasione delle celebrazioni per il 104esimo anniversario della liberazione della città di Halastra dalle truppe bulgare, Pavlopoulos è intervenuto nuovamente sull’annosa vicenda della disputa del nome tra Grecia e Fyrom. Quest’ultima da sette anni ha ottenuto raccomandazioni e relazioni positive dalla Commissione europea per l’avvio dei negoziati di adesione all’Ue, ma Bruxelles continua a non esprimersi sul tentativo di riscrittura della storia che sta andando in scena a pochi passi dalla Regione greca della Macedonia, nonostante archeologi di chiara fama abbiano lanciato l’allarme sui falsi storici. Qualcuno ha pensato di concedere alla Fyrom un cadeau pur di annetterla a Nato e Ue?
Purtroppo a Skopje nessuno ferma la riscrittura della storia, e nessuno pare abbia letto con attenzione l’appello che duecento scienziati e archeologi hanno rivolto al Presidente americano Barack Obama sul fatto che lì stia andando in scena un’operazione di menzogna. Come osservato dal professor Stephen Miller, docente presso l’Università della California e uno dei più importanti studiosi di archeologia del mondo, la provincia settentrionale della Grecia è stata chiamata Macedonia per circa 3.000 anni, inoltre è noto alla storia che i macedoni erano greci e che, di fatto, Alessandro Magno si considerava un discendente di Achille ed Ercole. E si chiede: “C’è qualche dubbio su questi fatti storici?”.
Aggiunge che non vi era alcuna lingua macedone distinta dal greco, e Alessandro Magno (la cui statua oggi i politici della Fyrom hanno fatto costruire in bella mostra a casa loro, ndr) certamente si è identificato come greco. “E voi pensate che il suo tutore, Aristotele, gli diede lezioni in slavo?”. L’illustre docente in numerose interviste rilasciate nell’ultimo anno ha osservato come la motivazione principale per cui oggi la Fyrom avanzi rivendicazioni storiche strampalate sia di tipo territoriale.
L’obiettivo originale di annessione era finalizzato all’accesso al Mar Egeo – ha detto – ed è ancora oggi alla base della questione. Più difficile da affrontare è la questione dell’identità rubata. La gente pretende un’identità. “La loro è stata rubata, e loro lo sanno, ma non possono rinunciare a Alessandro e sostituirlo con Patraos, uno dei re di Paionia che è una parte del loro vero e proprio patrimonio, ovvero la loro vera identità. Credo che la gente di Skopje abbia bisogno di istruzione”. E sottolinea: “Per motivi di accuratezza storica, si deve comprendere che la Macedonia era ed è greca. Spiacente di andare avanti così ma devo difendere la precisione storica se la mia professione ha un qualche valore. La storia virtuale che la Fyrom sta praticando ci lascia galleggiare senza una bussola”.
La bussola, quindi, non è da ritrovare nel fanatismo ideologico che sta fagocitando gli ingranaggi del vecchio continente ma nel pressapochismo della politica e nella sciatteria di chi ignora la vera guida che si trova alla voce “storia”. Una pacificazione socio-temporale in quel grande fazzoletto che si chiama area balcanica non potrà essere raggiunta, né tantomeno abbozzata, se prima non si purificherà la cattiva politica (e la stampa che gli è asservita) dai germi del caos. Perché, come ha scritto Herbert Sebastian Agar in A time for greatness “la verità che permette agli uomini di essere liberi è in buona misura una verità che gli uomini preferiscono non sentire”.
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