Sono questi i punti contenuti nella lettera in cui la Commissione chiederà chiarimenti all'Italia. Renzi e Padoan ostentano tranquillità, anche se la manovra non è ancora pronta. La presidente della Camera Boldrini ha chiesto al governo di accelerare facendo notare che Montecitorio deve esaminare anche il decreto fiscale
Troppe coperture una tantum per fare quadrare le spese di bilancio e dubbi sull’ammissibilità del piano nazionale di salvaguardia antisismica tra le misure giustificate da eventi eccezionali. Dal deficit possono essere scorporati solo i costi sostenuti per la ricostruzione delle zone colpite dal sisma del 24 agosto e l’aumento delle uscite per l’accoglienza ai migranti rispetto a quelle affrontate nel 2016. Sono, stando a indiscrezioni di stampa, i principali punti della lettera della Commissione Ue che sarà spedita all’Italia tra lunedì sera e martedì. Oggetto: dubbi e rilievi sulla manovra in cui come previsto dal Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles il deficit/pil è fissato al 2,3% contro l’1,8% concordato la scorsa primavera. Un decimale di troppo che corrisponde a 1,6 miliardi di euro. La legge di Bilancio, tra l’altro, è ancora in fase di preparazione nonostante fosse attesa in Parlamento entro il 20 ottobre. La presidente della Camera Laura Boldrini si è detta “preoccupata” e ha sollecitato il governo affinché “il provvedimento arrivi quanto prima, anche perché a rendere più complessa l’organizzazione dei lavori c’è l’arrivo concomitante del decreto fiscale che anch’esso comincerà il suo cammino parlamentare dalla Camera”.
Né il premier Matteo Renzi né il ministro Pier Carlo Padoan, stando a quanto hanno dichiarato nel fine settimana, intendono cedere. Secondo il presidente del Consiglio il confronto con la Ue è “fisiologico” e l’Europa può fare “una lettera sulla manovra italiana chiedendo maggiori spiegazioni, ma la sostanza non cambia“, mentre il titolare di via XX Settembre in un’intervista a Repubblica accolta con disappunto dai vertici comunitari si è spinto a dire che l’Europa è al bivio e “deve scegliere da che parte stare”. E bocciare la finanziaria italiana “sarebbe l’inizio della fine”. Una bocciatura della legge di Bilancio non è alle viste, sicuramente non prima del referendum costituzionale del 4 dicembre, ma d’altro canto Bruxelles deve anche fare i conti con possibili accuse di favoritismi nel caso si mostri troppo indulgente nei confronti di Roma al momento di valutare il rispetto delle regole del fiscal compact. Il calendario prevede comunque che il giudizio definitivo arrivi solo dopo Natale. Lettere di “richiamo” sulle leggi di bilancio arriveranno comunque, sempre stando a indiscrezioni, anche a Belgio, Spagna, Portogallo, Estonia e forse Francia e Olanda.
Già nella conferenza stampa a conclusione del vertice del 21 ottobre Renzi aveva attaccato dicendo che l’Italia si aspetta semmai procedure di infrazione per chi non rispetta le norme sul ricollocamento dei migranti. Ed aveva anticipato che nella battaglia per il futuro bilancio europeo 2019-2026, Roma non è disposta a continuare a dare soldi (“ogni anno versiamo 20 miliardi e ne riprendiamo 12”) che vanno a favore dei paesi dell’est se questi continueranno a rifiutare la solidarietà per la distribuzione dei profughi. Ed aveva anche sottolineato che per uscire dalla crisi “il modello americano di Obama ha funzionato, quello dell’austerity europea no”. Bruxelles ufficialmente non commenta le parole di Renzi né quelle di Padoan.