Confronto a Palazzo Chigi tra premier, ministro Orlando e presidente dell'Associazione dei magistrati. Il guardasigilli: "Non è stato un dialogo tra sordi". Dall'esecutivo disponibilità soprattutto sull'assunzione di amministrativi. Ma le toghe hanno chiesto l'estensione della proroga dei pensionamenti a 72 anni per tutti
Sullo sciopero non è ancora detta l’ultima parola perché deciderà il comitato direttivo dell’Anm. Ma “non è stato un dialogo tra sordi”, dice il ministro della Giustizia Andrea Orlando. In attesa che la maggioranza sappia che fare della sua riforma penale per la quale continua a rinviare l’approvazione al Senato, il governo ha ricevuto i vertici dell’Associazione nazionale dei magistrati, guidati dal presidente Piercamillo Davigo. “Abbiamo manifestato il disagio della magistratura per una serie di problemi e dal presidente Renzi è arrivata una apertura su una serie di cose” ha detto il consigliere di Cassazione dopo due ore di incontro a Palazzo Chigi, richiesto alcune settimane fa proprio da Davigo. “C’è stato un confronto molto franco, aperto, in un clima positivo” ha confermato il ministro guardasigilli Orlando. Un confronto per scongiurare anche uno sciopero dei magistrati per protestare contro la riforma, anche se, ribadisce Orlando, “sarebbe strano se a fronte della disponibilità a cogliere alcune questioni ci fosse una risposta in quella direzione”.
Le aperture di Renzi, ha spiegato Davigo, sono sul ricondurre a tre il periodo di legittimazione per i magistrati di prima nomina, “sulle risorse e soprattutto sulle assunzioni del personale amministrativo anche a rivedere la questione sull’estensione della proroga a tutti i magistrati, a fronte della spaventosa scopertura dell’organico, almeno sino a quando non sarà coperto l’organico dei magistrati”. “Soprattutto ci ha dato notevole disponibilità sulle risorse per il personale – sottolinea Davigo – anche ai fini della riqualificazione del nostro personale amministrativo, che vive un grande disagio”.
Tra gli aspetti che l’Anm ancora critica c’è la cosiddetta “avocazione obbligatoria“, cioè il potere della Procura generale della Corte d’appello di avocare un’inchiesta se l’indagine non viene chiusa in un certo periodo di tempo. “L’avocazione obbligatoria è una norma irragionevole – spiega Davigo – che non risolve i problemi e crea questioni nella gestione del personale delle procure”. Ma sul punto, risponde Orlando, “a fronte della critica abbiamo chiesto, per favorire la riflessione, se ci sia l’indicazione di un altro percorso rispetto al termine dei tre mesi. Difendiamo la questione se ma abbiamo chiesto di farci sapere se c’è un’altra strada”.
Resta ancora sul tavolo la questione della proroga dei pensionamenti fino a 72 anni che con un decreto passato con un voto di fiducia (pure quello contestato dall’Anm) è stata garantita per ora solo ai vertici delle magistrature. “Riteniamo ragionevole, per almeno il periodo transitorio fino alla copertura dell’organico, trattenere tutti i magistrati in servizio fino a 72 anni come è stato fatto per quelli prorogati. Tenuto conto che mancano 1130 magistrati su 9000, non è la panacea, ma almeno un pezzo lo copriamo trattenendoli in servizio”. La maggiore preoccupazione del sindacato, aggiunge Davigo, è rappresentato dalla “disparità di trattamento” che si è venuta a creare con il decreto. “Il nostro argomento è stato ritenuto convincente, ma non è detto che la prendiamo come apertura”.”Noi abbiamo fatto presente – ha detto ancora Davigo – che come Anm abbiamo deciso di dare appoggio ai magistrati che dovessero impugnare i provvedimenti” davanti alla Corte di Giustizia della Ue. E ricordando che la Corte ha già accolto analoghi ricorsi contro una legge dell’Ungheria, ha spiegato che se questo avvenisse anche per l’Italia, “l’effetto sarebbe devastante“.
Nella stessa giornata Renzi e Orlando hanno ricevuto anche il presidente del consiglio forense Andrea Mascherini: “Si è discusso di molti temi – ha riferito – dal processo penale e civile a quello telematico, alle misure alternative al processo. Sul processo penale l’attuale disegno del governo è un punto di equilibrio”. Mascherini si è detto “molto soddisfatto”. Di contro però arriva una nota del presidente dell’Unione delle Camere penali, Beniamino Migliucci che chiede al governo di “non cedere ancora alle richieste dell’Anm”. Migliucci respinge con forza un possibile dietrofront sulla riforma: “Passi indietro sarebbero inaccettabili in un disegno di legge che già contiene aspetti fortemente negativi, tra i quali il processo con la partecipazione a distanza e l’allungamento dei termini di prescrizione”.