L'ex primula rossa del banditismo rosso era accusato dell'assassinio del 37enne Santino Gungui, a Mamoiada (Nuoro). Le accuse erano fondate su un'intercettazione ambientale e la Procura aveva chiesto l'ergastolo
Graziano Mesina è stato assolto, perché il fatto non sussiste, al processo che lo vedeva imputato come mandante del delitto di Santino Gungui, avvenuto a Mamoiada (Nuoro) la notte di Natale del 1974. Il pubblico ministero Giorgio Bocciarelli aveva chiesto l’ergastolo. Stamani è arrivata la sentenza del gup di Nuoro, Claudio Cozzella, che ha assolto con formula piena l’ex primula rossa del banditismo sardo dall’accusa di aver ordinato dal carcere l’omicidio dell’allora 37enne Gungui. Mesina aveva scelto il rito abbreviato.
Il pm, nel corso della requisitoria, ha ripercorso i punti salienti dell’indagine nata dall’inchiesta madre sull’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga che ha portato Mesina di nuovo in carcere nel giugno 2013. Bocciarelli si è soffermato in particolare sull’intercettazione ambientale registrata il 19 marzo 2012 all’interno della Porsche Cayenne in cui Grazianeddu parla con il suo autista. In quei minuti di conversazione secondo il magistrato ci sono le prove del coinvolgimento di Mesina dell’omicidio: l’ex latitante avrebbe commissionato dal carcere la morte di Gungui che all’epoca aveva 37 anni, ucciso da quattro colpi di fucile calibro 16. E lo avrebbe fatto perché Gungui non gli aveva restituito una somma frutto di traffici illeciti. Ma oggi il tribunale ha fatto cadere tutte le accuse.