Sausage Party è un precipitato di brioso citazionismo incasellato in uno script sintetico e gioioso, capace di scherzare pesantemente sulle “diversità” identitarie religiose (ebrei ed islamici), in quelle di genere (etero, gay, lesbico), per non parlare di un’irriverente trattamento della sessualità che mai avevamo visto in un film d’animazione
C’è un film d’animazione dove una salsiccia copula con una “panina” tutta curve, dove un pane arabo ha una relazione sessuale con un bagel ebraico (maschio), e in cui un preservativo, una confezione di lavanda vaginale, un rotolo di carta igienica e una cacca piangono della loro triste condizione esistenziale. Parliamo di Sausage Party, il film targato Sony Pictures, diretto da Greg Tiernan e Conrad Vernon, che ha raggranellato i suoi bei 135milioni di dollari in due mesi di programmazione e che il 31 ottobre 2016 esce anche sugli schermi italiani. E va detto, tutti questi prodotti da supermercato, con le loro belle manine guantate e i piedini con scarpe modello M&M’S, sono protagonisti assoluti di una improvvisata, folle, sanguinosissima e incredibilmente divertente, rivolta contro gli esseri umani che nemmeno in un film sugli alieni. La canzoncina in apertura intonata da un gruppo di pasciute e felici pannocchie, viene ripresa da tutti i frutti, le verdure, i leccalecca, i cartoni di latte presenti sugli scaffali di un mega market Shopwell’s, proprio all’apertura mattiniera del 4 luglio, festa statunitense in cui si consumeranno quintali di merce.
In mezzo alla marea di peperoni e biscotti, bibite e detersivi, ecco sbucare i protagonisti di Sausage Party: alcuni wurstel chiusi in una confezione di plastica trasparente capitanati dal baldanzoso Frank, e sei “paninette” con curve e labbrone alla Jessica Rabbit che hanno come leader la bella Brenda. Tutti attendono con impazienza e delirante piacere di finire nel “grande Oltre”, cioè verso quella luce che si intravede al di là della porta del supermercato, un luccichio che pare descrivere il paradiso. L’estasi di salsiccine&Co. nell’essere acquistati non si placa nemmeno quando un barattolino di mostarda, riportata in corsia perché la cliente che l’aveva acquistata voleva una salsa più dolce, torna tra gli scaffali e i compagni di (s)ventura urlando il suo terrore per quello che ha visto proprio nel “grande Oltre”. Pare che gli esseri umani, dall’orrendo geek che dirige il supermercato a signori e signore deformati che tirano goffamente carrelli, non siano quella meta così pacifica e meravigliosa immaginata. Ma non c’è tempo di riflettere che Frank e Brenda vengono agguantati da una “milf” per il pranzo del giorno di festa. Per loro, e per gli improvvisati compagni di “viaggio” verso la cucina, la terrificante scoperta di una fine immediata non tarderà ad arrivare. Non resterà loro che fuggire tornando nel supermercato ed organizzando una resistenza armata contro i cattivi umani.
Sausage Party è un precipitato di brioso citazionismo (il sacco di farina che cade per terra nella corsia del market diventa lo sbarco degli alleati in Salvate il Soldato Ryan, come il “vengo a prenderti” della lavanda vaginale a Frank arriva da Shining) incasellato in uno script sintetico e gioioso, capace di scherzare pesantemente sulle “diversità” identitarie religiose (ebrei ed islamici), in quelle di genere (etero, gay, lesbico), per non parlare di un’irriverente trattamento della sessualità che mai avevamo visto in un film d’animazione. Quando sbuca perfino una gomma da masticare (masticata) adagiata su una sedia a rotelle parlando come Stephen Hawking, e la gioia della sanguinaria ribellione dei prodotti di supermercato viene festeggiata con un’orgia tra verdure e salsicce, si comprende che il progetto totalizzante di Tiernan&Vernon non ha confini di linguaggio e di creatività. Il sottotesto filosofico politico non disdegna oltretutto l’analisi dell’attualità sfiorando lontanamente l’etica della scelta vegana (qui anche le verdure intese come cibo hanno un’anima e muoiono nell’atto di essere consumate per il palato dell’uomo) e l’idea di una rivoluzione anticonsumistica incarnata nella difesa “armata” della vita di ogni singolo barattolo di ketchup. Quando Frank e Brenda, poi, nella loro fuga scelgono di separarsi perché hanno differenti punti di vista su cosa ci sia nel “grande Oltre”, sembra perfino attuarsi con incredibile finezza intellettuale la sintesi di un dibattito etico tra religione e scienza, tra il credere e il sapere, tra la fiducia cieca in un’idea e la prova oggettiva dei fatti. Sausage Party è un film imperdibile, e questa volta pur tra wurstel, carotine e patate animate, esclusivamente solo per adulti.