Questo sabato parte il percorso “giornalismo di base” della scuola di formazione “Emilano Liuzzi” del Fatto Quotidiano. La domanda può essere lecita: che senso ha spiegare i fondamentali del giornalismo in un momento in cui tutti possono essere cronisti, editorialisti, e addirittura direttori? Basta un blog, uno smartphone, un tweet. Sì, ne siamo consapevoli. E proprio per questo abbiamo cercato di costruire un percorso articolato – dai generi giornalistici alle condizioni economiche del mercato alle news on line – che fornisca competenze minime ma indispensabili, da applicare subito.

Ci sono una serie di equivoci da chiarire. Per esempio in tanti continuano a essere convinti che il giornalismo sia soprattutto “bella scrittura”, che avere letto tanto o magari studiato parecchia letteratura all’università sia condizione necessaria e sufficiente. Non è così. La scrittura è fondamentale, ma deve seguire regole precise, deve essere funzionale, ogni orpello riduce l’efficacia informativa.

Ci sono cose che si devono fare e altre che sono vietatissime. Fin dai primi giorni della storia del Fatto Quotidiano in redazione è appesa una black list di tutte le espressioni che il direttore, Marco Travaglio, non tollera: da “vero e proprio” a “strigliare” per indicare, per esempio, il richiamo del presidente della Repubblica al premier. E’ stile, ma non è soltanto stile. E’ anche contenuto, sostanza. Poi ci sono le regole di comportamento, quello che qualcuno chiama pomposamente “deontologia” ma che alla fine è semplicemente la differenza tra uno che fa il giornalista e uno che scrive.

Sabato cominciamo, qui a Roma, con il percorso del giornalismo di base. Silvia D’Onghia ci spiegherà come si scrive un articolo di cronaca. E’ una che se ne intende, ha denunciato per prima la scandalosa morte di Stefano Cucchi e poi ha seguito tutti gli sviluppi dell’inchiesta, per fare soltanto un esempio. Dove si prendono le notizie? Come si verificano? Qual è il modo corretto di scriverle per dare il massimo dell’informazione senza compromettere il rapporto con la fonte? Ci sono dei limiti?

Al pomeriggio tocca a Giorgio Meletti che oggi è la firma di punta dell’economia del Fatto, ma nella sua carriera ha lavorato tanto per il Corriere della Sera come a La7, dove coordinava la redazione del Tg. In un’epoca in cui tutti sembrano chiamati a fare tutto – live blogging, diretta Facebook, cronaca, analisi e commento – Meletti ci spiegherà che certe differenze ci sono. Ed è bene esserne consapevoli per evitare disastri.Giornalismo scritto e tv” è una “guida pratica alle differenze, con analisi di casi concreti per capire quanto cambi il lavoro sulla stessa notizia a seconda del mezzo da cui la si deve raccontare.

Entrambi questi corsi sono pensati per chi ha interesse a occuparsi di giornalismo ma anche per chi vuole essere un lettore (o spettatore) consapevole e, dunque, un cittadino migliore.

C’è ancora qualche posto disponibile, quindi fate ancora in tempo a registrarvi per i singoli corsi o ad acquistare il pacchetto da sei lezioni. Trovate tutte le info qui.

Vi ricordo poi che a Milano prosegue anche il percorso di “giornalismo di inchiesta”, partito con grande successo a Roma sabato scorso. C’è un’altra delle grandi firme del Fatto: Gianni Barbacetto che spiegherà come si raccontano i rapporti tra corruzione e politica. Un argomento, mi sembra superfluo ricordarvelo, piuttosto attuale anche in queste ore. Gianni ha seguito praticamente tutto quello che è successo di importante negli ultimi decenni, dalla strategia della tensione a Mani Pulite alla finanza d’assalto dei “furbetti del quartierino” fino a Expo 2015 di cui, con grande anticipo sulla magistratura, ha denunciato i problemi e i troppi interessi intorno all’evento. Anche qui c’è ancora qualche posto. Trovate le info qui.

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