OUJIA – L’ORIGINE DEL MALE di Mike Flanagan Con Elizabeth Reaser, Henry Thomas, Lulu Wilson. Usa, 2016. Durata 94’. Voto 3/5 (DT)
Los Angeles 1967. La vedova Alice, assieme alla figlia adolescente Doris e alla piccola Lina, finge con abili trucchi e la cruciale collaborazione dei familiari, di essere una sensitiva rievocando defunti nel salotto di casa. Non c’è malizia, in quello che fa, perché è a suo modo fornisce un aiuto “a chi ha perso qualcuno”. Quando però a forza di scherzare e sdrammatizzare, complice il gioco di società con lettere e tavoletta/”bicchierino” che si muove da solo, le tre donne si mettono realmente in contatto col padre/marito morto, non fanno altro che aprire la strada al ritorno degli spiriti che ancora abitano lo scantinato di casa fin dagli anni quaranta. Prequel del successo commerciale (in Usa) Oujia (2014), il film di Flanagan colpisce per classicità nella costruzione di un’atmosfera d’epoca perbenista e vintage (c’è pure il collegio cattolico con preti e suore); come per una tradizionale rappresentazione anni cinquanta/sessanta del terrore dove lo spavento è qualcosa di presunto, sussurrato, evocato, ma mai visivamente e materialmente mostrato. Questo almeno per i primi 45 minuti di film che filano via lisci ed intriganti; poi quest’impostazione lascia il passo agli stilemi dell’horror contemporaneo che puntualmente si riappropriano di un finale narrativamente ingarbugliato e tecnicamente piegato ad acrobazie ed effettistica dei posseduti. Gli attori, soprattutto la piccola Lina/Lulu Wilson, autentico perno dell’invasione malvagia, lavorano con non poca grazia e ponderazione nella credibilità di ruoli apparentemente frusti da casa degli spiriti come fossero in un canonico dramma.