Dieci slogan, quelli che riempiono talk show, comizi politici, e si diffondono sui social network. Dieci bufale smontate una a una.“Ci rubano il lavoro”, ad esempio. O ancora: “Aiutiamoli a casa loro”, “Sono pericolosi”. Sono le risposte sempre pronte di chi non vede di buon occhio l’accoglienza dei profughi e gli aiuti a chi scappa da guerra e miseria. Così popolari e citate che ora l’ong Medici senza frontiere ha deciso di creare una pagina web ad hoc per smentirle, usando anche dati e percentuali. L’iniziativa si chiama “L’anti-slogan”. Lo scopo è quello di fornire “uno strumento utile a tutti per facilitare la comprensione di questa gravissima crisi globale e contribuire a un’informazione corretta, priva di preconcetti, strumentalizzazioni e luoghi comuni”,

Il punto di partenza, viene spiegato sul sito dell’organizzazione, sono state le tante domande raccolte dopo il lancio della campagna “milioni di passi”. “Sulla base di fonti ufficiali e dell’esperienza lungo le rotte dell’immigrazione – si legge – abbiamo formulato risposte specifiche e alla portata di tutti”. Il sito è molto semplice. A ogni riquadro corrisponde una credenza comune sugli stranieri. Si parte dalla presunta diffusione di malattie. “Ebola, tubercolosi e scabbia potrebbero diffondersi nel nostro Paese insieme agli immigrati”. Ma ecco che basta un clic per scoprire la verità: “Nel corso di oltre dieci anni di attività mediche in Italia, Msf non ha memoria di un solo caso in cui la presenza di immigrati sul territorio sia stata causa di un’emergenza di salute pubblica”.

Al secondo posto c’è un altro classico. “Li trattiamo meglio degli italiani: accolti, serviti e riveriti”. In realtà, scrive Msf, l’accoglienza in Italia è un “calvario”. L’insieme delle “strutture ordinarie e dei servizi predisposti dalle autorità centrali e dagli enti locali è largamente insufficiente, tanto che più del 70% dei richiedenti asilo è attualmente ospitato in strutture temporanee e straordinarie”. E allora perché non aiutarli a casa loro? “La comunità internazionale da decenni si pone come obiettivo di eliminare la fame e la povertà estrema ma, nonostante gli sforzi e gli investimenti, i risultati sono ancora insufficienti. E in ogni caso, gli aiuti internazionali da soli non bastano a consentire il rientro a casa in sicurezza di chi fugge da conflitti, persecuzioni e violenza. In alcuni contesti, poi, l’instabilità è tale che non esistono le garanzie minime di sicurezza necessarie per mantenere programmi di assistenza.”

Altro tema è quello legato allo smartphone. “Se sono disperati dove trovano i soldi per comprarsi il telefono di ultima generazione?” è una delle domande più frequenti. “Per chi fugge da guerra, violenze o povertà – è la risposta di Msf – ed è costretto a intraprendere un lungo e pericoloso viaggio, i cellulari, in particolare gli smartphone, sono beni di prima necessità: sono il mezzo più economico per stare in contatto con i propri familiari, permettono di capire dove ci si trova, attraverso la geolocalizzazione, servono a condividere informazioni fondamentali su rotte, mappe, pericoli alle frontiere e blocchi”.

La leggenda dell’invasione poi viene sgonfiata attraverso dati e numeri. “Le statistiche ufficiali dicono che la maggior parte delle persone in fuga si sposta verso i paesi limitrofi al proprio, non si “imbarca” per l’Europa. Degli oltre 65 milioni di persone nel mondo costrette alla fuga nel 2015, ben l’86% resta nelle regioni più povere del pianeta. Il 39% si trova in Medio Oriente e Nord Africa, il 29% in Africa, il 14% in Asia e Pacifico, il 12% nelle Americhe, solo il 6% in Europa”. Tra le bufale da smontare c’è anche uno dei cavalli di battaglia della Lega Nord e del suo segretario Matteo Salvini: “Non scappano da guerre”. Cliccando sopra questo slogan però si scopre che tra i motivi della fuga dal proprio paese ci sono le guerre, ma anche l’instabilità politica e militare, i regimi oppressivi (ad esempio per coloro che arrivano dall’Eritrea o dal Gambia), le violenze, e la povertà estrema (per chi parte dal Senegal e dalla Tunisia).

Così, con una campagna pensata per la condivisione sui social, Msf vuole sfatare i falsi miti che ruotano intorno all’accoglienza e di cui si nutre la politica della paura. “La crisi in atto – spiega in un comunicato Loris De Filippi, presidente di Msf – va affrontata attraverso risposte corrette, basate sulla realtà dei fatti. L’Anti-slogan è la nostra proposta per dare a tutti l’opportunità di capire e per restituire umanità all’approccio comune verso persone in drammatiche difficoltà”.

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