“Al di fuori delle considerazioni sul ciclo economico, il cambiamento nel target sul 2017 rispetto al programma di stabilità del 2016 è largamente spiegato dalle spese straordinarie legate ai rischi sull’immigrazione e sismici“. Entra così nel vivo della questione la risposta di Pier Carlo Padoan alla lettera con cui la Commissione europea due giorni fa aveva chiesto delucidazioni al governo di Roma sugli scostamenti di bilancio rispetto ai parametri concordati. L’economia italiana, ribadisce il ministro, sta ancora vivendo condizioni cicliche di difficoltà e questo suggerisce “un più graduale aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine che rimane il pareggio strutturale al 2019”.
Nella sua replica, spedita allo scadere del termine – il 27 ottobre – posto dai due firmatari della lettera dell’Ue, il vicepresidente Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, Padoan torna a snocciolare i numeri dei costi aggiuntivi che Roma ritiene necessari per far fronte alle due emergenze e che aveva già dettagliato nel Documento programmatico contestato da Bruxelles. “L’Italia – si legge nella missiva – nel 2017 incorrerà in notevoli spese per l’assistenza e la ricostruzione legate al terremoto, per un totale di 2,8 miliardi di euro”. Soldi che serviranno, ad esempio, per mettere in sicurezza “42.000 scuole, il 30% delle quali hanno bisogno di riparazioni strutturali o di essere completamente ricostruite”.
Quanto all’altra emergenza, da Via XX Settembre fanno sapere che le spese per le operazioni di salvataggio dei migranti, prima assistenza e cure sanitarie, protezione ed educazione per oltre 20mila minori non accompagnati sono stimate in 3,3 miliardi di euro nel 2016 (al netto dei contributi Ue) e a 3,8 miliardi (0,22% del Pil) nel 2017 in uno scenario stabile. Il ministero dell’Economia prospetta dunque che su questo fronte la spesa possa salire fino allo 0,24% del Pil e cioè a 4,2 miliardi. “Il numero dei migranti in arrivo in Italia nel 2016 è oltre tre volte quello del 2013 e ancora più alto del 2011-2012, il periodo seguente alla Primavera Araba“, sottolinea Padoan. Ma la gestione dei confini europei, insiste stavolta con tono quasi categorico, “dovrebbe essere un problema di responsabilità comune“.
Alla disamina va aggiunto anche il tentativo italiano e di altri Paesi membri di fare breccia nella Commissione per rivedere il metodo di calcolo dell’output gap, la differenza tra Pil effettivo e potenziale. Posta complicatissima, ma che permetterebbe all’Italia di guadagnare posizioni nella partita con la Commissione. Padoan chiede una soluzione con “urgenza”, perché basando le analisi sulla politica di bilancio “su stime di crescita potenziale alternative, la strategia di bilancio italiana per il 2017 apparirebbe sotto una luce ben diversa”.
Il giudizio definitivo della Commissione arriverà ora il 16 novembre, ma a mancare ancora – in Italia – è il testo definitivo della manovra nonostante il varo ufficiale di ben 12 giorni fa. Il provvedimento è alle battute finali al ministero dell’Economia ed entro il fine settimana dovrebbe passare al Quirinale per il nulla osta del presidente della Repubblica, per poi essere trasmesso alle Camere. Non è escluso che tutto l’iter possa concludersi proprio entro il weekend, ma a Montecitorio c’è chi non se lo aspetta prima di lunedì.