L’Italia ha guadagnato dall’ingresso nell’Ue dei Paesi dell’est Europa e ora non deve chiedere soldi a Bruxelles per gestire i flussi migratori diretti verso le sue coste. L’Ungheria, il Paese che ha costruito un muro al confine con la Serbia e indetto un referendum per dire “no” alla ripartizione dei migranti nell’Unione, attacca Matteo Renzi. “Se l’Ungheria o la Slovacchia ci fanno la morale sui migranti e non ci danno una mano”, l’Italia è “pronta” a mettere il veto sul bilancio comunitario, aveva detto il capo del governo italiano a Porta a Porta. La risposta è arrivata dal ministro degli Esteri di Budapest, Peter Szijjarto: “Fraintende completamente la situazione”.
“Le risorse europee – scrive l’agenzia Mti sintetizzando le parole del capo della diplomazia ungherese – spettano ai Paesi membri dell’Europa centrale (…) i quali rispettano le regole comuni mentre l’Italia non adempie i propri obblighi derivanti dall’appartenenza alla zona Schengen. Se l’Italia rispettasse meglio norme e regole comuni, la pressione dell’immigrazione sull’Unione europea sarebbe molto minore”. Non solo: i Paesi centroeuropei, prosegue Szijjarto, “con la loro adesione all’Unione europea, hanno aperto i propri mercati interni alle imprese dell’Europa occidentale, fra cui anche quelle italiane, che hanno realizzato così profitti notevoli“.
Roma affida la risposta alla Farnesina: “Con muri e referendum l’Ungheria ha sempre rivendicato di violare le regole europee sulle migrazioni. Ora almeno eviti di dare lezioni all’Italia”, scrive il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni su Twitter.
“Il ministro degli Esteri ungherese non capisce o finge di non capire la situazione quando attacca Renzi e l’Italia – aggiunge il sottosegretario Benedetto Della Vedova – quello che ha detto il nostro premier è molto semplice ma decisivo: l’Unione Europea si basa sulla solidarietà e la condivisione. Se a livello di Ue viene presa una decisione sul riparto dei rifugiati, questa decisione va attuata da tutti, nell’interesse di tutti esattamente come le decisioni sulla ripartizione delle risorse del bilancio europeo. Se si contestano le decisioni dell’Unione Europea sui migranti, con o senza referendum, ci si deve aspettare che qualcuno contesti le decisioni sul bilancio”.