Si tratta di un ergastolano per omicidio, un detenuto con un fine pena 2020 per estorsione e sfruttamento della prostituzione e un terzo con fine pena 2041 per tentato omicidio. L'allarme dei sindacati: "Le evasioni sono il segno che l’attuale amministrazione del sistema penitenziario non funziona. Manca il personale"
Hanno segato le sbarre di una finestra della cella, hanno raggiunto il muro di cinta e si sono calati usando lenzuola annodate e manici di scopa. Tre detenuti albanesi sono evasi dal carcere di Rebibbia a Roma tra le 6 e le 6.15 di questa mattina. A darne comunicazione è stato il sindacato di polizia penitenziaria Fns Cisl Lazio. I tre sono riusciti a scappare dall’area vicino alla garitta tre, sul lato Tiburtina, dove alcuni mesi fa erano già scappate due persone.
“
Gli inquirenti stanno controllando le immagini delle telecamere di videosorveglianza del carcere per acquisire elementi utili sull’abbigliamento dei fuggitivi e sulla dinamica della fuga. I tre detenuti di 35, 38 e 40 anni erano rinchiusi nella Sezione G9 di Rebibbia. Per non destare sospetti hanno messo delle sagome di cartone nei letti. Una volta riusciti a scappare “hanno scavalcato il muro di cinta, favoriti dal mancato funzionamento del sistema anti-scavalcamento e dal fatto che non ci sono le sentinelle della polizia penitenziaria sul muro di cinta. Un fatto grave, che preoccupa per lo spessore criminale dei tre evasi” ha aggiunto Capece.
“Le evasioni a Rebibbia sono il segno che l’attuale amministrazione del sistema penitenziario non funziona: i detenuti sono diminuiti ma eventi critici e reati in carcere sono aumentati. Gli agenti sono pochi, manca il personale” ha commentato Leo Beneduci, segretario dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria). Attualmente – continua il sindacalista – a Rebibbia ci sono 1.370 detenuti, una cifra comprensiva dei 39 arrivati da Camerino. Gli agenti sono 620 quando l’organico dovrebbe essere di 940, quindi c’è un sotto organico di oltre 300 persone.
A febbraio due detenuti erano riusciti ad evadere con la stessa dinamica. Nel merito è intervenuto anche il segretario nazionale della Fp Cgil Salvatore Chiaramonte: “Personale mancante, strutture fatiscenti, nessuno strumento di supporto alla vigilanza”, ha detto. “Ancora una volta a Rebibbia, dopo i fatti dello scorso febbraio, la combinazione di questi elementi determina una ennesima evasione e getta in una grave confusione il carcere romano. Dei 992 poliziotti penitenziari necessari, ne risultano presenti 930. Di questi, però, 180 agenti sono distaccati, per la gran parte, in uffici amministrativi, occupati in compiti che potrebbero essere assolti da altri lavoratori pubblici”.