È ancora in attesa di sapere se riuscirà o meno a ottenere la detenzione domiciliare per motivi di salute. Nel frattempo, però, Marcello Dell’Utri è riuscito a sostenere il primo esame universitario da detenuto. L’ex senatore di Forza Italia, condannato a sette anni di carcere per concorso esterno a Cosa nostra, nel 2015 – e quindi sei mesi dopo il suo arresto – si era infatti iscritto alla facoltà di Storia dell’Università di Bologna. In quel momento era ancora detenuto a Parma: poi, però, ha ottenuto il trasferimento nel carcere romano di Rebibbia, per motivi di salute. E a quasi due anni dall’iscrizione all’università, è riuscito a sostenere la prima materia.

Mercoledì scorso – cioè lo stesso giorno in cui tre albanesi sono riusciti a evadere da Rebibbia – l’ex braccio destro di Berlusconi ha superato l’esame in Storia Medievale, ottenendo quasi il massimo dei voti: trenta trentesimi, mancando di poco la lode. Poco male, però, perché la preparazione di Dell’Utri ha comunque sorpreso positivamente la commissione d’esame, arrivata direttamente da Bologna per interrogarlo.

Addirittura l’ex senatore ha stupito i docenti citando alcune particolari monografie latine adottate dal corso di laurea parecchi anni fa. D’altra parte Dell’Utri è un noto bibliofilo, talmente appassionato di libri antichi da essere finito sotto inchiesta per i volumi spariti alla biblioteca Girolamini: poche settimane fa la procura di Napoli ha chiesto per lui il processo per peculato in concorso con l’ex direttore Massimo De Caro, già condannato a sette anni perché ritenuto il principale responsabile della sottrazione.

Il fondatore di Forza Italia è anche imputato nel processo sulla Trattativa Stato–mafia, è indagato nell’inchiesta sulla P3 e ha una condanna a otto mesi per abusivismo edilizio, relativa alla costruzione della casetta sull’albero nella sua Villa di Torno, sul lago di Como. Le pendenze giudiziarie dell’ex presidente di Publitalia, insomma, abbondano. Ed è anche per questo motivo che negli ultimi tre mesi Dell’Utri si è sottoposto a trenta visite e consulenze mediche specialistiche: nei mesi scorsi infatti i suoi legali avevano depositato un’istanza al tribunale di sorveglianza di Roma per chiedere la detenzione domiciliare del loro assistito.

È a questo che servono quelle consulenze: per stabilire se le condizioni di salute di Dell’Utri siano o meno compatibili con la detenzione in carcere. Una decisione che sarà presa sulla base della relazione del dirigente medico di Rebibbia, ma anche sull’esito delle varie perizie ordinate dal tribunale, che lo scorso 27 settembre ha tenuto la prima udienza per analizzare il caso dell’ex senatore.

Intanto l’uomo che presentò il mafioso Vittorio Mangano a Berlusconi trascorre il suo tempo in una cella singola del reparto G14 del carcere romanp, e cioè il reparto infermeria, fiore all’occhiello del penitenziario. Ed è sempre a causa delle sue condizioni di salute, se ha ottenuto l’assegnazione di un piantone, e cioè un altro detenuto, un rumeno condannato per reati minori, che lo assiste 24 ore su 24: in pratica un “ragazzo spazzola” che gli pulisce e ordina la cella. D’altronde l’ex senatore ha altro da fare: se vuole laurearsi in Storia deve aumentare la media degli esami sostenuti.

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