Doveva essere un centro oncologico d’eccellenza, da creare in una Regione dove da sempre i pazienti sono costretti a migrare per ricevere cure adeguate. Solo che a dieci anni dall’ipotetico inizio dei lavori di quel polo ospedaliero specializzato nella cura dei tumori non c’è traccia. E si sono persi per strada pure i quasi 40 milioni – in gran parte di provenienza europea – investiti per la sua costruzione. Succede a Messina, in Sicilia, dove ogni anno la mobilità passiva (e cioè i pazienti che vanno a curarsi altrove) costa alle casse regionali fino a 160 milioni di euro. È per questo motivo che l’accordo di programma quadro sottoscritto tra la Regione Siciliana e i ministeri della Salute e dell’Economia il 23 dicembre del 2003 prevedeva la costruzione di un centro oncologico d’eccellenza all’interno dell’ospedale Papardo della città sullo Stretto. Costo dell’investimento? Un milione e mezzo l’avrebbe messo la Regione, 10 milioni lo Stato e 27 milioni arrivavano invece da risorse comunitarie. Totale: più di 39 milioni di euro, quasi completamente erogati. A certificarlo è il portale Opencoesione, il sito che monitora l’utilizzo dei fondi europei: il 97 percento dei pagamenti – e quindi 37 milioni e 200 mila euro – risulta infatti già completato al 30 aprile del 2016.
Peccato, però, che a Messina non abbiano visto nemmeno l’ombra del polo oncologico d’eccellenza che doveva iniziare ad essere costruito nel 2006. Il motivo? Il piano di riordino sanitario dell’ex assessore alla Salute Massimo Russo, che nel 2009 prevedeva l’accorpamento dell’ospedale Papardo – quello dove doveva sorgere il centro oncologico – con un’altra struttura sanitaria messinese, il Piemonte, accantonando di fatto il progetto del centro oncologico. “In questo modo le risorse dovevano essere dirottate alla ristrutturazione di alcuni locali dell’ospedale Papardo per accogliere i servizi e le unità operative del Piemonte: solo che nel frattempo quei soldi risultavano già spesi e contabilizzati per la costruzione del polo oncologico, come dimostra proprio il portale Opencoesione”, dice Pippo Pracanica, presidente siciliano di Cittadinanzattiva, che ha prodotto un dettagliato dossier sulla vicenda. A sollevare la questione della mancata realizzazione del polo oncologico, tra l’altro, era stato lo stesso direttore generale dell’ospedale Papardo, il dottor Michele Vullo. “Dopo l’insediamento abbiamo trovato dispositivi medici e arredi ammassati senza essere stati mai inventariati e utilizzati con evidente danno erariale. Sono stati spesi 38 milioni di euro e né il primo obiettivo, polo oncologico, né il secondo, accorpamento dei servizi e delle unità operative, è stato perseguito da tutti i soggetti, istituzionali e non, deputati a farlo”, scriveva il manager all’assessorato alla salute nel luglio del 2015.
“Siamo di fronte ad una vera e propria truffa nei confronti dei cittadini”, avvertiva sempre Vullo nella sua missiva, inviando segnalazioni alla procura peloritana e alla Corte dei conti. La vicenda nel frattempo finisce all’Assemblea regionale siciliana, con Valentina Zafarana del Movimento 5 Stelle che deposita un’interrogazione all’assessorato alla Salute. La richiesta principale della deputata grillina: “Accertare che i fondi finalizzati alla realizzazione del centro oncologico siano stati utilizzati esclusivamente per tali finalità”. Come rispondono dall’assessorato? Confermando che “con le nuove previsioni della rete ospedaliera regionale il finanziamento del polo oncologico non rivestiva più carattere d’attualità e si è ritenuto di concretizzare l’investimento nei lavori di ristrutturazione degli spazi esistenti del presidio”. Ma perché allora nel portale Opencoesione si continua a considerare quei 39 milioni di euro come fondi utilizzati per la costruzione di un polo oncologico che, come detto, non ha mai visto la luce? “La dizione dell’intervento- scrivono dall’assessorato – ancorché si realizzassero le opere descritte, è rimasta immutata per questioni inerenti semplificazioni sulla procedura”. Tradotto: per semplificare gli iter burocratici si è continuato a considerare quel somme di denaro– in gran parte provenienti da Bruxelles – come fondi utilizzati per il polo oncologico: e poco importa se ciò non corrisponda al vero. Una situazione confermata, tra l’altro, anche alla Commissione europea, che rispondendo a un’interrogazione di Michela Giuffrida, europarlamentare del Pd, scrive: “Stando alle informazioni trasmesse dall’autorità di gestione l’intervento previsto inizialmente concerneva in effetti la realizzazione di un polo oncologico d’eccellenza presso l’ospedale Papardo di Messina. In seguito alle nuove norme in materia di riorganizzazione del servizio sanitario regionale, le attività di oncologia sono state concentrate nel policlinico universitario ed è stata posta in atto una nuova struttura in cui confluiscono gli ospedali Papardo e Piemonte di Messina. Il finanziamento di 38,5 milioni di euro è stato quindi destinato alla ristrutturazione di spazi e di edifici della nuova struttura Papardo-Piemonte, pur mantenendo la denominazione iniziale (polo oncologico). La modifica in questione è stata oggetto di verifiche e di autorizzazioni da parte delle autorità competenti”. Come dire: il dirottamento quelle somme dalla creazione di un centro oncologico d’eccellenza alla ristrutturazione della struttura Papardo – Piemonte, seppur autorizzato da Bruxelles, corrisponde ad una precisa scelta politica dell’assessorato alla salute siciliano.
“Questa situazione sta provocando effetti quantomeno dannosi non solo sotto il profilo sanitario, ma anche economico – finanziario, dato che la mobilità sanitaria comporta un aggravio di costi a carico del paziente stesso e dell’erario regionale, su cui annualmente grava un costo di migrazione passiva stimato tra 150 e 160 milioni di euro”, dice il presidente di Cittadinanzattiva, che adesso chiama in causa il ministero. “Abbiamo inviato un dettagliato report sulla vicenda al ministro Beatrice Lorenzin: attendiamo una risposta a breve, vogliamo sapere che fine hanno fatto quei 39 milioni. In caso contrario siamo pronti a denunciare il ministero per omissioni in atti d’ufficio”.
Una situazione confermata, tra l’altro, anche alla commissione europa, che rispondendo a un’interrogazione di Michela Giuffrida, europarlamentare del Pd, scrive: “Stando alle informazioni trasmesse dall’autorità di gestione l’intervento previsto inizialmente concerneva in effetti la realizzazione di un polo oncologico d’eccellenza presso l’ospedale Papardo di Messina. In seguito alle nuove norme in materia di riorganizzazione del servizio sanitario regionale, le attività di oncologia sono state concentrate nel policlinico universitario ed è stata posta in atto una nuova struttura in cui confluiscono gli ospedali Papardo e Piemonte di Messina. Il finanziamento di 38,5 milioni di euro è stato quindi destinato alla ristrutturazione di spazi e di edifici della nuova struttura Papardo-Piemonte, pur mantenendo la denominazione iniziale (polo oncologico). La modifica in questione è stata oggetto di verifiche e di autorizzazioni da parte delle autorità competenti”. Come dire: il dirottamento quelle somme dalla creazione di un centro oncologico d’eccellenza alla ristrutturazione della struttura Papardo – Piemonte, seppur autorizzato da Bruxelles, corrisponde ad una precisa scelta politica dell’assessorato alla salute siciliano.