Il 30 e il 31 ottobre 2016 ad Aliano, in provincia di Matera, si svilupperà un programma di eventi che candiderà il paese a capitale italiana della Cultura 2018. Ad organizzarlo, lo scrittore e paesologo Franco Arminio.
Egli ha sottolineato, in una recente intervista, l’esigenza di un “conflitto con la cultura dominante che continua a considerare marginale la questione dei paesi e delle montagne”. Arminio propugna la causa difficile dell’Italia interna, quella che urla, dalle crepe nere del sisma, la fragilità del patrimonio edilizio dei nostri Appennini. “Ad Amatrice è impressionante la debolezza delle case, come se il paese fosse stato costruito senza nessun pensiero ai terremoti. La questione si poteva affrontare non facendo la Tav ma un grande progetto per mettere in sicurezza i luoghi fragili”.
Aliano è un luogo sacro e fragile, come tanti paesi della nostra “spina dorsale interna”, che resistono, nonostante decenni di abbandono demografico e non solo. Aliano, già Gagliano, nel Cristo si è fermato a Eboli, è sede da tempo del Festival La luna e i calanchi, su cui convergono centinaia di artisti, poeti, scrittori, giornalisti, politici e curiosi, come il sottoscritto.
Il paese è incastonato nel paesaggio surreale dei calanchi, formazioni argillose a solchi grinzosi come una pelle antica, che riveste il suolo con un elegante drappeggio. Ma è anche, a mio avviso, il punto di partenza di una narrazione assai articolata, che risale attraverso l’opera di Manlio Rossi-Doria, incontra la figura luminosa di Rocco Scotellaro e ritorna ancora a Carlo Levi. Ripercorriamola brevemente.
Fu Rossi-Doria a dimostrare il configurarsi di una area “dell’osso”, cioè le zone interne, e di un’area “della polpa”, quella delle coste, delle pianure e delle valli fertili o bonificate. Fu lui ad ospitare, nell’Osservatorio di politica agraria, il giovanissimo sindaco-poeta di Tricarico, Scotellaro, costretto a lasciare la propria carica, dopo 45 giorni di carcerazione cautelare che “ha soltanto un valore di intimidazione e di distruzione dell’immagine pubblica di un uomo politico”, come scrisse Nicola Tranfaglia.
Purtroppo, l’Italia del 1948, con il forte spostamento di voti verso il centro e la destra, non poteva tollerare un sindaco che rischiava di costituire una contraddizione palese all’equilibrio politico generale che ormai caratterizzava il Mezzogiorno intero. Rocco Scotellaro era infatti il sindaco-leader dei contadini: era considerato un sovversivo. Fu proprio Carlo Levi a portare lo scandalo di quella “persecuzione” sulla stampa nazionale. Poi riconosciuta dalla stessa Corte d’Appello di Potenza. Era un poeta, Scotellaro, lottava per coloro che “battuti dalla legge dei forti, avessero avuto almeno una religione dei deboli”.
Di poesia ha bisogno l’Italia fragile che Aliano può rappresentare, come capitale. Di quella poesia che, nelle parole di Arminio, è “come un mucchietto di neve in un mondo col sale in mano”.
Ringrazio Valeria De Matteis per le fotografie di Aliano a dintorni