I Cure sono in Italia! Robert Smith e soci hanno suonato sabato 29 ottobre a Bologna mentre ieri sera erano di scena a Roma, dove sono andati avanti per tre ore. Chiuderanno il tour italiano con due date a Milano, martedì 1 novembre e mercoledì 2. Gli eventi sono organizzati da Barleyarts Promotion.

Ragionare su un concerto dei Cure nel 2016, potrebbe risultare vagamente anacronistico; eppure, considerando i sold out fin qui ottenuti con il tour mondiale in corso, vien da pensare che quando Manuel Agnelli cantava “non si esce vivi dagli anni 80” aveva proprio ragione! Quindi diffidate dai soliti darkettoni pronti a mostrare orgogliosi «la propria memoria», i Cure suonano oggi come allora e considerando le scalette proposte a Bologna e Roma, non c’è da dubitare! Parliamo di playlist da lacrime interamente concentrate sui lavori migliori della band inglese, apparsa sui palco in grande forma.

Ricapitolando, Robert Smith dopo aver tentato (invano) di produrre dischi all’altezza del proprio aureo passato, pare, dunque, concentrato sulle esibizioni live orientate all’interno di una produzione discografica che non lascia scampo. A parere di chi scrive, è questa una cosa saggia che dovrebbe essere presa ad esempio da altri gruppi anni 80 ancora in orbita. Della serie: “Se proprio non riuscite a fare come Michael Stipe con i suoi Rem, provate a mostrare il meglio di voi senza aver la presunzione di pensare che ciò debba essere ancora concepito”, i gioielli – se tali – risplendono per sempre.

Anche perché diciamolo chiaro, ciò che ci si aspetta da formazioni così longeve, non sono certamente le produzioni tardive, quelle sono appannaggio di giovani neofiti ai quali si chiede costantemente di compiere uno sforzo, non soltanto nel cotonarsi i capelli ma soprattutto per studiare sistematicamente e filologicamente certa musica.

Ma che tipo di fauna attrae, al giorno d’oggi, un live di Robert Smith? Immaginare un folto pubblico di ultra quarantenni non è un azzardo, sebbene anche le nuove generazioni, soprattutto quelle connesse alla nicchia musicale, siano estremamente partecipative e non esclusivamente costituite da “poser scellerati”; in ambito esistono giovani appassionati e sinceri, in grado di declamare senza affanno alcuno la solennità di certi versi.

Il rovescio della medaglia è certamente costituito dalla figura del darkettone vecchio stampo; viaggia intorno ai cinquanta e siccome gli anni 80 li ha vissuti da protagonista, ritiene di poter declamare gli stessi versi come nessun altro. Ha forse ragione? Di certo sappiamo che l’allure che lo circonda è indiscutibilmente parte di un tradizionale folklore dal quale non è possibile sottrarsi, come fosse un meraviglioso gioco delle parti. Anche in tal caso, esiste in contrapposizione, un esercito di appassionati che lascia ben sperare sulle sorti di un genere musicale il cui denominatore comune – capace di mettere tutti d’accordo – resta inequivocabilmente la passione.

Il solito dj qualunque, in rigoroso total black, tornerà per l’ennesima volta a vedere i Cure dal vivo mercoledì a Milano, declamando a sproposito la propria memoria insieme agli amici di sempre, come fosse un meraviglioso gioco delle parti.

9 canzoni 9… dei Cure

Lato A

A Forest

A Strange Day

Shake Dog Shake

Charlotte Sometimes

 

Lato B

M

One Hundred Years

Fascination Street

Killing an Arab

Primary

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Max Gazzè, il tour mondiale finisce in festa a Milano. Lui è un cavallo di razza, ma non te lo fa pesare

next
Articolo Successivo

Il Premio Bianca D’Aponte 2016 per le cantautrici (che le canzoni le fanno davvero)

next