Secondo l’accusa, formulata dal pm di Milano Ascione due ex direttori generali dell’azienda milanese dei trasporti non avrebbero fatto nulla per salvaguardare i dipendenti dell'azienda dei trasporti milanesi da "importanti rilasci di fibre" di amianto, sostanza presente "in maniera massiccia" lungo le gallerie della metropolitana e negli altri depositi
Non avrebbero fatto nulla per salvaguardare i dipendenti Atm da “importanti rilasci di fibre” di amianto, sostanza presente “in maniera massiccia” lungo le gallerie della metropolitana e negli altri depositi dell’Atm. Il gup di Milano Ilaria De Magistris ha rinviato a giudizio due ex manager dell’azienda dei trasporti milanesi, in relazione alla morte per tumore di sei dipendenti e ai casi di altri due lavoratori che si sono ammalati per la presenza di fibre e polveri di amianto nei tunnel della metropolitana milanese e nei depositi destinati al ricovero notturno dei mezzi di superficie. Il giudice, accogliendo la richiesta del pm Maurizio Ascione, titolare dell’inchiesta, ha mandato a processo davanti all’undicesima sezione penale di Milano (prima udienza fissata per il 13 gennaio) Elio Gambini e Roberto Massetti, il primo dg di Atm dal 1988 al 1995, il secondo dal 1995 al 2001, per omicidio colposo e lesioni colpose.
Secondo l’accusa, formulata dal pm Ascione – titolare di una serie di altri procedimenti, alcuni già arrivati anche a sentenza, su ex manager di grandi aziende per morti da amianto – i tunnel della metropolitana sarebbero stati, infatti, sprovvisti di “adeguato impianto di aspirazione” e di “filtri nelle camere di ventilazione” contro le stesse fibre che sarebbero rimaste nell’aria a causa dell’intenso traffico di treni nelle gallerie. In più, si legge nel capo di imputazione, gli ex manager non si sarebbero curati della “manutenzione dei tetti in eterenit” degli hangar dove la notte venivano ricoverati i mezzi, né avrebbero disposto “la pulizia in sede degli abiti da lavoro”. Gli imputati, sempre secondo l’accusa, si sarebbero così resi responsabili di sei casi di morte per mesotelioma pleurico (un autista di bus, un elettricista, un addetto al segnalamento ferroviario della metropolitana, un meccanico incaricato della riparazione di autobus, un tecnico elettricista e un falegname) e due di lesioni. Le morti sono avvenute tra il 2009 e il 2015. L’Azienda dei trasporti milanesi nel procedimento è stata anche citata come responsabile civile per gli eventuali danni e i familiari delle persone decedute e i lavoratori ammalati si sono costituiti parti civili, così come, tra gli altri, anche Anmil, l’Associazione nazionale lavoratori mutilati e invalidi del lavoro