Allarme dell'associazione dei coltivatori sul pericolo che si interrompano le lavorazioni di alcuni prodotti pregiati come il Vitellone Bianco Igp, il pecorino dei Sibillini, le lenticchie di Castelluccio di Norcia. Intanto dai territori colpiti si punta a realizzare un prodotto tipico da vendere sul mercato mondiale con un marchio che richiama le zone del sisma
Il terremoto mette a dura prova allevatori e agricoltori nelle zone colpite e mentre Coldiretti lancia l’allarme sui rischi che si interrompano le lavorazioni di alcuni prodotti pregiati come il Vitellone Bianco Igp, il pecorino dei Sibillini, le lenticchie di Castelluccio di Norcia, imprenditori, commercianti e agricoltori si sono riuniti in un consorzio e puntano a realizzare un prodotto alimentare innovativo tipico della zona, da proporre sul mercato mondiale con il marchio ‘I Love Norcia’.
NORCIA REAGISCE – L’obiettivo è quello di non abbandonare la propria terra. “Stiamo pensando a qualcosa che ci permetta di poter continuare a vivere qui” ha spiegato Vincenzo Bianconi, presidente provinciale di Federalberghi e titolare di una struttura ricettiva nella zona. Le prime risposte ci sono già. “Ci sono arrivate e ci stanno arrivando – ha spiegato Bianconi – offerte di aiuto da tutto il mondo. Vedremo ora come riuscire a mettere tutto a sistema nel miglior modo possibile”. Tra le idee, c’è anche quella di realizzare a Norcia una scuola di alta qualità dedicata al turismo. “Per formare – spiega ancora Bianconi – con i migliori chef il personale delle nostre strutture”.
L’APPELLO DI COLDIRETTI – Nel frattempo, però, nelle aree colpite di Marche e Umbria sono diverse le emergenza a cui fare fronte. Coldiretti ha lanciato un appello per l’invio immediato di roulotte e camper nelle Marche per consentire agli allevatori terremotati di non abbandonare le aziende e continuare ad accudire i propri animali. Secondo un’analisi dell’organizzazione agricola, basata su dati Istat, nell’area dei nove comuni più colpiti dal sisma (Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Muccia, Pieve Torina, San Ginesio, Camerino, Caldarola, Pievebovigliana) ci sono oltre 900 aziende agricole, attive soprattutto nell’allevamento di mucche e pecore al pascolo. Dal monitoraggio di Coldiretti emerge che il terremoto ha causato il crollo di altre strutture, ma ha anche peggiorato la situazione di quelle già lesionate in seguito al sisma del 24 agosto scorso, tanto da rendere molte abitazioni vicino alle stalle inagibili: “Si contano crolli, con stalle, fienili e laboratori inagibili e danni a caseifici, strutture aziendali e agriturismi”.
I PRODOTTI A RISCHIO – Le continue scosse, poi, oltre ad alimentare paura nei residenti delle zone interessate e negli allevatori, stressano anche gli animali costretti a vivere all’aperto con le mucche che hanno ridotto di almeno il 30% la produzione di latte. “Il territorio tra Marche e Umbria colpito dal terremoto – sottolinea la Coldiretti – vanta molte eccellenze agroalimentari, dall’allevamento del Vitellone Bianco Igp al pecorino dei Sibillini, dalle lenticchie di Castelluccio alla patata rossa di Colfiorito fino al salame di Fabriano”. Il rischio è che le lavorazioni di questi prodotti pregiati ora si interrompano con la necessità di annullare gli ordini ricevuti.
IL PARADOSSO – Ancora prima dell’ultimo sisma, Confagricoltura nei giorni scorsi aveva segnalato una situazione paradossale, “con alcune aziende agricole terremotate che non denunciano i danni subiti per non vedersi bloccare l’attività aziendale che non si può fermare”. “Con gli animali da allevare e mungere – ha sottolineato Confagricoltura – e con le operazioni colturali in atto, non si possono avere battute d’arresto”.