Un lungo e irto cammino cominciato quarantun anni fa dalla casetta al 930 della California Drive, un sodalizio di alti e bassi e di complicità familiari tenute in piedi dall’ambizione e dalla caparbietà. Dovesse infatti vincere le elezioni, sarebbe una sorta di terzo mandato, dopo i due del marito (1993-2001). I Clintonians. Il sogno proibito dei presidenti Usa ai quali, dal 1951, l’anno in cui fu approvato, il 22esimo Emendamento della Costituzione vieta di poter servire come presidente per più di due mandati. Ci riuscì la famiglia Bush: prima con papà George (1989-1993), poi con il figlio George (2001-2009): una minidinastia. Hillary resterebbe invece nell’albo d’oro della Casa Bianca con il primato storico, ben più significativo, di essere la prima donna a diventare capo degli Stati Uniti, dopo 227 anni e 44 presidenti maschi, mentre suo marito Bill sarebbe il primo ex-presidente a ritornare nella White House. Nell’inedita parte di un First Lady declinato al maschile. Cioè First Gentleman. Lui, che conserva quell’aria naif da giovanotto che resiste tenacemente all’incalzare del tempo, ci ha scherzato sopra, “se Hillary sarà presidente, allora mi chiamerete First Man o First Dude…”.
Come esistere e rivendicare il proprio posto, quando tutto congiura per relegarti in secondo piano?
ps.: Per capire Hillary Clinton oggi è fondamentale rintracciare qualche frammento biografico della Hillary di quasi quarant’anni fa, utile a definirne l’evoluzione politica. Cliccate su Google Watch This Rare, Long Forgotten Interview With Young Hillary Clinton. Vi apparirà un documento video sul sito BuzzFeed. Riguarda una rara e lunga intervista del febbraio 1979, realizzata da una emittente locale dell’Arkansas, un mese dopo che Bill ne era diventato il governatore. Il giornalista Jack Hill inscena una sorta di processo. L’imputata è lei, la trentunenne L’immagine superficiale di quegli anni vede una giovane ma già pugnace Hillary all’ombra delle campagne elettorali del brillante marito, fin da quei tempi tombeur de femmes. Dice Hill: “Lei non è nata qui. Lei ha studiato nelle scuole liberali della East Coast. Ha meno di quarant’anni. Non ha figli. Non porta il nome di suo marito. Fa l’avvocato…E’ preoccupata che qualcuno possa pensare che lei non corrisponda all’immagine che noi abbiamo della sposa del governatore dell’Arkansas?”. Hillary: “No, perché penso che ciascuno debba essere valutato e giudicato in funzione dei suoi meriti”.
L’intervista è molto lunga, la più lunga e la più vecchia che si conosca. Quattro anni dopo il matrimonio, Hillary ha già analizzato la trappola che la perseguiterà negli anni a venire: il problema dell’identità politica autonoma da quella di Bill. Come esistere e rivendicare il proprio posto, quando tutto congiura per relegarti in secondo piano?