A poche ore dalla scomparsa il ricordo dell'ex parlamentare Dc diventa il pretesto per parlare del voto del 4 dicembre. Da una parte un consigliere regionale veneto del M5s, dall'altra la coordinatrice del comitato toscano di "Donne per il Sì" (che sbaglia pure foto e mette la Iotti...)
Cos’avrà pensato Tina Anselmi, staffetta partigiana e primo ministro donna, morta oggi a 89 anni, del referendum costituzionale? Nessuno lo sa perché nessuno può saperlo. Rosy Bindi, all’Huffington Post che glielo chiede, dice che quando un grande se ne va le viene sempre la domanda: “Ma loro non rispondono. La risposta la dobbiamo dare noi, loro non si sostituiscono alle nostre responsabilità”. C’è chi invece qualche certezza ce l’ha, ovviamente l’una opposta all’altra. Così da una parte un consigliere regionale dei Cinquestelle in Veneto, Jacopo Berti, sostiene che per impedire “il piano antidemocratico della P2”, bisogna “seguire l’esempio” della Anselmi “votando No al referendum”. Dall’altra Antonella Gramigna, coordinatrice del comitato toscano di “Donne per il Sì”, che scrive sempre su facebook: “Continueremo anche per te, oggi più che mai #BastaunSì per la parità di genere in Costituzione”. Peraltro in un primo momento ha pubblicato la foto di Nilde Iotti anziché di Tina Anselmi, cambiandola qualche minuto dopo.
Il consigliere veneto del M5s Berti – che fu anche candidato alla presidenza alle ultime Regionali – in un post ha ricordato la “dura battaglia contro la loggia massonica P2” di Tina Anselmi. “Oggi – continua – 35 anni dopo, il piano antidemocratico della P2 che lei ha tentato di smantellare sta per essere portato avanti da Matteo Renzi, attraverso la sua riforma della Costituzione. Faremo di tutto per impedirlo, seguendo il suo esempio e votando No al referendum!”.
A Berti risponde la capogruppo del Pd in consiglio regionale, Alessandra Moretti: “Domando ai vertici del Movimento, a Beppe Grillo e al vice presidente della Camera Luigi Di Maio – scrive l’ex eurodeputata – se intendano prendere le distanze da questo ennesimo atto di sciacallaggio” (la Moretti lega questo messaggio alle uscite sul terremoto dei parlamentari Andrea Cioffi e Enza Blundo).
Il testo invece è rimasto (quasi) uguale: “Ciao Tina, sei stata un grande esempio per tutte noi. “Capii allora che per cambiare il mondo bisognava esserci” ha scritto. Continueremo anche per te, oggi più che mai #BastaunSÌ per la parità di genere, in Costituzione. Che la terra ti sia lieve”. Con tanto di hashtag. Un testo che la Gramigna poi rivendica, spiegando di non aver “strumentalizzato alcuna morte”, di essersi limitata a rammentare che la Anselmi ha contribuito al rafforzamento del ruolo delle donne in politica e infine scusandosi “con chi si è sentito offeso” in un lungo post. Dove per altre tre volte ha scritto Sì tutto maiuscolo e ha polemizzato con quelli del No.