Il ministro fa appello alle minoranze e in particolare a Berlusconi ricordando la difficoltà di tenere insieme la consultazione e gli impegni del post-sisma. Ma tutti i partiti rifiutano qualsiasi slittamento del voto e il premier mette il timbro finale: "L'argomento non è in discussione"
Se l’opposizione chiedesse un rinvio, “sarebbe un gesto da prendere in altissima considerazione”. Angelino Alfano ci prova, ma per il momento uno spostamento del referendum costituzionale – a parole – sembra piacere solo a lui. La Lega Nord dice no, un pezzo di Forza Italia dice no, il M5s dice no, Sinistra Italiana dice no. Ma soprattutto dice no il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Prima Palazzo Chigi “smentisce categoricamente” qualsiasi ipotesi di slittamento. Poi il capo del governo parla direttamente a Radio 24, a Effetto Giorno: “L’ipotesi dello spostamento non esiste, punto. E del resto Alfano mi sembra che l’abbia messa” in tono “dubitativo”. “Non perdiamo tempo in queste vicende” chiude il presidente. Quello sul rinvio della data del referendum “è un dibattito surreale: pur di non parlare del referendum una volta la settimana c’è un argomento a piacere su cui si discute. Di rinvio ha parlato non soltanto il ministro. E’ legittimo che Alfano abbia dato una disponibilità alle opposizioni. Ma abbiamo detto che l’argomento non è in discussione, si vota il 4 dicembre, evitiamo di incrociare referendum e terremoto: non hanno niente a che vedere”. Il punto è che a incrociare voto e sisma è stato proprio il ministro dell’Interno.
L’uscita di Alfano a Rtl – “espressa come leader di Area Popolare” ha precisato lui – segnala che il ragionamento nei palazzi della politica si è fatto e forse ancora si fa. A tal punto che, come ha ricostruito il Fatto Quotidiano, è in corso perfino una trattativa tra gli sherpa di Renzi e la corrente Mediaset interna a Forza Italia. Infatti è a Silvio Berlusconi che si rivolge Alfano: “Ritengo che la cultura di Governo e la posizione politica di un movimento come Forza Italia che sta nel Partito Popolare Europeo e che è guidato da qualcuno che ha dovuto subire anche dei terremoti durante la propria gestione del Paese, mi riferisco a Berlusconi e L’Aquila, conosce bene quanto diventi prioritario rispetto a tutto, quanto diventi indispensabile recarsi sui luoghi del sisma, e quanto anche dal punto di vista dello spirito pubblico diventi difficile una campagna elettorale che separa un Paese che invece ha bisogno di essere unito”. Ma, in attesa di una reazione dell’ex Cavaliere, a rispondere è l’ala più intransigente di Forza Italia, attraverso la voce di Renato Brunetta e Giovanni Toti. Il rinvio “sarebbe una follia”, dice il capogruppo alla Camera, sarebbe “nocivo”, aggiunge il presidente della Liguria. Ma il rifiuto di qualsiasi rinvio è arrivato anche dai più “moderati” Paolo Romani e Alessandro Cattaneo così come il possibile leader futuro del centrodestra, Stefano Parisi.
Alfano, nell’intervista a Rtl, precisa che non sarà il governo a proporre un eventuale rinvio. A meno che non arrivino notizie dal tribunale di Milano e eventualmente dalla Corte Costituzionale. Ma il ministro si lancia in un lunghissimo ragionamento, nell’intervista radio, nel quale incrocia in continuazione la consultazione referendaria e il sisma del Centro Italia. “Sul piano giurisdizionale – risponde Alfano – ossia del ricorso di Onida in tribunale, non compete a me, saranno i giudici a valutare se tecnicamente vi è la ragione per il cosiddetto spacchettamento, ma non voglio entrare nel tecnico, è solo per dire che quell’aspetto non mi riguarda perché è un tema del quale ci occuperemo solo dopo l’eventuale pronunciamento dei magistrati. Per quanto riguarda l’aspetto politico, siccome noi non abbiamo chiesto nessun rinvio della data elettorale, è chiaro che sul piano della polemica pubblica, anche della campagna elettorale, è una fatica parlare di referendum, non è facile parlare delle ragioni del Sì e del No mentre ci sono migliaia di sfollati”.
Alfano aggiunge che il referendum arriva “in un momento drammatico in cui l’emergenza vera è restituire serenità a decine di migliaia di italiani, non è più la priorità il referendum, ma questo credo sia nel cuore degli italiani, non nel cuore o nella testa del governo”. Dopo un nuovo appello a Berlusconi, Alfano conclude che “il governo non farà nessun passo in avanti dal punto di vista della richiesta di rinviare il referendum, però è del tutto di buon senso e rispondente, credo, all’animo profondo degli italiani che in questo momento una campagna elettorale anche molto dura e severa, sul referendum, è fuori dalle corde e dalla logica, in un momento in cui siamo tutti impegnati nel dare una risposta abitativa a coloro i quali hanno perso la casa”.
Nel governo e nella maggioranza, tuttavia, prima del timbro finale di Renzi, le parole di Alfano erano lasciate cadere: “Dobbiamo valutare come e in quale modo affrontare il momento del referendum che non vuol dire per forza di cose rinviarlo – dice il ministro della Giustizia Andrea Orlando – ma dobbiamo celebrarlo nel modo più consono a questa fase, con l’unità”. “Non abbiamo mai fatto una richiesta di rinvio – aggiunge il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato al Giornale Radio Rai – E’ chiaro che c’è una forte preoccupazione per il terremoto, per i disagi e per il dramma che ne consegue. Ma mi sembra che il cammino del referendum debba andare avanti e chiudere questa partita per dare certezze all’Italia e alle sue istituzioni”. A sostenere Alfano, insomma, rimangono in pochi: il suo partito e qualche pattuglia parlamentare centrista. Per il momento un po’ pochino.