Nuovo capitolo nel braccio di ferro tra Hillary Clinton e l’Fbi. L’agenzia federale ha infatti pubblicato a una settimana dal voto le carte di una vecchia indagine da tempo archiviata: quella sulla grazia concessa nel 2001 dall’allora presidente Bill Clinton a Marc Rich, un amico finanziere scappato in Svizzera per sfuggire alle accuse di evasione fiscale. La polemica riguarda ancora una volta la tempistica con cui il Bureau ha deciso di muoversi, dopo che pochi giorni fa il direttore James Comey aveva già annunciato la riapertura dell’inchiesta sulle email di Hillary Clinton.

Le 129 pagine relative all’indagine risalgono a 17 anni fa e sono apparse sulla pagina web dell’Fbi, in cui vengono resi pubblici i documenti desecretati in base al Freedom of Information Act, secondo il quale cittadini e organizzazioni americane possono richiedere la divulgazione di documenti governativi di interesse pubblico. La controversa vicenda è quella di Marc Rich – morto nel 2013 – che fu incriminato nel 1983 dopo essere stato accusato di legami con il crimine organizzato e di aver evaso oltre 48 milioni di dollari di tasse, così come di aver comprato illegalmente petrolio dall’Iran durante la crisi degli ostaggi del 1979. Il finanziere amico di Bill Clinton fuggì in Svizzera, per non essere processato. L’allora presidente gli diede la grazia alla fine del suo ultimo mandato, nel 2001. Dai documenti emerge un legame tra la fondazione della famiglia Clinton e una cospicua donazione da parte di una persona non identificata a favore della Clinton Presidential Library. Ma si ricorda come, secondo la stampa americana di allora, la moglie di Rich, Denise, aveva versato più di un milione di dollari al Partito democratico fra il 1993 e il 2000 e circa 400mila dollari alla biblioteca presidenziale di Bill Clinton in Arkansas. Ad indagare sulla vicenda a partire dal 2003 fu proprio James Comey, attuale numero uno dell’Fbi ed allora procuratore generale. L’inchiesta si concluse con un nulla di fatto e il caso fu chiuso nel 2005.

Pronta la reazione sul versante Hillary Clinton. “Non essendoci una scadenza per la pubblicazione di queste informazioni, questa vicenda è strana, singolare”, attacca la campagna della candidata democratica: “L’Fbi posterà anche qualcosa su Trump?“.  Il New York Times, citando fonti investigative, spiega come l’agenzia federale avrebbe infranto una prassi seguita la scorsa estate, quando il dipartimento di giustizia e lo stesso Fbi concordarono di non rivelare altre due inchieste, una sulla fondazione Clinton e un’altra sull’allora presidente della campagna di Donald Trump, per non interferire nelle elezioni. Intanto Barack Obama, che scelse in prima persona il direttore James Comey, nonostante il sostegno alla Clinton preferisce tacere. Torna invece all’attacco il candidato repubblicano, parlando di una possibile “crisi costituzionale”.

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