Sì al patteggiamento per la bancarotta della Chil Post. Mariano Massone ha pagato ventimila euro ai creditori e ha ottenuto dal pm genovese Marco Airoldi il via libera per il rito alternativo. La pena concordata tra accusa e difesa è due anni e due mesi. Ora toccherà ai giudici decidere nell’udienza del 24 novembre prossimo, ma l’assegno improvvisamente staccato dall’imputato potrebbe chiudere la vicenda. Altri, questo ha detto la difesa, dovrebbero seguirne. La disponibilità dovrebbe esserci. Potrebbe chiudersi così la vicenda giudiziaria di Massone e di Antonello Gabelli (che patteggerebbe un anno e otto mesi). Ma non è la storia di questi due piccoli imprenditori piemontesi ad aver attirato negli ultimi anni l’interesse delle cronache.
Il punto sono gli affari che hanno avuto con Tiziano Renzi. Il padre del premier ha ceduto a Massone la Chil Post, società di distribuzione di pubblicità e giornali con sede a Genova. Per questo Tiziano Renzi era stato indagato per bancarotta fraudolenta. L’inchiesta ha ricostruito la vicenda della vendita della società di distribuzione di pubblicità e di giornali (con sede a Genova) che era stata proprietà della famiglia del premier. Una volta venduta, dopo breve tempo, la Chil Post aveva chiuso i battenti. Gli inquirenti hanno cercato di stabilire tra l’altro se, in occasione della cessione, la società non fosse stata spogliata delle attività più redditizie.
Tiziano Renzi ha ottenuto l’archiviazione nel luglio scorso. Secondo il pm e il gip Roberta Bossi non è responsabile della bancarotta fraudolenta della società Chil Post. Caso chiuso. Nelle mani degli investigatori genovesi è finito, però, un articolo pubblicato proprio ieri dal quotidiano La Verità diretto da Maurizio Belpietro. Si riferisce di contatti, messaggi, mail che sarebbero intercorsi negli ultimi mesi tra Massone e Tiziano Renzi. Il giovane imprenditore, in attesa del patteggiamento, si dimostra a tratti risentito nei confronti del padre del premier. Lancia messaggi non molto chiari. Renzi senior è uscito indenne dalla vicenda perché ritenuto estraneo alla gestione della Chil che ha portato alla bancarotta nel 2013. Insomma, i debiti che hanno schiantato la società non sarebbero a lui imputabili. Non ci sono prove che Renzi abbia avuto un ruolo dopo il 2010 – anno della cessione – nella gestione della società venduta a Massone e compagnia. Ma, secondo La Verità, “Massone sostiene che esisterebbe una mail dell’autunno del 2011. Con essa Tiziano avrebbe organizzato il trasferimento di un contratto da 500mila euro l’ anno assegnato a Chil post dalla Tnt: quello per la consegna della posta non indirizzata. In base al piano deciso a Rignano sull’Arno, Mariano avrebbe dovuto girare l’appalto a un’altra società. In cambio Massone avrebbe dovuto ricevere una buonuscita da 220mila euro e le provvigioni per la moglie. Ma quei soldi, secondo Mariano, non vennero mai versati, contribuendo a mandare a picco la già traballante Chil post”.
Non solo: l’articolo parla di incontri tra Renzi senior e Massone proseguiti nel tempo (di quello avvenuto l’8 marzo scorso vengono pubblicate le foto). Della commercializzazione di un software inventato dall’imprenditore piemontese per il quale papà Renzi “avrebbe promesso di trovargli il contatto giusto per venderlo a una grande azienda italiana o a una multinazionale”. Poi ci sarebbe un sms che Massone avrebbe mandato a Tiziano Renzi il 31 maggio scorso: “Tra dieci giorni è il 31 maggio… e io patteggio. Di conseguenza dormo poco, penso molto e mi sento un coglione”. Al messaggio, nei mesi successivi, sarebbe seguita una mail. Sarebbero stati gli stessi avvocati di Massone ad avvertirlo che quei messaggi potevano suonare quasi come un tentativo di fare pressione su Renzi senior alla vigilia delle udienze per il patteggiamento. Ma l’interessato, scrive La Verità, avrebbe mandato al padre del premier un ulteriore sms per tranquillizzarlo: “Pur essendo stanco non sono smemorato. Io non ti ho mai minacciato e mai lo farò”. Il Fatto oggi ha sentito Massone e gli ha chiesto un commento sulle frasi a lui attribuite. Massone ha preferito non rispondere: “Non ho niente da dire”.